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La Cittadella di Canne dalla preistoria al medioevo
 

Nino Vinella come David Copperfield

No, Vinella non è presidente del Comitato pro Canne della Battaglia, se con questa locuzione si intende lo storico Comitato fondato nel 1953. Tutt’al più lo è del Comitato “italiano” Canne della Battaglia, un’altra cosa, una sua personale invenzione. Come David Copperfield, ha inventato dal niente una grande struttura associazionistica, dietro la quale c’è il vuoto… Mentre noi, in tutti questi anni, abbiamo generosamente fatto finta di crederci…

Per anni abbiamo generosamente fatto finta di crederci, e a questa nostra tollerante prudenza - scambiata forse per arrendevole debolezza - Vinella ha risposto con attacchi scomposti e intollerabili insulti ispirati da un incomprensibile livore. Che fossero indirizzati contro la mia persona potevo anche sopportarlo e tacere, ma adesso ha cominciato ad attaccare con violenza anche il giornale e la casa editrice con l’intenzione di minarne la credibilità. E allora - sia pure con rammarico - ciè parso doveroso intervenire cercando di arginare la sua cattiveria distruttiva.

Sapete, vero chi è David Copperfield, il più grande illusionista dei nostri tempi, capace di farci ammirare la cattedrale di Trani in mezzo al mare, un transatlantico nel deserto del Gobi, il Colosseo su Piazza Roma… Beh, così ha fatto Vinella con la sua associazione in tutti questi anni. Provate a cliccare il suo sito: www.comitatoprocanne.com due pagine fitte fitte della sua struttura organizzativa. Alla voce “organismi statutari” troverete Consiglio di Amministrazione, Collegio dei revisori, Soci d’onore, Soci ordinari e così via. Ma abbiamo interpellato alcuni di questi nomi, a cominciare dal vicepresidente Ruggiero Capozza che non ne sapeva nulla (ricorda vagamente di essere stato nominato 20 anni fa). Vi risparmio le reticenti puntualizzazioni degli altri… E l’attuale Collegio dei revisori? Persone per bene, qualificati professionisti i quali si sono dimessi anni fa perché non c’era nulla da revisionare e hanno dichiarato la loro sorpresa nel sentirsi ancora citati in questo organismo obsoleto. L’elenco dei soci d’onore inizia col prof. Luciano Canfora; gli abbiamo telefonato e si è mostrato terribilmente contrariato da questa persistente sgradita citazione. Dobbiamo riferire degli altri? Lasciamo correre. I primi quattro sono soci ordinari alla memoria: Carlo Ettore Borgia presidente onorario, Enrico Braccioforte, don Luigi Filannino, Peppino Romanelli. Di questo luttuoso elenco Vinella gradirebbe che ne facessimo parte io e Pasquale Pedico, ma non abbiamo fretta. Dei vivi ne abbiamo compulsati tre su nove: sono scesi dalle nuvole e allora ci siamo fermati. Dobbiamo continuare? non ne vale la pena, tutto era largamente scontato.
Caro Vinella, perché prendertela con me che in tutti questi anni ho sempre taciuto sulle tue imprese, e non prendertela invece col professor Giovanni Brizzi - per esempio - che non vuole neanche sentirti nominare o con Raffaele Iorio, come si evince dai numerosi articoli che ti ha dedicato sulla Gazzetta del Mezzogiorno, o con Pasquale Pedico che ti ha preso le misure quando era presidente del Collegio dei Revisori dei Conti alla Storia Patria, oppure con Marisa Corrente, la direttrice dell’Antiquarium di Canne con la quale i tuoi rapporti sono sempre stati burrascosi…

