| Ruggiero Orofino: il tenore barlettanoche cantò alla Scala e al Metropolitan
 
 Ruggiero Orofino nacque a Barletta il 28 settembre 1922 da Pasquale
            e da Angela Conversano. Il padre era impiegato nella
            Ferrovia Bari-Barletta. In quell’anno a Chicago debuttava Louis Armstrong
            e alla Scala di Milano Toti Dal Monte nel ruolo di Gilda nel Rigoletto
            di Verdi. Ruggiero nacque in via Mariano Santo 62, una delle sette
            rue. Nel tempo libero, suo padre strimpellava la chitarra e sua madre
            l’accompagnava con la sua bella voce da soprano.Nel 1929, quando Ruggiero aveva sette anni, la famiglia si trasferì a
            Bari. Sappiamo che a Barletta il piccolo Ruggiero frequentò le prime due
            classi delle elementari a Palazzo Fraggianni. A Bari il ragazzino completò
            le elementari e alle medie cominciò a studiare il violino che però lasciò
            ben presto. Si iscrisse quindi all’Istituto Tecnico Industriale e poi a quello
            Commerciale, dove si distinse nello studio del francese, del disegno… e
            della recitazione.
 Benché fosse uno studente volenteroso, conseguito il diploma, non
            proseguì gli studi ma fu assunto dalla Autocarrozzeria Meridionale di Romanazzi
            (in fondo a via Melo, proprio sotto il Conservatorio di musica),
            dove lavorò per tre anni imparando numerosi mestieri: elettricista, lattoniere,
            falegname, fabbro, tappezziere e saldatore. Frattanto dai locali del
            Conservatorio, intestato a Niccolò Piccinni, giungevano le note musicali
            dei giovani orchestrali che lì facevano il loro apprendistato, rendendogli più
            gradevole il lavoro.
 In quegli anni papà Pasquale portava spesso il figlio all’opera, al Petruzzelli,
            utilizzando i biglietti gratuiti che talvolta la Ferrovia Bari-Barletta
            dava in omaggio ai suoi dipendenti. L’altro suo svago era quello di andare,
            col padre, a vedere le partite di calcio allo Stadio della Vittoria (nella
            stagione ‘38-‘39 il Bari militava in serie A). In quegli anni il nostro Ruggiero
            abitava in via Ravanas 48, a duecento metri dalla stazione Marittima.
 Nel 1940, incoraggiato dagli amici che ne ammiravano la stentorea
            voce, Ruggiero chiese un’audizione ad un docente del Conservatorio
            che, apprezzandone la predisposizione al canto, si offrì di fargli da maestro
            e gli impartì le prime lezioni di canto… e di solfeggio. Di lui si accorse
            anche il famoso maestro Carlo Vitali che lo scritturò come baritono nella
            banda che dirigeva nelle feste patronali.
 Nel 1941 Ruggiero lasciò le officine Romanazzi e si fece assumere
            presso la società Bari-Nord come meccanico saldatore; in seguito fu
            promosso “intermedio” nell’officina del deposito delle locomotive in fondo
            a via Napoli, dove c’era una palestra di lotta greco-romana nella quale
            il nostro andava giornalmente ad allenarsi. Diventò talmente bravo che
            riuscì a vincere il titolo di campione regionale nella categoria dei mediomassimi.
 Nel ’42 fu richiamato
            alle armi in Marina; da
            Brindisi, sua prima sede, fu
            mandato a La Spezia dove
            conseguì il brevetto di radiotelegrafista e quindi fu
            trasferito a Roma per perfezionarsi.Nel ’43 si imbarcò sulla
            Torpediniera Lira, una unità
            silurante adibita a scorta di
            convogli: ma l’8 settembre,
            dopo aver compiuto numerose
            missioni, venne l’ordine
            di autoaffondare la nave
            per non lasciarla nelle mani
            del nemico; solo che non
            era facile, in quei terribili
            giorni, capire chi fosse amico
            e chi nemico: se i tedeschi
            o gli alleati. Seguirono
            momenti di assoluto sbandamento
            per i militari privi di
            ordini precisi.
 Nel ’44 la Capitaneria
            di Bari gli impartì l’ordine
            di raggiungere Maridepo di
            Taranto che lo spedì a S.
            Giorgio Jonico dove conobbe
            Alfredo Gabrielli, capotelegrafista e appassionato di
            lirica, il quale, tra un radiomessaggio
            e l’altro, gli diede
            degli utili suggerimenti
            su come impostare la sua
            voce tenorile.
 Nella primavera del            ’45, al termine della guerra,
            ritornato alla condizione
            civile, raggiunse i genitori a
            Ruvo, dove frattanto si erano
            trasferiti, e quindi chiese
            ed ottenne di essere riassunto
            alla Bari-Nord come radiotelegrafista.
