| SABINO CASTELLANO, UNO DEI GRANDI 
              PROTAGONISTI DEL NOSTRO NOVECENTO
 
 Imminente l’intitolazione della piazzuola antistante l’Antiquarium della Cittadella 
              Grande protagonista
                del Novecento, e tuttavia,
                ancora oggi poco note
                le sue benemerenze per quanto
                riguarda la scoperta del sito
                di Canne della Battaglia, se
                un articolo del “Giornale” del
                23 maggio di quest’anno – su
                segnalazione di Domenico Lomuscio              – assegnava a Michele
                Gervasio il merito di quel riscoprimento,
                con gli scavi del
                1930, che si protrassero per
                quasi due anni, interrotti alla
                vigilia della guerra.E invece era stato il giovane
                Sabino Castellano che sotto
                l’impulso di mons. Salvatore
                Santeramo (i due abitavano
                sullo stesso pianerottolo, in via Miale da Paliano, 3), aveva scritto
                la sua tesi di laurea incentrandola sulla topografia della battaglia di
                Canne, tesi che ebbe l’onore di essere letta dal famoso storico Ettore
                Pais che – nel 1922 – ne propiziò la pubblicazione negli “Atti
                della Regia Accademia dei Lincei” di Roma. Ma Castellano, ch’era
                un giovanotto dinamico e intraprendente, non si limitò solo allo
                studio del famoso fatto d’arme con tanto di ricostruzione topografica
                del sito, ma coinvolse in questa appassionante ricerca anche
                il direttore sanitario dell’ospedale, il dott. Vito Antonio Lattanzio
                (padre di Ruggero ed Enrico), presidente dell’Associazione, il
                quale, per la sue funzioni ospedaliere, contava su un certo numero
                di amici infermieri, ai quali chiese una fattiva collaborazione per
                intraprendere le prime ricerche sul sito. Mica uno scherzo, perché              il luogo era denso di una fitta boscaglia che andava preliminarmente
                disboscata. A Roma frattanto la scintilla aveva innescato
                la miccia della curiosità per cui il regime non tarderà molto ad
                accorgersene, di questa grande pagina della nostra storia antica,
                che risvegliava dalla spenta memoria di quell’antico fatto d’arme,
                un episodio fra i più cruenti dell’antichità, rivissuto nella accesa
                temperie di quegli anni.
 * * *Oggi l’attuale amministrazione comunale ha ritenuto di intitolargli
                la piazzuola antistante l’Antiquarium di Canne e la famiglia
                di promuovere un saggio su di lui e sui suoi studi sulla Canne annibalica, cioè inerenti gli aspetti archeologici legati al famoso
                scontro fra Romani e Cartaginesi, e la grande vittoria del condottiero
                punico Annibale. 
 * * * Ogni tanto riaffiorano, dal passato, alcuni documenti, ma a noi
                interessano particolarmente quelli che riguardano più da vicino la
                ricostruzione del periodo in cui Castellano fu più vicino alla nostra
                città. Le ultime due testimonianze dovute alla generosità del dott.
                Pasquale Pedico, sono due cartoline che mons. Salvatore Santeramo                – autore in quel tempo del primo volume del nostro Codice
                Diplomatico Barlettano – al prof. Michelangelo Filograsso, l’una
                a Napoli il 5 maggio del 1923, l’altra a Torino il 14 novembre del
                1924.
 Nella prima mons. Santeramo, ricordando la circostanza della
                morte del bibliotecario Benedetto Paolillo, menziona il discorso
                commemorativo fatto da Sabino Castellano, che dell’Associazione
                degli Amici della Storia e delle Arti barlettana era il giovane
                segretario (allora aveva 25 anni). Citandolo, Santeramo dice: “Castellano
                pronunciò delle belle parole di commiato”. Noi possiamo
                immaginarle, perché in altre circostanze fu sempre lui ad essere
                chiamato a simili cerimonie commemorative, come sarà anche per
                Romeo Gennaro Scelza.
 Da una seconda cartolina, spedita il 14 marzo 1924, da mons.
                Santeramo al prof. Filograsso, questa volta a Torino e presso il Regio
                Istituto “G. Somniailler”, siamo informati che Sabino Castellano
                quell’anno insegnava ad Andria mentre mons. Dell’Aquila al
                Liceo Classico di Barletta, così lasciavano solo Carlo Romanelli                “col suo giornale”, cioè col “Buon Senso”, che (non potendo più                essere del Partito Popolare Italiano), era l’organo di stampa della
                Associazione degli Amici dell’Arte e della Storia Barlettana.
 Renato Russo(novembre
                2017)
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