| La città natale ha festeggiato gli 80 anni del
              celebre direttore d'orchestra.
 Comune, Associazione Amici della Musica, Lions Club e Circolo Unione
              protagonisti dell'evento culturale che ha riportato il Maestro
              fra la gente e nei luoghi più cari...
 
 ALLE RADICI DI CARLO MARIA GIULINI
 La nascita e gli anni dell'infanzia a Barletta
 
 È 
              tornato, Carlo Maria Giulini, a Barletta, nella città dell'infanzia,
              della nascita, della prima scoperta del mondo. Un ritorno alla
              ricerca del tempo perduto, come Proust, raccolto in quel tepore
              di sentimenti che il Maestro ha voluto testimoniare attraverso
              le parole del cuore. "Qui ho visto per la prima volta sole
              e luce, ho ascoltato il canto degli uccelli, osservato la natura
              e questo mare. È qui che ho sentito i primi baci di mio
              fratello. Qui ho conosciuto l'amore di mia madre. Ed è qui
              che le ritrovo queste emozioni, in mezzo a voi. Grazie, grazie
              ...".
 La traccia, sempre viva, dell'antico legame di appartenenza a questa
              comunità di gente è stata in Giulini il mezzo, com'egli
              stesso ha precisato, per tornare sempre con la memoria agli affetti
              domestici, al culto della famiglia e dei sentimenti universali.
              Lo sfondo "naturale" di umanità sincera e leale
              sul quale i criteri orchestrali del Maestro si sono via via snodati,
              l'humus in cui far attecchire quei concetti musicali resi sacri
              e famosi da un'attività internazionale nobilissima, impeccabile,
              limpida perché poco incline ai compromessi che scacciassero
              l’autore dalla sua partitura a pro dell'interpretazione egoistica
              di altri.
 Per Barletta, invece, l'incontro con Carlo Maria Giulini è stato
              riassunto dalle parole rivolte al Maestro dal presidente del comitato
              organizzatore, dott. Matteo Bonadies, che gli ha offerto una medaglia
              d'oro coniata per l'occasione e recante il motto "Summo cum
              gaudio". Da una schiera di giovani artisti il dono di un concerto
              giocato su brani classici e contemporanei: protagonisti il pianista
              Pasquale Iannone, il trio da camera "Mauro Giuliani" (Vincenzo
              Mastropirro flauto, Giambattista Ciliberti clarinetto, Antonino
              Maddonni chitarra), l'orchestra "Harmonia" dell'Ateneo
              barese diretta da Bepi Speranza, Stefano Mazzonis il novelliere
              musicologo della serata, svoltasi negli eleganti ambienti dell'Itaca
              Hotel.
 Carlo Maria Giulini è figura tanto eccelsa che condensarne
              in breve il fascino macchierebbe, più che la meritata fama
              di nobile interprete del genio musicale di tutti i tempi, da Beethoven
              a Verdi, la sua squisita e sensibile personalità di "uomo" tout
              court. Concentriamoci allora sulla sua origine barlettana, su questo
              aspetto biografico della sua vita che in occasione di recensioni,
              libri, interviste passa come appena citato per dovere di anagrafe.
              Da un polveroso libro dei battezzati ripescato nella chiesa di
              Sant'Andrea, dove i registri della Cattedrale sono al momento custoditi
              per i restauri al Duomo, la prima certificazione ufficiale del
              sacramento e della nascita. Leggiamo la scrittura piena di svolazzi,
              dall'inchiostro quasi sbiadito dagli anni. "L'anno 1914 il
              dì 17 maggio (domenica) da don Giuseppe Damato è stato
              battezzato Giulini Carlo Maria Giovanni, nato il dì 9 detto
              (il sabato della precedente settimana, ndr) da Ernesto e Antonia
              Festner. Padrini Luigi Fornari fu Angelo per procura di Giovanni
              Giulini fu Stefano e Libera Fornari fu Giuseppe per procura di
              Maria Festner di Carlo. Firmato: il parroco, canonico Domenico
              Dellaquila".
