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Le vie della Disfida

La nostra città porta impresso il ricordo della celebre disfida anche nelle intestazioni delle strade. Tentiamo, quindi, senza pretese di completezza, di indicare due brevi itinerari legati al celebre avvenimento.
Si potrebbe partire dal cuore del centro storico e più precisamente dalla piazza o piazzetta della sfida, su cui si affaccia la leggendaria “osteria di veleno”, il luogo in cui tradizionalmente si è dato inizio a tutto l’episodio. Si tratta di uno dei pochi punti di “respiro” tra le viuzze del borgo marinaro; un tempo denominato piazza del Vaglio, ospitava i venditori di pesce fresco.
All’inizio del Novecento risalgono i progetti comunali tesi a dare rilevanza all’intera zona, che con le 13 vie dedicate ai cavalieri protagonisti della storica tenzone, costituiva un unicum da valorizzare adeguatamente. Pertanto si pensò bene di ridisegnare la piazza collocando un monumento celebrativo della Disfida proprio dinanzi alla celebre “Cantina”. Il monumento doveva essere completato nel 1903, in occasione delle celebrazioni per i 400 anni dell’epico scontro, ma gli amministratori comunali non riuscirono a definire la questione in tempi brevi e il progetto venne accantonato non senza polemiche. La trasformazione della piazza, così come la vediamo oggi, venne completata nel 1930. A dirigere i lavori fu l’ingegner Boccassini, autore del restauro della Cantina della Sfida, progettista del tempietto e presidente del Comitato Esecutivo per il Monumento della Disfida che verrà inaugurato in piazza Castello nel marzo del 1980.
Dalla piazzetta è facile spostarsi prendendo vico Caracciolo la strada che arriva all’entrata principale della chiesa di S. Andrea. Un collegamento indiretto con il noto fatto d’arme in quanto Ferrante Caracciolo, prefetto di Bari e di Otranto, fu colui che, nel 1583, si fece promotore dell’erezione del Monumento alla Disfida nel territorio che ospitò lo scontro.
Su via Duomo, a destra e a sinistra, si affacciano le strade dei cavalieri italiani, tutte poste a fare da cornice al luogo sacro più importante della città: la Cattedrale, in cui è conservata la tavola della Madonna Assunta col Bambino portata processionalmente incontro ai tredici vittoriosi. Si susseguono una dietro l’altra, via Bancaleone, via Corollario, via Riczio, via Miale da Troia, via Fanfulla da Lodi, via Giovenale, via Mariano Abignenti, via Romanello da Forlì, vico Capoccio, vico Dabenevoli, via Salomone e via Albamonte. Insieme ai 13 è citato anche Prospero Colonna (tra v. Abignenti e v. Romanello) valoroso condottiero romano al servizio degli spagnoli, che ebbe un ruolo di primo piano nella sfida: infatti insieme al fratello Fabrizio ebbe l’arduo compito di scegliere i tredici campioni italiani.
La strada dedicata al condottiero Ettore Fieramosca, è la più lunga e percorrendo via S. Leonardo che ricorda la chiesa ma anche la porta omonima dalla quale, secondo la tradizione, rientrarono i vincitori dell’epico duello, giunge nei pressi del Castello, altro luogo fortemente simbolico per i barlettani. Poco più in là, in piazza Fratelli Cervi, il monumento, su bozzetto di Achille Stocchi, simbolo della Disfida, trasferito dai giardini di piazza Castello nell’aprile del 2001.
Un secondo itinerario, più breve, parte dal monumento eretto a Massimo D’Azeglio, inaugurato nel 1880, opera dello scultore barlettano Giuseppe Manuti. Un punto poco valorizzato e, a quanto pare, quasi dimenticato nei programmi del Cinquecentenario, tenendo presente che allo scrittore e politico a cui si deve gran parte della notorietà della Disfida non è stata intestata alcuna via o piazza. Poco distante c’è via Consalvo da Cordova, il Gran Capitano che quel fatidico 13 febbraio 1503, a capo del suo esercito, accolse i vincitori della sfida. (Marina Ruggiero)

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