PORTALE DI INFORMAZIONE E ATTUALITA' SU BARLETTA E DINTORNI
home | abbonamenti | archivio il Fieramosca | lettere al direttore | redazione | contatti

Cerca nel sito
Quinto Centenario della Disfida di Barletta 1503-2003
La Disfida di Barletta nelle fonti storiche e letterarie
La Disfida di Barletta, Album fotografico 1999
La Disfida di Barletta, Edizione del V centenario
Barletta nel Cinquecento, Al tempo della Disfida e della dominazione spagnola
La Disfida di Barletta, Album fotografico 2001
I 13 Cavalieri Italiani della Disfida di Barletta di Clara Esposito
La Disfida di Barletta - L'epoca e i protagonisti
I sogni di un pettirosso di Francesco Sfregola
 


LA DISFIDA RIDOTTA A UNA “GIOSTRA”? ABBIAMO TOCCATO IL FONDO

Victor, una discutibile ricostruzione della sfida

Nulla di nuovo ma racconti banalizzati nella deludente rivisitazione dell’episodio più famoso della nostra storia, sfrondato dei suoi elementi storici più esaltanti e coinvolgenti. Per Victor il certame non sarebbe una sfida, ma una “giostra”, cioè la gioiosa partecipazione di cavalieri ad un torneo, uscendone così stravolto e svilito il significato stesso della “Disfida di Barletta”.

Deplorevole tentativo di delegittimare tutta la storiografia del Novecento Premetto subito che non sono prevenuto e che per anni sono stato discretamente appartato. Ma oggi per una esigenza di chiarezza mi vedo costretto ad intervenire soprattutto per due motivi: perché quelle che erano delle discutibili divagazioni personali, stanno diventando la posizione ufficiale della nostra amministrazione comunale e inoltre perché sono perplesso di fronte al persistente atteggiamento di supponente degnazione del dott. Rivera Magos verso tutti gli studiosi locali del Novecento spazzati via dal suo furore iconoclasta. Va bene, Victor, abbiamo capito, ti atteggi ad essere il più grande storico della città dopo Loffredo. Ma dove stanno i tuoi scritti?
E in ogni caso, c’è proprio bisogno di ostentare le tue preclare qualità di studioso, in danno del lavoro compiuto dagli altri storici locali, defunti e contemporanei? (fra i primi ricorderò Francesco Saverio Vista, Benedetto Paolillo, mons. Nicola Monterisi, Vito Antonio Lattanzio, Michele Cassandro, Salvatore Santeramo a cui è intestata la locale Sezione della Società di Storia Patria, Oronzo Pedico, don Peppuccio Damato, i fratelli Giovanni e Anna Cassandro, don Franco Damato, Pietro Di Gaeta, Nicola Ugo Gallo, Raffaele Iorio, Duilio Maglio; e fra i secondi Michele Cristallo, Luigi Di Cuonzo, Giuseppe e Pietro Doronzo, Michelangelo Filannino, don Sabino Lattanzio, Esther Larosa, Ruggiero Mascolo e Rita Ceci, Giuseppe Savasta, don Salvatore Spera, Maria Pia Villani ed altri) senza dimenticare il contributo di associazioni come l’Archeoclub di Barletta. Forse un pizzico di modestia non guasterebbe.
Evviva la modestia Qualche anno fa, al corrente che voi del Centro Studi Normanno-Svevi stavate dando vita nel Castello ad una biblioteca di libri sulla storia di Barletta, vi mandai undici miei volumi, fra i più significativi: sulla battaglia di Canne, sulla Disfida di Barletta, su Federico II, sui Templari, su De Nittis, su Valdemaro Vecchi, etc. tutti prefati da illustri docenti dell’ateneo barese e di altre università italiane. Me li rimandasti indietro il giorno dopo, motivando il rifiuto adducendo che non erano all’altezza dei vostri studi! Incredulo del deplorevole gesto, sorrisi del rifiuto e della motivazione, ma ci restai male più per te, che per me, perché era certo un gesto sgradevole.
Per ventidue anni ho approfondito l’argomento sul quale ho compiuto studi molto accurati e scritto diversi saggi. Praticamente almeno il 50% delle nostre università conoscono la disfida attraverso i miei studi, (lo dico senza presunzione ma come pura presa d’atto). Due studi in particolare mi limiterò a menzionare, uno sulla vera storia della Disfida alla sua quarta edizione e l’altro sulle fonti storiche e letterarie, quest’ultimo la sintesi di un lavoro - compiuto per il Comune di Barletta e su commissione del sindaco Salerno - nell’imminenza del V Centenario della Disfida (nel 2003). Naturalmente non mi sono limitato alla mera catalogazione del materiale raccolto: 22 faldoni di documenti dati al Comune più sei di documenti cronologizzati a partire dal 1503 e aggiornati fino ai giorni nostri.
E inoltre circa 130 volumi e 70 fra edizioni della Disfida e saggi monografici. Senza contare gli articoli, oltre cento, pubblicati in quarant’anni sul Fieramosca e (recentemente) anche sulla Gazzetta del Mezzogiorno, come la recente ricerca sull’adolescenza di Ettore Fieramosca. Senza dire, sul piano storiografico, dell’ultimo saggio su Anonimo Autore di Veduta (e relativa riproduzione anastatica), così come, sul piano scolastico, mi piace ricordare la capillare diffusione in tutti questi anni presso le scuole elementari e medie, di cui la recente affollata manifestazione nella Sala Rossa con la FIDAPA rappresenta l’ultima testimonianza (il 18 febbraio u.s).

