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CAPITOLO
S. MARIA MAGGIORE
Processione
eucaristica-penitenziale
del Venerdì Santo
500 anni di storia e fede
1504 BARLETTA 2004 |
Al Popolo di Dio che è in
Barletta
Quest’anno ricorrono i 500 anni della Processione Eucaristica
Penitenziale del Venerdì Santo, “la più singolare
e rinomata nel Regno e fuori ancora” (dal Bonorum del 1719 della
Congrega del Santissimo di S. Maria).
Tale processione è legata al voto fatto dalla Città di
Barletta in seguito alla cessazione della peste, implorata e ottenuta
al passaggio della Santissima Eucaristia portata dai canonici di S. Maria
per le vie della Città.
Invito tutti a partecipare a questo straordinario evento, consegnato
in eredità dai nostri padri a noi, affinché sappiamo riconoscere
nel Cristo, pane spezzato, Colui che continua a sanarci e a riscattarci
come singoli e comunità.
Barletta, 25 marzo 2004
Annunciazione del Signore
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L’Arciprete
Mons. Giuseppe Paolillo
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LA PROCESSIONE: evento e significato
L’esistenza storica inconfutabile di questo evento è da
reperirsi nel voto che la Città di Barletta pronunziò in
occasione della cessazione della peste del 1656 quando i nostri padri
implorarono la divina misericordia portando Gesù Eucaristia processionalmente.1
Tuttavia dagli scritti del tempo emerge che la processione esisteva fin
dal 1504, con molta probabilità, perché quello fu anno
di peste. Fin dal 1548 la confraternita del Santissimo di S. Maria, infatti,
viene denominata Confraternitas Sacratissimi Corporis Christi Veneris
Sancti.2 Questo appellativo del “Venerdì Santo”, dato
ad una Congrega già esistente in S. Maria dal 1474,3 non poteva
non meritarsi che per un fatto tanto importante, quanto la processione
del Venerdì Santo nella Settimana Maggiore. Più decisivo,
a tal proposito, è il documento4 in cui la nostra Università,
finita la peste del 1503-04, dopo aver fatta la prima processione del
Giovedì Santo nel mese di marzo rinnovò, il 20 dicembre
del 1504, le convenzioni con l’arcivescovo di Trani. E così,
oltre gli obblighi osservati per le convenzioni precedenti, stipulate
sin dal 14245 con lo stesso Arcivescovo, la città di Barletta
concordò un nuovo obbligo: la processione del corpo di Cristo
il detto Giovedì Santo: “Et etiam in die Jovis prime Pascete
et similiter facere omnes solemnitates que requiruntur in tali die quas
facere tam in deferendo Corpus Domini per Civitatem et faciendam absolutionem
generalem, quam in reliquiis ceremoniis et solemnitatibus”.6 Mons.
Santeramo,7 nostro insigne storico, insiste raccomandando al lettore
l’importanza di questo documento, il quale – poiché parla
così distintamente della processione del Giovedì- dovette
stipularsi, appunto, per regolare questo fatto nuovo che venne ad introdursi
nella nostra città. Dunque è indubitato che dall’anno
1504, o già si faceva, o almeno si cominciò la processione
del Corpo di Cristo il Giovedì Santo. A conferma di questo abbiamo
i documenti del 15088 e la bolla di Leone X del 1517 che riparlano della
processione del Giovedì. Come si sia svolta la prima cerimonia
e come quella processione, vanto di Barletta, ci sia arrivata con qualche
trasformazione, per il giorno speciale in cui si compie, è facile
pensare. In una notte fra il Giovedì e il Venerdì Santo,
mentre la peste di quell’anno infuriava attorno alle proprie case
e alle proprie persone, il popolo barlettano, unito col clero, si votò a
Dio e portò per la prima volta in processione per la città l’Ostia
santa.
