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Dalla preistoria alla storia. Il celebre sito archeologico, investigato dalla preistoria fino ai tempi dei normanno svevi
di Michele Cristallo

A ritroso nel tempo per raccontare Canne dalla preistoria al Medioevo. È l’ultima opera di Renato Russo, che ricostruisce la vicenda millenaria di uno dei siti archeologici più importanti di Puglia, attraverso le sue principali quattro vite: quella preistorica risalente al neolitico-eneolitico (VI-II millennio a.C.), quella romana che si identifica con l’epico scontro tra Roma e Cartagine e quella medievale (bizantina tra il sec. VI-XI e normanno-sveva tra XI e XII sec. d.C.).
Un’operazione nella quale Renato Russo può essere considerato uno specialista, grazie alla ricerca puntigliosa, alla certosina raccolta di testimonianze, all’abilità consumata nell’utilizzare tracce; anche piccole e all’apparenza insignificanti, con le quali riesce a riempire periodi di vuoto documentale che, in una vicenda plurimillenaria qual è appunto quella di Canne, non sono trascurabili. Raccontare oltre settemila anni di storia, del resto, non è operazione agevole se non si è allenati a quel particolare esercizio di lettura del passato così come emerge dai documenti, dai reperti, dalle intuizioni e dalle deduzioni analogiche dalle quali nessuna “avventura” storiografica può prescindere. E Russo, nel presentarci la vicenda della Cittadella di Canne dalla Preistoria al Medioevo (Editrice Rotas, pp. 333, euro 25,00), va oltre: riesce cioè ad offrire al lettore la storia di quel sito, contestualizzata con l’analisi cronologizzata di centinaia di reperti archeologici.
Una sorta di “traduzione a fronte” che facilita la lettura, alleggerisce il “peso” della materia, invita a quelle soste di approfondimento che rendono più gradevole l’impatto con le varie civiltà e culture delle quali la nostra terra si è nutrita nel corso dei secoli. “Quante memorie riassume questo lembo di terra!”, scriveva negli anni Trenta Michele Gervasio, l’archeologo che più di tutti offrì Canne all’attenzione del mondo, sia pure in riferimento alla battaglia del 216 a.C. che vide Roma soccombere ai Cartaginesi di Annibale.
Ecco, Russo, rinverdisce queste memorie cominciando dalle grotte neolitiche e dalle capanne sorte attorno alla collina e nei pressi della riva dell’Ofanto, animate dall’uomo preistorico. Di queste grotte è stata trovata traccia abbondante nella zona del menhir, sulla collina di S. Mercurio, presso la fonte di San Ruggiero. Testimonianza della diffusione della civiltà neolitica nell’intero bacino del Mediterraneo tra la fine del VI e l’inizio del V millennio, quando i primi coloni provenienti dal nord Europa si incontrano con i cacciatori indigeni, dando vita a quella “cultura a carattere venatorio-agricolo-pastorale che rappresenta l’aspetto economico tradizionale degli insediamenti fluviali di Canne”.
Ancor di più particolareggiata la storia del periodo dauno-apulo, quando il villaggio di Canne fu sfiorato dalla civiltà della Magna Grecia che prelude alla grande storia del periodo romano il cui inizio coincideva con la conquista della Puglia da parte di Roma (326 a.C.). La vita di Canne si svolge all’ombra della vicina Canosa, all’apice della sua grandezza economica e pronta ad assumere, durante le guerre pubbliche, il ruolo di caput regionis. Il successo economico e politico di Canosa riverbera anche su Canne che diventa pedina appetibile nello scacchiere strategico di Annibale. Ed è questa, la Canne annibalica, la parte centrale del libro di Russo che indugia nel descrivere l’economia della zona, con i suoi commerci, le sue produzioni, soprattutto manifatturiere (Canosa era uno dei quattro stabilimenti dell’Impero per la produzione di mantelli colorati e di filatura delle lane), la viabilità, i ponti sul fiume Ofanto, i pozzi, le attività agricole, i costumi.
Quindi la battaglia del 216 a.C. con le infinite polemiche sulla localizzazione del sito del sepolcreto.
Infine la Canne medioevale con le sue ultimi luci, sino alla dignità di sede episcopale che avrà in S. Ruggero l’esponente più visibile e popolare. Poi, dopo secoli nel corso dei quali Canne fu soprattutto terra di scorrerie, il declino sino alla distribuzione e alla fuga a Barletta dei suoi abitanti. Interessante l’appendice. Si tratta di un ampio capitolo nel quale Renato Russo considera Canne nelle fonti storiografiche, letterarie e archeologiche, dall’Illuminismo napoletano fino ai nostri giorni.
Anche qui ricerca puntigliosa e tanti spunti per gli studiosi desiderosi di approfondire la materia.

Febbraio 2003

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