 A Ruvo conobbe Michele Bernocco che lo presentò al maestro Michele
            Cantatore che gli insegnò la prima romanza d’opera, “Oh paradiso”,
            dall’Africana di Mayerbeer. L’incoraggiamento ricevuto dal noto
            maestro, rappresentò una forte spinta a determinarlo nella scelta della
            sua carriera artistica.
 Nella Bari-Nord da intermedio fu promosso a impiegato e lavorava come scritturale presso la stazione
            di Bitonto. La città aveva un teatro dove si alternavano serate liriche ad altre di avanspettacolo. Una
            sera che era in tourneè il noto cantante Alberto Rabagliati, questi lo invitò a cantare “Torna a Surriento”
            riscuotendo un notevole successo.Nel ’47 chiese ed ottenne il trasferimento alle Ferrovie dello Stato che lo assegnarono alla Stazione
            di Barletta come bigliettaio; tornava così nella città dove aveva trascorso i primi anni della sua infanzia.
 Doveva prendere servizio alle quattro del mattino, ma spesso - poiché andava a dormire tardi per cantare
            le sue romanze per le vie della città - la mattina non si presentava al lavoro e i passeggeri…partivano
            senza biglietto.
 Una notte, passando con gli amici per via Fraggianni, intonò la romanza “O dolci baci, o languide
            carezze” dalla Tosca di Puccini, e quale non fu la sua sorpresa quando s’affacciò dalla finestra un signore
            che lo invitò ad andarlo a trovare il giorno dopo: era il maestro Antonio Gallo che gli avrebbe dato lezioni
            di canto e utili consigli per la sua futura carriera di cantante d’opera.
 Da quel momento il nostro intensificò la sua presenza al Teatro Curci, dove ricorda d’aver ascoltato
            la Boheme, la Tosca, il Trovatore, il Rigoletto e tante altre opere.
 Nel febbraio del ’48 partecipò ad una audizione alla RAI di Bari; quindi partì per Milano, e qui si presentò
            all’ufficio di collocamento, dove lo assunsero… come scaricatore di camion, con servizio presso il
            mercato di frutta e verdura della capitale lombarda nella quale s’arrangiò svolgendo molti altri mestieri, e
            tra un lavoro e l’altro, riprese - sia pure discontinuamente - a studiare canto… E finalmente, nel maggio
            del 1950, dopo tanti inutili tentativi, all’ennesima audizione, fu assunto nel Coro della Scala, a 60 lire al
            mese. Frattanto cominciò a prendere lezioni dalla docente di canto Lelario, ma nel frattempo, per arrotondare
            le entrate, cominciò lui pure a dare lezioni e per farsi propaganda, si fece stampare dei bigliettini
            da visita che infilava nella buca postale degli abitanti del quartiere per farsi pubblicità, e pare che la cosa
            funzionasse.
 Nella primavera del 1952, Ruggiero partecipò al Concorso Nazionale di canto “il grande Caruso” dove
            interpretò la romanza Nessun dorma dalla Turandot di Puccini, e finalmente i giudici del concorso si accorsero
            non solo della sua voce, ma anche delle altre sue qualità, come la sua prestanza sulla scena. Consolidata
            la sua posizione economica, in autunno sposò Bruna Mariani una ragazza di Pisa trasferita a Milano, dalla
            quale ebbe una figlia, Isabella. Il matrimonio non durerà però a lungo perché lui era sempre lontano, in
            tournée, così, qualche anno dopo, divorziato da Bruna, sposerà Monika, una tedesca conosciuta a Berlino
            Est, che gli darà una seconda figlia, Adriana.La sua attività tenorile, partita agli inizi degli anni Cinquanta, con parti secondarie, finirà ben presto con
            Cavalleria Rusticana (Cesena); don Carlos nel 
            don Carlos (Dublino); Manrico nel Trovatore (Dublino); Alfredo nella Traviata (Friburgo); duca di Mantova            nel Rigoletto, (Genova); Cavaradossi nella Tosca (Dusseldorf); Pinkerton nella Madame Butterfly (Parma); Rodolfo nella
            Boheme di Puccini (Berlino); Macduff nel Machbath di Verdi (Modena); Radames nell’Aida di Verdi (New York). Ruoli interpretati più e più volte, specialmente Radames e Manrico.
 Ufficialmente Orofino lasciò le scene il 22 settembre 1985, interpretando Cavaradossi nella Tosca di Puccini al Teatro Lirico di Berlino. Aveva 63 anni, ma continuerà a cantare ancora per qualche anno, soprattutto in Germania.
 
 1952-1985: oltre trent’anni di intensa attività artistica, specialmente nei teatri italiani e tedeschi, negli ultimi dieci anni soprattutto in questi ultimi. E sarà in Germania ch’egli si trasferirà stabilmente, a Berlino dove, al termine della sua carriera tenorile, svolgerà la sua principale attività, quella di insegnante di canto, annoverando, fra i suoi più importanti allievi, il tenore Angelo Raciti. Renato Russo (novembre 2010)   << vai all'indice
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