Fu solo più tardi che la processione del Giovedì si passò al
Venerdì notte, e questa mutazione dovette essere compiuta per
una nuova pratica che, allora, andava diffondendosi in tutta la Chiesa
e che prendeva piede anche a Barletta: le Quarant’Ore.9 Da allora,
siccome fu conservata nel Sancta Sanctorum l’ostia esposta per
quella pia adorazione il Mercoledì santo, espletate come di consueto
le altre funzioni del Giovedì e Venerdì mattino, il Venerdì a
notte si rilevava l’ostia, ivi conservata, e si portava per la
città in processione. Diversi documenti, dal 1592 fino all’anno
del voto (1656), parlano indistintamente di processione del Giovedì o
del Venerdì a notte.10
Un’ultima mutazione cronologica avvenne per ordine di Ferdinando
IV che, con un dispaccio del 24 marzo 1769, vietava per motivi di ordine
pubblico, che le processioni si facessero di notte e spostava, la suddetta
processione, al pomeriggio del Venerdì.11
Merita una particolare attenzione il voto del 1656, anno in cui la peste
era quasi debellata, pur essendoci degli strascichi a causa dei quali
le autorità comunali avevano preso dei provvedimenti molto rigidi
onde evitare il contagio. La cronaca del voto parla della straordinaria
liberazione dalla peste che avvenne, prodigiosamente, per la nevicata
della notte tra il Giovedì Santo e il Venerdì, momento
in cui le grazie dell’Eucaristia liberavano dai mali della peste
la nostra Città. Ritenere completamente infondato storicamente
tale evento, accaduto nella notte del 20 aprile 1656, è piuttosto
arduo poiché, oltre al giuramento di quell’anno, diversi
documenti attestano che la liberazione dalla peste avvenne per la potente
presenza dell’Eucaristia.12 Nel testo del voto fatto dalla Città di
Barletta emergono particolari interessanti:
1. “questa città è ricordevole di essere stata altre
volte liberata da simili mali di pestilenza dalla Santissima Eucaristia”;
2. “Onde noi, Sindaco, Eletti e Deputati in nome di tutto il Pubblico
ricorrendo nei presenti bisogni alla misericordia di Cristo Sacramentato
[…] facciamo voto e giuriamo (intendendo di obbligare a tal voto
e giuramento le nostre vite, e di tutti i nostri cittadini presenti e
futuri) di far fabbricare un trofeo delle divine misericordie […]
una Cassa o urna d’argento […]”.
La processione eucaristico-penitenziale del Venerdì Santo, per
universale attestazione, è un momento di profonda spiritualità.
Tutto il popolo di Barletta digiuna in quell’occasione e si ritrova
alle 13,30 per le vie del centro nelle quali si snoda la suddetta processione.
Un clima di devozione e di silenzio caratterizza quel misterioso momento
in cui la Passione Vivente del Signore Sacramentato passa per le strade
della nostra amata città!
Il Papa ci ha ricordato nell’Enciclica sull’Eucaristia che: “Quando
il sacerdote pronuncia o canta le parole: “mistero della fede”,
i presenti acclamano: “annunziamo la tua morte, Signore, proclamiamo
la tua risurrezione, nell’attesa della tua venuta”, la Chiesa
addita il Cristo nel mistero della sua passione. L’intero Triduo
Pasquale è come raccolto, anticipato, e “concentrato” per
sempre nel dono eucaristico; nell’Eucaristia che lo attualizza
nei secoli, una “capienza” davvero enorme, nella quale l’intera
storia è contenuta, come destinataria della grazia della redenzione” (EE
5).
Nelle usanze del nostro popolo, a metà Quaresima, si preparano
i “monu-menti”: legumi e frumento sono lasciati riposare
nel buio, sotto i panni e in batuffoli di ovatta bagnati, perché da
quest’operazione nascono delle pianticelle che, nel Giovedì Santo,
sono poste davanti al tabernacolo dove si conserva Colui che “come
il chicco di frumento è caduto nella terra, è morto, ma
con la sua morte ha prodotto molto frutto” (cfr. Gv 12,24). È densa
di significato questa usanza che, praticata dalle nostre donne ab immemorabili,
esprime la sintesi del mistero pasquale, rappresenta il mistero della
discesa di Cristo nella morte e la sua risurrezione, realtà salvifiche
presenti nel Santissimo Sacramento: il dono dell’Eucaristia si
compirà nella passione del Grande Venerdì e l’oblazione
di Cristo sulla Croce rimarrà per sempre concentrata nel dono
eucaristico, a beneficio dei cristiani di ogni tempo e di ogni luogo.
Canonico
Don Francesco Piazzolla
- 1 Nella presente trattazione citiamo il lavoro
classico del canonico Salvatore Santeramo, La peste del 1656-57
a Barletta, G. Dellisanti 1912, Barletta.
- 2 Dal Bonorum del 1627
di S. Maria, in S. Loffredo, Storia della Città di
Barletta, II, Vecchi, Trani 1893, p. 175.
- 3 Dal Bonorum del 1608
di S. Maria, in S. Loffredo, idem, pp. 174-175.
- 4 Repertorio
delle pergamene del Comune di Barletta, pp. 244-46, in S. Santeramo,
idem, p. 113.
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5 De Leon, Obbligazioni
sul Monte di Pietà,
pag. IX, in S. Santeramo, idem, p. 113.
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- 6 Repertorio pergamene,
doc. XLVIII, p. 246ss. in S. Santeramo, idem, p. 113.
- 7 S.
Santeramo, idem, pag. 113.
- 8 Repertorio pergamene, p. 252,
in S. Loffredo, idem, pp. 530-533.
- 9 S. Santeramo, idem, p.
116.
- 10 S. Santeramo, idem, pp. 117-118.
- 11 S. Santeramo, ibidem.
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12 S. Santeramo, idem, pp. 120-121 afferma che sulla base del
busto argenteo di s. Ruggiero del 1736 e nel Bonorum
della Confraternita del 1678 viene attestato
lo stesso intervento miracoloso di cui si parla nella bolla del
voto.
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