* * *

Presidente del Comitato di Canne? No, se si intende il Comitato storico al quale Vinella fa sempre riferimento sul solco delle precedenti presidenze (gen. Domenico Ludovico aprile 1954, prof. Antonio Paolillo
luglio 1969, Carlo Ettore Borgia settembre 1988, Pietro Cianci luglio 1994). Semmai Comitato “italiano”, una fantasiosa invenzione di cui Vinella s’è autoproclamato, con sede dell’associazione a casa sua a via Rizzitelli, 62! L’equivoco della sua presidenza? Sarebbe nata da una costola di Carlo Ettore Borgia, ma - ahimé - l’ultimo presidente non è stato Borgia ma Pietro Cianci. Procediamo con ordine e ricostruiamo i fatti.
A metà giugno del 1997 si celebrò a Barletta un Convegno su Annibale organizzato dalla locale sezione della Società di Storia Patria, in realtà dal solo Nino Vinella che della Sezione era il segretario tuttofare.
Il Convegno, al quale erano stati invitati grandi storici europei ed arabi, fu un disastro e Giovanni Brizzi, famoso accademico e il più grande studioso di Annibale, lo denunciò clamorosamente con una lettera aperta
al direttore del “Fieramosca” - cioè al sottoscritto - che per carità cristiana non la pubblicò, ma nella quale il cattedratico esternava una violenta denuncia contro il dilettantismo dell’organizzatore.
Fra l’altro Brizzi giurava che - dopo quella figuraccia - non avrebbe mai più messo piede a Barletta, che non si sarebbe più occupato di Canne della Battaglia, finché a rappresentarla fosse stato il rag. Vinella, anzi il signor N. V., perché in quella lunghissima e circostanziatissima lettera deliberatamente non indicò mai per intero il suo nome per esteso.
Vinella, approfittando dell’assenza della presidente Mimma Coliac (dimessasi per gravi ragioni familiari) tentò di impadronirsi della sezione: infatti cominciò a inoltrare lettere con tanto di timbri e firme dove si presentava come il nuovo presidente della Sezione di Storia Patria, una clamorosa usurpazione. La Società, da Bari, reagì violentemente costringendo l’intraprendente Vinella a demordere.
Vinella propose allora al dott. Carlo Ettore Borgia, il penultimo presidente del Comitato pro Canne della Battaglia, di organizzare presso la Consud una mostra su Annibale sul tema: “L’attualità internazionale di Canne della Battaglia sullo scenario mediterraneo”. Era la prima uscita di Vinella in salsa annibalica che legava il suo nome a quello dell’ex presidente Borgia, presentandosi come “progettista e coordinatore generale della mostra”. Nel corso della presentazione dell’evento al dott. Borgia scappò detto “… Ed io vedo in questo baldo giovane il futuro presidente del Comitato”. Quindi, insieme, il 15 ottobre 1998, firmavano una lettera alla Gazzetta di risposta ad una di tre giorni prima di Raffaele Iorio (Vinella, scherza coi santi ma lascia perdere Annibale).
Pochi giorni dopo, il 3 novembre, compariva uno scarno comunicato della Gazzetta del Mezzogiorno nel quale si annunciava che il Direttivo e l’Assemblea del Comitato pro Canne avevano eletto Vinella presidente! Direttivo? Assemblea? Ma se l’ultimo presidente del comitato era Pietro Cianci (eletto il 14 luglio del 1994, aveva però di fatto abbandonato qualsiasi attività, facendo così decadere ogni organismo statutario).
In realtà non c’era stata e non poteva esserci stata alcuna elezione, di cui naturalmente non esiste alcuna traccia, nè data, nè verbale, nè altro; ma la spiegazione è nel corpo stesso del comunicato che a un certo punto precisava: “La designazione è stata fatta dal presidente uscente Carlo Ettore Borgia (una clamorosa bugia) che assume la carica di presidente onorario”. Una fantasiosa ricostruzione.
Anzi, no, una sorta di investitura assembleare (sia pure formale) c’era stata nei giorni precedenti nella villa di Carlo Ettore Borgia, su via Canosa, alla quale avevano partecipato tre vecchi iscritti (non faccio i nomi per discrezione).
E l’attuale Consiglio direttivo? Un incontro annuale al bar, in via Nazareth, a Natale, per far firmare a qualche volenteroso consigliere una carta certificativa delle eventuali attività dell’anno. Poi, per quanto ne sappiamo, anche questi due o tre superstiti sono spariti.
Ecco, tutto nasce da questa “designazione”, da questa indicazione di massima che Borgia fece come intenzione di avvicendamento (della quale - come abbiamo visto - non aveva alcun titolo), che peraltro non avrebbe trovato conferma in nessuna certificazione.
Dov’è il verbale di quell’assemblea? Dov’è l’elenco soci? Lo stesso Carlo Ettore Borgia non vi farà mai cenno in seguito e più volte da me interpellato, preferì tacere o cambiare discorso. Una cosaè certa. Il Comitato di fatto non esisteva da lungo tempo: mancava il Consiglio, mancava la sede, mancavano i soci… e per questo Borgia vide, in buona fede, in Vinella, la possibilità di una riattivazione di un organismo inesistente. E in tutti questi 15 anni avete mai saputo di una convocazione di soci, avete mai assistito a una assemblea?
Pasquale Pedico, che ha tentato più volte di iscriversi, non ha mai ricevuto risposta.
In tutti questi anni Vinella si è progressivamente impadronito letteralmente di Canne e del suo sito e vani sono stati i tentativi delle numerose associazioni culturali di contenere le sue “pataccate” (come le chiamava Iorio). Inizialmente le associazioni culturali di Barletta, e lo stesso ufficio culturale del Comune, cercarono di arginare questa furia incontenibile. Poi, per stanchezza, progressivamente mollarono, a cominciare da Iorio che da un certo momento in poi non scrisse più nulla su Canne. Tirarono i remi in barca allo stesso modo tutte le associazioni culturali cittadine e noi pure, limitandoci a denunciare che a Canne una mostra di gatti aveva occupato la grande sala annibalica. Poi più nulla e su Canne calò il sipario.
Era la fine. Da allora non ci siamo più ripresi. Ed è paradossale che a gridare più forte sia proprio chi, a questa decadenza, ha contribuito più di ogni altro. Due anni fa la Sovrintendenza ha deciso di chiudere persino il bookshop che era l’ultimo presidio a difesa del più grande sito storico della nostra città e del nostro territorio.

