Perché la storia più del
romanzo
In occasione della ricorrenza del V Centenario della Disfida di
Barletta, c’è un grande fervore di iniziative, ma è diffusa
anche la preoccupazione che le celebrazioni imbocchino la corsia
preferenziale delle manifestazioni folcloristiche, con l’occhio
attento più alle esigenze dello spettacolo che a quelle della
ricostruzione storica e quindi attratto più dalla suggestione
del romanzo che dalla vera storia di quello splendido periodo, il
Cinquecento, il secolo d’oro della storia di Barletta e del
suo territorio. E infatti secondo - Francesco Carabellese, il più acuto
studioso di quell’epoca - Barletta a quel tempo - dopo Napoli
- era la città più importante del Regno. E solo dopo
aver dedicato due intense pagine a spiegarne i motivi con dovizia
di particolari, soltanto alla fine concludeva che Barletta vantava,
fra le sue numerose referenze, anche quella di essere la città della
Disfida!
Insomma è tempo di dare più spazio al recupero storico dell’avvenimento,
anche perché la vera storia della Disfida è di gran lunga più intrigante
del romanzo. Da quel lontano 1833, anno della sua pubblicazione, sono passati
170 anni e ancora ai giorni nostri, non sono pochi coloro i quali ignorano
cosa sia veramente accaduto in quel fatidico 13 febbraio di 500 anni fa. Come
quando l’Amministrazione Salerno, qualche anno fa, volle celebrare nel
Teatro Curci l’anniversario della sfida, e numerosi in sala erano gli
appassionati che, intervenendo nel dibattito, professandosi “profondi
conoscitori dell’avvenimento”, riferivano particolari non solo
su Ginevra (personaggio di pura fantasia) quanto su suo padre! E c’è ancora
chi, a Barletta, è pronto a giurare di conoscere il luogo degli incontri
amorosi fra Ettore e Ginevra, una stanza segreta in una delle antiche case
di via Cialdini!
Senza nulla togliere alla straordinaria importanza che riveste il romanzo del
D’Azeglio, se non altro perché ha fatto uscire l’episodio
della sfida dal buio di una plurisecolare dimenticanza, è tuttavia giunto
il momento di approfondire la Disfida sotto un profilo storico, perché dall’approfondimento
storiografico l’avvenimento non solo ne esce vieppiù dilatato,
quanto in grado di essere inserito nella storia che conta e di assurgere, ora
sì, a episodio emblematico della storia di una regione e, più ancora,
di un’intera nazione. Vediamo perché.La Disfida di Barletta
nel contesto storico nazionale
Intanto la Disfida rappresenta il primo episodio della prima delle quattro
guerre franco-ispaniche che insanguinarono l’Italia fra il 1503 e il
1525. In secondo luogo essa segna il passaggio fra l’ultimo scorcio medioevale
e la prima epoca rinascimentale, e al tempo stesso si colloca fra la fine della
dominazione aragonese e l’inizio di quella spagnola. E inoltre, durante
i mesi della presenza degli Spagnoli a Barletta, quale concorso di personaggi
illustri! Consalvo da Cordova, i cugini Prospero, Fabrizio e Pompeo Colonna,
Bartolomeo D’Alviano, Raimondo di Cardona, Pedro Navarro, lo stesso Fieramosca
e suo fratello Cesare futuro maresciallo del Regno. Per non parlare degli altri
illustri personaggi nel campo francese: il duca di Nemours nipote del re di
Francia, i generali D’Aubigny e Lapalisse, lo stesso La Motte che diventerà governatore
militare di Roma durante il famoso Sacco di Roma del 1527, tristemente premonitore
di quello che devasterà Barletta l’anno dopo.
E quanto ai personaggi femminili, ci si ostina a esaltare la figura romanzata
di Ginevra, mentre in realtà un’eroina vera la Disfida ce l’ha
avuta per davvero, eccome: ed è la duchessa di Bari Isabella d’Aragona,
vedova del duca di Milano Giangaleazzo Sforza, la quale ebbe un ruolo determinante
nel farci vincere il Certame, poiché il giorno prima del celebre scontro,
al corrente delle pessime condizioni dei nostri cavalli, ridotti a macilenti
ronzini, autorizzò l’invio a Barletta di tredici destrieri sui
quali i nostri cavalieri avrebbero combattuto vittoriosi.
Un avvenimento che sul palcoscenico nazionale si colloca in un tempo straordinariamente
ricco di eventi e di personaggi, da Lorenzo il Magnifico a Ludovico il Moro,
da Ferdinando D’Aragona a Cesare Borgia, un secolo che annovera fra i
suoi contemporanei Cristoforo Colombo e Nicola Copernico, Niccolò Machiavelli
e Francesco Guicciardini, Michelangelo e Raffaello, Leonardo da Vinci e Ludovico
Ariosto (a proposito, sua moglie, Sandra Benucci, era una barlettana).
E dopo la Sfida, quanti sanno che accadde l’unico episodio a cui parteciparono
le milizie barlettane che attaccarono quelle francesi che avevano assediato
Andria, uscendone vittoriose? Per non parlare della città, allora caput
regionis e una delle città più ricche del Regno; e poi delle
sue chiese, dei suoi palazzi, delle sue botteghe, delle sue industrie, delle
sue campagne e dei suoi casali, del suo porto e dei suoi commerci.
A fronte di questo straordinario scenario, finora ci siamo ritrovati a rievocare
la Disfida oppure a rimpiangerne la mancata rievocazione, in un’ottica
quasi esclusivamente folcloristica, confinata alla riedizione estiva con risvolti
prevalentemente turistici. Ebbene sia anche questo, ma vivaddio, speriamo sia
finalmente venuto il tempo di riscoprire la vera storia della Disfida e dei
suoi retroscena nella cornice di un più lungo periodo, qual è quello
della occupazione spagnola di Barletta.
E questo anche per contestare, una volta per tutte, la tendenza riduttiva ad
annullarne - o quanto meno a ridimensionarne - il suo significato storico,
come ha tentato di fare recentemente lo scrittore Raffaele Procacci; perché noi
riteniamo invece che il miglior modo di ricordare la Disfida sia quello di
evitare gli eccessi: da un lato una esagerata enfatizzazione dell’avvenimento,
dall’altra un suo banalizzato ridimensionamento, relegato ad un trascurabile
episodio quale poteva essere uno dei tanti certami del tempo, frutto di una
rissa fra cavalieri di ventura che avevano alzato il gomito in una sordida
cantina. Che parli invece la storia, più eloquente di qualsiasi discorso,
più suggestiva di qualunque romanzo.
È in questa prospettiva che ci auguriamo che l’Amministrazione Salerno
voglia intraprendere iniziative finalizzate ad una rilettura del contesto della
sfida e, più in generale, del tempo in cui le città del comprensorio
nord barese furono protagoniste di un Certame, l’ultimo episodio di una
cavalleria romantica al suo tramonto, prima d’essere sostituita dalla polvere
da sparo e dai cannoni, la prima fiammella d’italianità dopo il
collasso informativo dei secoli bui del Medioevo.
Luci e ombre che una doverosa conoscenza di quei tempi potrebbe far riaffiorare
da un tempo lontano, eppure ancora così vivo sul palcoscenico della
Disfida, coi suoi eroi, le loro imboscate nelle nostre campagne, le loro passioni
e i loro rancori, miserie e nobiltà di cavalieri di ventura e il loro
rutilante cozzare delle armi sul campo di una sfida vittoriosa.
Renato Russo (Febbraio 2003)
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