Una “lectio magistralis” priva di attestazioni documentali
Per questo, dovete comprendere le mie perplessità quando non ho trovato traccia della documentazione scritta del nostro storico: un articolo sul Fieramosca del settembre 2006 (dove la sfida viene appena sfiorata) ed un secondo articolo otto anni dopo sulla Gazzetta del febbraio 2014. Quindi, quest’anno, ho letto i resoconti della “lectio magistralis” tenuta alla libreria Cialuna da Victor Rivera Magos.
Che delusione, la banalizzata ripetizione di luoghi comuni triti e ritriti nel corso degli anni con una variante, cioè la chiave di lettura degli stessi, tutti interpretati in una prospettazione ostile alla città e alla sua tradizione storico-folcloristica, l’unica capace di attivare ritorni turistici (senza il travisamento naturalmente dell’ordito storico principale!).
Così la cantina non è il luogo della reale sfida (bella scoperta, ma è il luogo più richiesto da visitare da parte dei turisti); il personaggio centrale della Disfida di Barletta, non è più Ettore Fieramosca, ma la prima “lezione” tenuta da Rivera Magos, del suo ciclo di conferenze, è stata incentrata su Consalvo da Cordova, dove il nostro eroe passa in secondo piano!!! (e invece la straordinarietà di Ettore è che non fu un comune mercenario, ma nobile di casato e di sentimenti, ideale modello di riferimento dei nostri ragazzi!!!); l’iscrizione sul lato della Cattedrale si riferirebbe alla battaglia di Cerignola (eppure è detto con molta chiarezza “in Barletta”) come del resto hanno recentemente dimostrato Michelangelo Filannino e Giuseppe Doronzo; al ritorno vittorioso dalla Disfida non ci sarebbero stati festeggiamenti (mentre tutte le cronache del tempo - a cominciare dal Guicciardini - convergono sulla entusiastica euforia con la quale i cavalieri vittoriosi furono accolti in città).

