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            La scomparsa di Giuseppe Dibenedetto È recentemente scomparso (all’età
              di 88 anni), il dott. Giuseppe Dibenedetto,
              stimato medico, che però noi
              vogliamo ricordare sotto un profilo artistico,
              come pittore, per una intera vita (lo
              ricordiamo quando esponeva in via Nazareth)
              ma in questa circostanza come poeta.
  Lo scoprii infatti quasi per caso nell’estate
              del 2010, in occasione della preparazione
              dell’antologia di poeti barlettani e me lo
              segnalò Ernesto Chiandetti, al quale chiesi
              se non avesse da indicarmi qualche antico
              poeta dimenticato; e allora, salendo nella
              scala all’ultimo piano delle sue rimanenze
              librarie andò a pescarmi, impolveratissima
              un’antologia di poesie di Giuseppe Dibenedetto,
              una raccolta intitolata Come la
              pioggia, datata 1975 e stampata a Terni. Giuseppe Dibenedetto chi? a Barletta
              ce ne sono almeno quaranta che portano
              lo stesso nome, né mi agevolava il curriculum
              vitae nel risguardo di copertina
              che mancava, mentre riportava invece una
              nota biografica dell’autore nel disegno della
              copertina! Insomma dovetti faticare un
              po’ per risalire all’autore, il dott. Giuseppe
              Dibenedetto, artisticamente più noto come
              pittore che andai a trovare a casa sua per congratularmi con lui per le belle parole che
              aveva scritto ben 35 anni prima, restate purtroppo
              sconosciute e senza alcun seguito,
              anche se qualche riconoscimento non gli era
              mancato a Norcia (nel ‘75) e a Roma l’anno
              dopo. Mancanza di notorietà certo nella
              sua città a causa del fatto che lo stampatore
              non fosse locale, che mancasse una adeguata
              prefazione del testo e presentazione ai
              mass media, ma soprattutto per la modestia
              dell’autore che visto il malesito dei primi
              tentativi, non ci riprovò, dedicandosi solo
              alla pittura.
 E invece, vi assicuro, Come la pioggia              è una delle più belle raccolte di poesie non
              solo della nostra città, ma anche in ambito
              pugliese che a quel tempo quando - opportunamente
              presentato nei suoi contesti critici
              più appropriati - avrebbe certo meritato un
              posto dignitoso accanto a lirici di quella stagione
              poetica, mi riferisco al biennio 1975-76, segnato da poeti pugliesi della forza di
              Luigi Fallacara, Girolamo Comi, Michele
              Pierri (medico come lui), Marino Piazzolla,
              Vittorio Pagano, una vera scuola di poeti
              che Ulivi e Accrocca antologizzarono in un
              testo del 1967 (Lirici pugliesi del Novecento).
 Non sarebbe sbagliata una ristampa di
              quella antologia critica, perché essa segnò
              un momento di svolta e al tempo stesso di
              saldatura, fra gli ultimi bagliori del dannunzianesimo
              dai cui eccessi s’era però emendata,
              e i primi chiarori dell’ermetismo di
              Ungaretti e Montale (che in questa fase però
              sarebbe meglio definire come pre-ermetica)
              di un gruppo rappresentativo di autori pugliesi
              sul più ampio scenario della letteratura
              nazionale.
 La poesia di Dibenedetto, che in quella
              silloge non sarebbe sfigurata, evoca valori
              tradizionali espressi attraverso una versificazione
              che si annuncia finalmente libera
              dalle tradizionali regole metriche, e tuttavia
              ancora legata ad un solido impianto classico,
              accostando una ricerca interiorizzata
              (Tristezza, Con mani cercanti, Sognai), a
              luoghi cari alla memoria (L’orologio di San
              Giacomo, Il vecchio melograno, Quando
              bambino, A mia madre).
 I versi sono classici, anche lessicalmente
              ricchi e stilisticamente ricercati
              ed esprimono una versatilità psicologica
              e morale ma soprattutto una vivace e
              tuttavia sobria capacità descrittiva. E infatti
              non passerà molto tempo che il nostro
              trasferirà sulla tela le occasioni della
              sua ispirazione, con netta preferenza per
              quella paesaggistica. 
              
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 Terra natìaT’amo, o terra natìa,
 ed un gioioso sentimento m’allieta
 quando, nel silenzio, le tue ricchezze
 rammento.
 Il sole, che ti bacia cocente
 ed il mare ridente,
 di Fasano coll’ombrìa t’ammanta
 la selva distesa.
 Tanti candidi torrioni aguzzi
 di salentina terra,
 glorioso vanto di questa
 laboriosa ed umile gente.
 L’agreste sperone,
 che con le sue isole gioiose attende,
 culla stupenda d’ameno riposo,
 lo spirito ritempra.
 Tanti manieri famosi di sveva memoria
 rammento,
 vetusti bastioni del culto,
 che la fede ci dettero.
 Di tante spiagge ridenti ti cingi,
 di folklore tu vanti,
 sei bella, terra di Puglia,
 sei ricca, terra natìa.
 Come la pioggia, Editrice Ape-Terni 1975
 |  Renato Russo(settembre
                2012)
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