L’ASTRATTISMO DI
                ANTONIETTA FIORAVANTE
                Il transito fulmineo da una ispirazione all’immagine
                sulla tela,quando la spatola corre veloce e precede perfino il
                momento
            razionale.
            
            
            Sulla sua formazione artistica ha influito il marito pittore Nino
            Esperti. Ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Bari.
            Ha partecipato a collettive nazionali e regionali riscuotendo successi.
            Le sono stati conferiti premi e riconoscimenti.
            C’è sempre un momento illuminante nella vita di un vero
            artista, magari più di uno, in cui egli riscopre se stesso
            o scopre una identità nuova, una vocazione sopita, insospettata,
            risorse innate od impreviste; è la svolta che può cambiare
            tutto, la soglia di un periodo che del passato conserva la maestria
            del tratto, la padronanza ed il gusto del colore, ma che, sul piano
            dell’inventiva, della creazione, della fantasia e della stessa
            tecnica, dischiude un orizzonte assolutamente diverso.
            È 
            il caso di Antonietta Fioravante, pittrice barlettana, vedova d’arte,
            nel senso di aver perso un marito, Gaetano Esperti, che ha lasciato
            una chiara traccia nel mondo della pittura.
            Da una visione figurativa ricavata con spatolate decise, vibranti
            e contemplative al tempo stesso, sostanziosamente intessute di “terre” e
            soprattutto di un caldo “ocra”, Antonietta Fioravante è passata,
            attraverso una brevissima stagione, a forme astratte, che con la
            loro energia, il loro movimento, il loro linguaggio rivelatore, traducono
            molto più sinceramente ed efficacemente una natura estroversa,
            cordiale, ottimista e fiduciosa.
            Sotto questo profilo, la Fioravante è veramente sorprendente:
            le esperienze, i colpi della vita, così come gli impegni quotidiani
            di madre con quattro figli, non hanno intaccato quella sua carica
            di vitalità, quel suo modo ardito e intraprendente di andare
            incontro alla esistenza di ogni giorno, quella sua ansia di conoscenza,
            quella ricerca di approfondimento culturale che ancor oggi la spingono
            a sperimentare nuove tecniche. E tutto questo viene tradotto istintivamente,
            diremmo, con una disinvoltura che è insieme capacità espressiva,
            potere di sintesi e magia dell’essenziale.
            Il suo diventa così un astrattismo comprensibile, senza sottili
            compromessi o accorti sotterfugi; in Antonietta Fioravante parla
            un istinto fine, delicato, alla pari di una personalità spiccata
            che non è la vernice ipocrita di uno spirito debole.
            La verità è che il mondo esterno con le sue lusinghe
            e le sue delusioni non condiziona questa pittrice che dialoga con
            se stessa prima, poi con gli altri, ma che converte ed esaudisce
            i moti dell’animo con estrema semplicità e fragranza,
            nell’atto di un sorriso e di uno sguardo accattivante.
            Si intuisce facilmente che al fondo c’è questa natura
            esuberante ma serena, che in sé e nell’ambiente familiare,
            ricco di affetti e di preziose testimonianze artistiche, trova alimento
            e stimolo.
            Ecco dunque le sue figure femminili, i suoi paesaggi, i suoi volti
            appena accennati, ma “completi”, le sue creazioni ideali
            generate con un colore che si sostanzia soprattutto in tinte rosso-vinaccia,
            sanguigne e ancora terragne e che ha ripudiato il bleu che affiorava
            una volta di tanto in tanto, ma senza convinzione.
            Dalla sua pittura traspare anche un clima un po’ sognante,
            l’itinerario di una disarmante fantasia, l’impegno ad
            affrontare temi ed immagini ampie, un messaggio di solidarietà e
            di fiducia, ma in primo luogo l’esplosione di una carica di
            energie; è come se Antonietta Fioravante liberasse se stessa,
            ogni volta, di una intima forza vitale che ha fermato il tempo, perpetuando
            una giovinezza d’arte, oltre che di età, frutto dell’istinto
            e della gioia di vivere. Tutto nell’attimo, che è il
            lampo della creazione, il transito fulmineo da una ispirazione all’immagine
            sulla tela, quando la spatola corre veloce e precede perfino il momento
            razionale. 
            Per il resto non c’è che da osservare i suoi dipinti
            di ieri e di oggi per cogliere, più che il sottile indistinto
            filo conduttore, la solida realtà di una pittura che cresce
            e la saldatura di istinti e sentimenti in un armonioso, semplice
            ricamo di linee e di colori, con un contenuto lirismo.
            Anche la facile tentazione di accostare la sua pittura a qualche
            esempio o modello storico od attuale finisce per cadere; è il
            segno di uno studio, che a parte i saggi suggerimenti di qualche
            suo docente, arricchisce lo spazio autonomo di questa pittrice che
            sa filtrare la lezione dei grandi e farne un suo patrimonio di idee,
            di traguardi e di tecnica.
            Crediamo che tutto questo sia più che sufficiente per riconoscere
            ad Antonietta Fioravante un legittimo spazio nel mondo dell’arte.
           
           Gustavo Delgado (gennaio
                2007)