Le caricature
                di Giovan Battista Chieffi
                La  collezione Chieffi è costituita da 107 fogli, su ognuno dei quali è  rappresentato un personaggio della Barletta a cavallo fra fine Ottocento e  primo Novecento, oggi conservati nel patrimonio del Museo Civico di Barletta.  Visti in sequenza essi rimandano ad una sorta di album di famiglia che riguarda  persone, prevalentemente uomini che hanno avuto chi più, chi meno, un ruolo  nella società del loro tempo. Le figure rappresentate assomigliano a istantanee  fotografiche, alcune realizzate all’impronta, altre eseguite con più cura e  rifinite da tratti rapidi e leggeri. Cifra comune, però, il guizzo  caricaturale.  
              Con  divertimento e quasi con nostalgia,  osservando questi personaggi, ripercorriamo una parte della nostra storia,  rivisitando questioni e momenti cruciali vissuti da quanti ci hanno preceduto,  ricordandoli tutti così come sono apparsi al loro disegnatore, operosi ed  importanti, ridicoli e strani, rispettosi o scaltri, a tratti buffi ed ingenui. 
              Giovan Battista Chieffi  nasce a Barletta nel 1858 da una famiglia originaria di Bagnoli Irpino in  provincia di Napoli. Nel 1898, sposa Maria Mutojanni e insieme hanno quattro  figli: Palmira Angela (1899), Teodoro (1901), Corinna (1903) e Adriano (1905).  Dall’atto di matrimonio si evince che il nostro autore era un proprietario terriero,  ma sicuramente a Barletta era noto per la sua attività di agente assicurativo.  Lavorando  per  “La Fondiaria”, Chieffi riveste per anni  anche la carica di agente responsabile di zona. Intorno al 1921, si trasferisce  a Foggia con la famiglia, dove muore nel 1932. Nel 1936, la moglie dona alla  città di Barletta la preziosa raccolta che oggi viene esposta per la prima  volta con l’intento di far conoscere il pregevole lavoro dell’autore e allo  stesso tempo rendere omaggio alla sua arte. 
              Sconosciuto osservatore  della vita barlettana di fine Ottocento, Chieffi è autore di oltre cento  caricature realizzate su fogli di carta tinta e disuguale, ritagliati e non  rilegati. Ognuno di essi presenta, approssimativamente, le stesse dimensioni  (cm. 14,7x22,8), tecniche varie, ma affini (matita, china, gouache, inchiostro,  acquerello) e, in alcuni casi, alcune iscrizioni.   
              Protagonisti o ignoti  concittadini, politici, nobili e borghesi, realizzati approssimativamente tra  il 1879 e il primo ventennio del Novecento, sono gli uomini che in qualche  maniera provocano la sua ironia. Sorpresi, nella maggior parte dei casi  nell’atto di incedere, vengono immortalati tutti da un’ironia più tagliente in  alcuni, sfumata in altri.
  È un’ironia buffa e leggera  che, anche nei casi più incisivi, non risulta mai volgare o sgradevole.  L’ingegno dell’autore tende a mettere in risalto, attraverso deformazioni ed  esagerazioni dell’aspetto fisico, quelli che percepisce anche come difetti  caratteriali. E chi meglio di un agente assicurativo discreto, ma solerte  conoscitore dei vizi e delle qualità, delle ossessioni e dei capricci della  gente, poteva raffigurare l’indole più segreta di questi uomini?
            Mariangela Canale (gennaio 2009)
            
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