 Un reperto straordinario, che ricollega idealmente al nome di Giulini
              quello, molto più conosciuto dalle nostre parti, di "don
              Peppuccio", quel monsignor Damato storico e patriota scomparso
              più di dieci anni fa quasi centenario, e che allora era
              un giovane curato, il vice parroco della Cattedrale. Al Maestro
              non è mai venuto meno il gusto del ricordo, e con noi ha
              ripercorso in un'intervista gli anni della primissima infanzia
              trascorsi a Barletta, importante scalo marittimo dove nei primi
              anni del secolo si concentravano i traffici più fiorenti
              sulle rotte di navigazione che portavano i mercantili a solcare
              un Adriatico ancora tranquillo prima dello scoppio della Grande
              Guerra.
 Suo padre, Emesto, vi giunge trasferito per fare carriera da Milano
              verso la metà del 1910: è il giovane direttore dello
              stabilimento barlettano della Feltrinelli, una grande ditta per
              il commercio all'ingrosso dei legnami che proprio a Barletta ha
              una delle sue più ricche filiali sparse nei punti strategici
              del meridione d'Italia. A Barletta, il matrimonio di Ernesto Giulini
              con Antonietta Festner (nativa, come il marito, della provincia
              di Verona: una delle nonne era austriaca) viene allietato da due
              fiocchi azzurri.
 Nel 1911, quando l'Italia di casa Savoia spediva i bersaglieri
              a conquistare Tripoli "bel suol d'amore", nasceva il
              primogenito della giovane coppia, Stefano, il giorno 19 di marzo.
              Il fratello maggiore, che in famiglia avrebbero ribattezzato coll'affettuoso
              soprannome di Steno, rese felici i Giulini trapiantati dal nord
              a Barletta ma non esaurì il loro desiderio di avere altri
              figli.
 Il 9 maggio del 1914 era un sabato, un giorno di quelli all'odore
              di rose selvatiche e di mare che ancora oggi capita di sentire
              dalle parti di Levante nel mese dedicato alla Madonna. Il certificato
              di nascita al Comune recita testualmente che "l'anno 1914
              addì nove del mese di maggio alle ore sedici e minuti quarantacinque
              nella casa sita in via Trani è nato Giulini Carlo Maria
              Giovanni, di sesso maschile". Il piccolo cresce in quegli
              anni a Barletta, nel cortile della palazzina Feltrinelli coi muri
              esterni a calce sopravvissuta per miracolo alla distruzione dell'area
              industriale. Un'oasi quasi africana, da piccolo villaggio arabo,
              perfino con le palme a fare ombra: che differenza rispetto ai paesaggi
              lacustri e montani del Lombardo Veneto, terra d'origine dei Giulini...
 Era come stare in campagna. Mamma Giulini, che non frequentava
              troppo le rare amicizie di una città dalle abitudini così tanto
              straniere, è una donna forte, molto sensibile ma legatissima
              al primogenito che porta il nome del bisnonno.
 A curarsi dei figli del direttore ci pensa il custode della Feltrinelli,
              un tipo ben piantato, dai baffoni a manubrio: Tonino. È l'uomo
              di fiducia dei Giulini, Antonio Marciello, "tuttofare" di
              casa, che accompagna la famiglia nelle uscite o che si occupa delle
              piccole commissioni. Di fianco alla palazzina del deposito svetta
              il Castello, in quegli anni vera fortezza militare presidiata dal
              Regio esercito. Nelle domeniche di sole, il concerto a pié fermo
              della banda musicale sull'area che circondava il fossato (dove
              non c'erano ancora i giardini) era un'attrazione per chiunque.
              Fanfara ed ottoni, la gioia delle marcette e dei pennacchi imbandierati.
 Tonino riceveva allora l'incarico dal signor direttore Giulini
              di portare i due suoi bambini, vestiti di tutto punto ed "alla
              marinara", sullo spiazzale del Castello ad ascoltare la musica.
              Avrebbe ricordato molti anni dopo l'improvvisato bambinaio che,
              mentre Steno gli teneva stretta la grande mano incallita dal lavoro,
              in braccio reggeva il piccolo Carlo Maria a gesticolare. Sentiva
              e guardava quella piccola orchestra di tromboni marziali con un'aria
              molto interessata, tipica dei piccoli quando hanno qualcosa nella
              loro testolina che li attira irresistibilmente e li fa sognare...
 Nino Vinella (giugno 1994)
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