Il Certame
E il Certame? Abbiamo sentito dalla viva voce di Victor la precisazione che non di una sfida si sarebbe trattato, ma di una “giostra”!!! Di una giostra? Ma la giostra, come recita il Devoto-Oli, “è una gara di abilità e destrezza nel combattere a cavallo, talvolta sinonimo di torneo”!, cioè fatta per puro divertimento perlopiù fra cavalieri sotto la stessa bandiera, e comunque, anche se fra compagini diverse, sempre in spirito gioioso e cavalleresco!
Ma in questo modo verrebbe svilita tutta l’impostazione patriottica della sfida per l’onore delle armi italiche e il romanzo non avrebbe senso. E come se non bastasse, per ridimensionare ancora di più la Disfida, Victor precisa che di simili giostre se ne facevano tante a quel tempo sul nostro suolo. Ma allora, se il certame come dice Victor, fosse una semplice, comune giostra, non esisterebbe più alcun motivo di celebrare il combattimento!!!
E salterebbe così anche tutto l’impianto narrativo dell’Anonimo Autore di Veduta che esalta l’episodio, riportando la corrispondenza fra Ettore Fieramosca e Guy de la Motte!!!
Insomma, provate a immaginare, a settembre, un certame privato di tutti gli ingredienti ammantati di una coinvolgente esaltazione irredentistica quale determinò il successo del romanzo di d’Azeglio nel 1833 e quale infiamma i nostri cuori ancora oggi! Sfrondati di questi valori, che ci resterebbe?
una arida ricostruzione che ci restituirebbe le ceneri di una leggenda.
Rivera Magos parla della Disfida come del “noto avvenimento che ha reso Barletta famosa nel mondo”… e crede veramente che sia diventata famosa nel mondo con la sua impostazione riduttiva e asettica?
Il che non esclude che uno studioso locale, con una discreta conoscenza delle carte sulla Disfida, possa cercare di indagare puntigliosamente sui fatti così come si sarebbero svolti, ma a quanto hanno riferito numerosi ascoltatori dalla sua magistrale lezione, non solo nulla di nuovo è emerso dal suo impianto narrativo rispetto a quanto già non si conoscesse del passato sul celebrato scontro,quanto quelle stesse cose sarebbero state interpretate in maniera distorta.
Io credo che le due sfere, entrambe del filone storiografico, possano coesistere: da una parte la tradizionale ricostruzione della grande storia della disfida, ammantata però di racconti che senza alterarla, ne esaltino però il significato “anche” in chiave di ritorno turistico. Dall’altra il puro rigore ricostruttivo storiografico (ammesso che sia tale e ne dubitiamo), che da una parte sfrondi quella storia del suo retroterra leggendario, e dall’altro ci avvicini a tematiche interessanti anche se non di grande attrattiva, come può essere lo studio dell’importanza dell’olio al tempo della disfida o la interpretazione paleografica dei documenti del tempo, o l’uso delle armi nel Cinquecento e così via, tutti argomenti che però non centrano la festosa ricostruzione della Disfida così come si è trasformata in leggenda conosciuta nel mondo.
L’attacco scriteriato al busto di Federico II Due riflessioni conclusive. Prima. Ribadisco che non mi sarei sognato di intervenire sulle cose dette da Rivera Magos, se non fosse stato per la provocatoria affermazione che fin qui, dopo Loffredo, non ci sarebbero studi sulla città e sul territorio.
Ma si rende conto Rivera Magos, di demolire in questo modo un secolo di studiosi, l’intero Novecento?
A cominciare da quel Salvatore Santeramo che dà il nome all’associazione di Storia Patria di cui egli stesso è socio?
(gli suggerirei di consultare il poderoso volume BARLETTA NEI LIBRI curato dal prof. Ruggiero Mascolo per scoprire quanti studiosi barlettani hanno scritto su Barletta). A parte il fatto che da una nostra indagine, su 90 personalità del mondo culturale cittadino, solo tre ci hanno confidato di aver letto il Loffredo (uno dei tre è il sottoscritto). Perché solo Sabino Loffredo?
Perché credo che, riandando indietro nel tempo, sia l’unico a non fare ombra al nostro studioso, tanto non è letto da nessuno!
Gli altri? Tutti spazzati via. Dunque la storia di Barletta comincerebbe da Victor Rivera Magos! Mi sembra una pretesa insostenibile.
Seconda riflessione, Victor non è nuovo a questo accanimento interpretativo contro la storia della città, basti pensare alla convinzione che il busto di Federico sia “una cretaccia da gettare nella discarica degli inerti”.
Insomma nell’immondezzaio. E se fosse pure plausibile il dubbio sulla sua autenticità, dal momento che c’è l’unanime consenso degli storici di tutto il mondo che quello sia il “probabile” busto di Federico II, perché proprio noi barlettani dovremmo accanirci contro questa attribuzione? (a conferma di questo orientamento, basta consultare le cento e passa biografie di Federico II, compresa l’ultima trilogia della Treccani curata da Cosimo Damiano Fonseca).
Ricordo l’intervento che fece il prof. Licinio nell’Aula Magna del Liceo Classico quando dissacrò il busto del sovrano, suscitando incredulità e sgomento fra ragazzi e professori.
Meno male che ci pensò a rimediare il prof. Arcangelo Leone De Castris il giorno dopo quando esordì al convegno su Federico II a Palazzo della Marra: “Beati voi che avete la fortuna di poter vantare di avere l’unico busto al mondo di Federico II!”.
Lo stesso dubbio, qualche anno fa, per la ipotetica barba di Federico in occasione dell’VIII Centenario della nascita: se rappresentarlo con la barba, enfatizzandolo alla maniera di Walter Molino, oppure (come sosteneva qualche inflessibile studioso) riprodurlo com’era ridotto negli ultimi tempi della sua vita? cioè calvo e glabro, senza un dente e ingobbito? Ma signori miei - esclamò il sindaco di Andria al convegno dove sorse il dubbio - e voi vi aspettate 300mila turisti per siffatto personaggio?
Se il criterio di legittimazione storiografica per tutti i personaggi e gli eventi storici fosse questa, che disastro, povera Italia turistica! E Barletta? Staremo a vedere.
E poiché mi piace essere propositivo, raccogliendo la proposta di un incontro conciliativo tra di noi, proporrei di estenderlo agli studiosi locali (sempre che Victor si ricreda sulla nostra esistenza), per un confronto sereno, non lesivo delle nostre prospettive di rilancio culturali e turistiche cittadine e territoriali.

Renato Russo
(marzo 2015)

<< vai all'indice del canale

© 2003 - Editrice Rotas Barletta. Tutti i diritti sono riservati.