A proposito della fiction di Rai 1
              Spirito di sacrificio, indomita volontà              il mio ricordo di Pietro Mennea
            Vedere nei giorni scorsi su Rai1 la
              bellissima fiction sul grande campione
              barlettano PIETRO MENNEA ha suscitato
              in me una profonda emozione e mi
              ha fatto rivivere anche la mia storia personale
              di giovane atleta barlettana che negli
              anni ‘60 riuscì, nonostante tutto e malgrado
              tutte le avversità, ad entrare nell’unico
              ISEF Statale allora esistente in Italia: quello
              di Roma del Foro Italico.
              La straordinaria vicenda storica ed umana
              di Pietro Mennea, come ben evidenziato
              dalla fiction, è stata possibile soltanto ed
              unicamente per la sua eccezionale forza di
              volontà di voler a tutti i costi, a prezzo di
              sacrifici enormi, vedere affermate e riconosciute
              le sue grandi capacità atletiche ed
              umane, senza boria o presunzione alcuna,
              ma con quella forte dose di umiltà che lo
              vide impegnatissimo per tanti anni sul campo
              di Formia e gli rese possibile affermarsi
              anche sui più riottosi dirigenti Coni spesso
              incapaci di uscire dalle proprie corporative
              visioni egoistiche e settoriali.
              Per Pietro Mennea, come per me all’Isef
              di Roma, come per tutti noi meridionali che
              provenivamo da famiglie povere, c’era in
              quegli anni ‘60 da lottare il doppio perché              non avevamo “santi in paradiso” o rendite
              bancarie, ma confidavamo soltanto nella
              nostra caparbietà, nella nostra indomità volontà              di affermarci per superare ataviche
              emarginazioni e guadagnarci il posto che
              meritavamo.
              Quasi straziante quella scena che ritrae
              Mennea trascorrere da solo il Natale
              a Formia accompagnato dal cuoco al quale
              Vittori aveva consigliato di aiutare con una
              buona dose di bistecche quel fisico magro
              ed esile, perché allora per noi meridionali
              anche la bistecca era un lusso.
              Spirito di sacrificio, indomita volontà,
              caparbietà, forza di umiltà: valori e princìpi
              sui quali si è poi basata tutta la nostra successiva
              esperienza professionale, per Mennea
              come campione olimpionico, studioso,
              tenace assertore della volontà di riscatto dei
              giovani del Sud, per me come insegnante per
              35 anni di Educazione Fisica nelle scuole
              medie inferiori e superiori di Barletta, Trani,
              Andria, Bari. Le ore di Educazione Fisica
              erano per me momenti vivi di crescita del
              gruppo non solo dal punto di vista sportivo,
              ma anche sociale ed umano quale evasione
              dalle problematiche familiari.
              Straordinaria quella scena del bicchiere
              che la mamma gli aveva lanciato sulla
              testa in un impeto d’ira, e nel ricordo
              che poi brinderà in quello stesso bicchiere
              quando avrà vinto la
              medaglia d’oro delle
              Olimpiadi perché le
              attività sportive venivano
              considerate              “perditempo” ed improduttive.
              Pietro Mennea
              improntò tutta la sua
              esistenza non soltanto
              alla sua affermazione
              di atleta olimpionico
              che raggiunse traguardi
              mondiali, ma
              si preoccupò di diffondere
              soprattutto
              tra i giovani, nelle
              scuole, nell’ambito
              sociale nazionale ed europeo, quel cambiamento
              di mentalità che rendesse possibile
              permeare l’intera società stessa di quei valori
              da lui affermati in tutta la sua purtroppo
              breve esistenza terrena
              Mi piace ricordare la fondazione da lui
              fortemente voluta a Barletta di una Biblioteca
              Europea intitolata al padre Salvatore,
              figura molto bene rievocata nella fiction:
              fui personalmente felice di donare a quella
              Biblioteca la mia Tesi di Laurea sul Calcio
              Femminile, la prima del genere presentata
              in Italia nel ‘68.
              Così come fummo davvero entusiasti, io
              ed i miei alunni dell’ultimo anno del Liceo
              Classico di Trani, nell’accoglierlo a scuola
              ed ascoltare la sua saggia lezione di vita e
              dei sani valori sportivi fondati sulla affermazione
              del principio che “volere è potere!”.
              La formidabile lezione di Pietro Mennea              è oggi più che mai di grandissima attualità              perché ci insegna a non gettare mai la spugna
              affrontando a pieno petto le “disfide”              anche agli alti livelli senza compromesso
              alcuno e nella piena legalità, come del resto
              gli aveva insegnato il suo maestro Cosimo
              Puttilli.
              I barlettani, con l’Amministrazione Comunale
              in primis, devono ora sentirsi più              responsabili che non vada disperso questo
              patrimonio storico e non si consenta più a
              Barletta come altrove che tanti giovani non
              possano sviluppare le loro attitudini e crescere
              nello sport solo per mancanza di strutture
              e opportunità logistiche.
              Sarebbe anche bello se questa fiction,
              magari sintetizzata, sia riproposta nelle nostre
              Scuole del territorio e non sia lasciata
              nei dimenticatoi degli archivi Rai: quel suo
              dito puntato in alto verso il cielo ci esorterà              sempre a “volare alto” al disopra delle nostre
              meschinità e saper sempre guardare al
              futuro.
            Michelina Piazzolla
                insegnante in pensione di Ed. Fisica,
              pioniera del calcio femminile pugliese              
              (maggio 2015)