Una lettera aperta di tredici anni fa, ancora attualissima
Una cultura a rischio fra dilettantismo e improvvisazione
Banalità fino al grottesco e goffaggini fino all’impudenza

Esimio sig. Sindaco,
Barletta ha in dote una cultura storica che per ricchezza e continuità non ha confronti in Puglia. Conoscerla è un dovere. Valorizzarla è un investimento.
Gestirla con profitto è però un rischio. Ne va, insieme alla immagine di Barletta, della sua stessa dignità.
Quanto malamente questa immagine e questa dignità siano state gestite negli ultimi tempi sgomenta e indigna. Infatti si sono svolte manifestazioni celebrative, coinvolgendo la stessa identità storica della città, che esigevano competenze e conoscenze che potessero veramente garantirne prestigio e dignità.
Non è stato conseguito né l’uno né l’altra, ma banalità fino al grottesco e goffaggini fino alla impudenza. Alla leggerezza di chi ha consentito tale dilettantismo si unisce, in chi lo ha esibito, una improvvisazione presuntuosa che è estranea alla matura civiltà di Barletta. Che Barletta né merita né consente si ripeta.
A tal fine le sottoscritte Associazioni di Barletta, cui compete, unitamente alle pubbliche Istituzioni, la tutela, la valorizzazione e la promozione della memoria identitaria della città, propongono l’ancora attuale norma del Diritto giustinianeo, per cui Ciò che tocca tutti, sia deliberato da tutti. Esse pertanto fanno appello al Sindaco, al Soprintendente alle Antichità, alle Associazioni, ai Barlettani, soprattutto ai giovani, cui tocca come legato il comune patrimonio storico, affinché si esiga che per l’avvenire le manifestazioni pubbliche che investano di Barletta la memoria storica, ne coinvolgano l’immagine, ne impegnino il prestigio, ne condizionino la credibilità e ne attingano le risorse.
E che vengano affidate responsabilmente solo e sempre a chi dimostri di averne titolo per preparazione e competenza e referenze fondate e verificabili.
Raffaele Iorio, presidente della società di Storia Patria per la Puglia - Sezione di Barletta Pietro Doronzo, presidente dell’Archeoclub d’Italia - Sede di Barletta Michele Cantatore, presidente dell’Associazione Informazione Turistica “Aufidus” - Barletta Giuseppe Paglialonga, presidente Centro Turistico Giovanile “Gruppo Léontine” - Barletta Renato Russo, “Il Fieramosca” periodico d’informazione cittadina - Barletta

Renato Russo
(ottobre 2013)

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