PORTALE DI INFORMAZIONE E ATTUALITA' SU BARLETTA E DINTORNI
home | abbonamenti | archivio il Fieramosca | lettere al direttore | redazione | contatti

Cerca nel sito
Quaderno di storia concentrazionaria - Gli Ebrei del Terzo Reich
Fonte di ogni bene - Canti di risveglio ebraico composti dal 1930 al 1945 a Sannicandro Garganico
Ricorda cosa ti ha fatto Amalek - Storia di Jakov Gheler e della Resistenza del ghetto di Varsavia
 
  PERSONAGGI: FRANCESCO LOTORO << torna alla scheda

MUSICA CONCENTRAZIONARIA

A BARLETTA, IN ANTEPRIMA MONDIALE, IL FILM “MAESTRO”
La vita del musicista Francesco Lotoro

Quella andata in scena giovedì 19 gennaio al Cinema Paolillo, la proiezione del film “Maestro”, tratto dall’omonimo libro di Thomas Saintourens, film documentario di Alexandre Valenti co-prodotto da Francia e Italia, sotto l’Alto Patronato dell’UNESCO e dell’UCEI, è la storia del pianista barlettano Francesco Lotoro che da quasi trent’anni rintraccia, archivia ed esegue la musica composta nei campi di concentramento della II guerra mondiale.
Un viaggio iniziato a Praga dove Lotoro ha presentato il libro di Saintourens nella traduzione in ceco e ha incontrato Ivan, figlio del compositore Rudolf Karel imprigionato a Pankràc, torturato, colpito da dissenteria e infine deportato a Theresienstadt dove morì di sfinimento; grazie alle autorità penitenziarie di Pankràc, il pianista e la troupe hanno ispezionato la cella dove Karel scrisse capolavori quali il Nonet e l’opera I tre capelli del vecchio saggio su fogli di carta igienica usando matite o carbone vegetale, la cella era poco distante dalla sala dove i detenuti venivano ghigliottinati o impiccati, le loro urla avevano lo scopo di intimorire i compagni ancora in vita.
Si è proseguiti a Terezìn per consultare il materiale musicale (da manoscritti di Jaroslav Skabrada a frammenti incompiuti di Gideon Klein), Brno per incontrare Olga Haasova (figlia di Pavel Haas, gasato a Birkenau nell’ottobre 1944) e poi in Slovacchia orientale nei più sperduti insediamenti Romungre (l’ultimo a circa km. 20 dal confine con l’Ucraina) per fissare sulla carta gli affascinanti canti creati dai Roma nei Lager, infine Bratislava per incontrare la musicologa Jana Belisova.
Poi è stata la volta di Cracovia per incontrare Christof, figlio del polacco Aleksander Kulisiewicz (a Sachsenhausen i medici sperimentarono tre volte il vaiolo su di lui, sfuggì alla morte grazie a un infermiere che di nascosto gli iniettava l’antidoto) che ricordava a memoria 770 canzoni create in 8 lingue diverse dai suoi compagni di deportazione e che, non potendole scrivere, immagazzinò nel cervello ripetendole continuamente sottovoce tra le labbra per non dimenticarle; sarebbe impazzito se un infermiere non si fosse messo al suo fianco durante la convalescenza dopo la liberazione e non gli avesse letteralmente“svuotato” la memoria fissando sulla carta musica e testi.
Ma i momenti più intensi sono stati vissuti presso Auschwitz I e Birkenau; ottenuto il permesso dello Auschwitz Museum di entrare sin dalle 5 di mattino per assicurarsi le riprese filmate dei siti prima dell’arrivo di studenti e turisti, il pianista barlettano con la collaborazione di storici del Museo ha letteralmente ricostruito la geografia musicale di Auschwitz I e Birkenau, dal Block 5 dove provava e suonava l’orchestra maschile diretta da Szymon Laks allo Zigeunerlager presso il quale si esibivano i Roma sino ai Block femminili dell’orchestra con dieci mandolini diretta da Alma Rosè.
Uno dei momenti più coinvolgenti è stato proprio a Birkenau nell’incontrare Bogdan Bartnikowski (autore del libro Infanzia dietro il filo spinato), polacco deportato a Birkenau con i familiari dopo l’insurrezione di Varsavia dell’agosto 1944; Bogdan ha ricostruito gli ultimi mesi di funzionamento del famigerato Lager e ricordato a memoria i canti creati nel Block dei bambini di Birkenau.
Giusto il tempo di esplorare gli archivi musicali dello Auschwitz Museum che si riprende il viaggio verso la Germania, destinazione Wuerzburg per incontrare Guido Fackler, docente di Filologia presso l’Università di Wuerzburg e colonna della storiografia musicale concentrazionaria (suo il monumentale libro di 2000 pagine Des Lagers Stimme, bibbia della musica nei Lager), a seguire Martin Hummel figlio di Bertold, compositore tedesco arruolato nella Wermacht (si era prodigato per salvare membri della comunità ebraica), arrestato dagli Alleati e internato a Depot La Troncais, dove scrisse quartetti d’archi, pezzi per voce e pianoforte e un maestoso Tantum Ergo.
Infine il Lager di Buchenwald mimetizzato in un bosco di faggi (da cui il suo nome) dove il Reich arrivò a uccidere per strangolamento sino a mille detenuti al giorno, i cadaveri venivano ammassati nel Krematorium e sezionati nello Abteilung Patologie; qui il polacco Jozef Kropinski si intrufolava di notte indisturbato (le guardie si guardavano bene dall’entrare in quel posto maleodorante e a rischio di infezioni) e a lume di candela scrisse oltre 400 lavori (di essi ne sono rimasti 111).
I viaggi del pianista barlettano sono proseguiti tra Gran Bretagna, Paesi Bassi, USA, Brasile, Australia, Thailandia e Birmania, dove è stata ricostruita l’attività musicale dei prigionieri Alleati nei Campi giapponesi sulla tratta ferroviaria che ispirò il celebre film Il ponte sul fiume Kwai.
“Maestro” sarà proiettato durante il Los Angeles, Italia-Film, Fashion and Art Fest, che si svolgerà dal 19 al 25 febbraio. Un altro appuntamento importante che vede protagonista il M° Lotoro nella duplice veste di direttore artistico e d’Orchestra, è l’8 giugno a Gerusalemme con l’inaugurazione della Orchestra Giovanile Israeliana del Jewish National Fund.
I risultati di questo immane lavoro confluiranno nel Thesaurus Musicae Concentrationariae in 12 volumi e 2 DVD, in quattro lingue che sarà pubblicata nel 2020.
Quanto a una sede adeguata e spaziosa capace di raccogliere migliaia di partiture e documenti dovrebbe essere ospitato nella “Cittadella della Musica Concentrazionaria”, un progetto finanziato dal MiBACT e recepito dal Comune di Barletta che dovrebbe sorgere presso l’area dell’ex Distilleria di Barletta.

Luciana Doronzo
(febbraio 2017)

<< vai all'indice del canale

© 2003 - Editrice Rotas Barletta. Tutti i diritti sono riservati.