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IL PALAZZO DELLA MARRA APERTO DALL'ARCHEOCLUB A BARLETTA

La settimana della Cultura ha visto impegnato l’Archeoclub di Barletta su molti fronti, dalla collaborazione ad una mostra - presso l’Antiquarium di Canne relativa a reperti archeologici di ossa di gatti recentemente scoperti -, all’offerta di visite guidate al Castello e alla Chiesa dei Greci. L’impegno maggiore, però, è stato profuso nella conduzione di 14 turni al giorno - dal lunedì 16 alla domenica 22 maggio - di visite guidate gratuite all’interno del “ritrovato” Palazzo della Marra.
L’interesse e la partecipazione dimostrata sono stati altissimi tanto da poter stimare una presenza complessiva di circa 3000 persone, le quali hanno seguito le nostre guide e si sono lasciate accompagnare presso le sale e gli splendidi balconi, unite ed attente nel proprio gruppo.
La partecipazione delle classi scolastiche e dei cittadini è stata, infatti, una delle componenti più importanti di tutta la manifestazione in quanto hanno mostrato un atteggiamento realmente costruttivo (non toccando le pareti del monumento, spegnendo i cellulari, rispettando l’ordine e la puntualità) e, anche grazie ai loro ricordi, ci hanno aiutato a ricostituire gli ultimi decenni di vita del Palazzo in parte ancora non chiari.
Abbiamo, così, virtualmente ricostituito molte classi elementari del dopoguerra barlettano, si è “collocata” parte della Pretura e si è scoperto aver ospitato nei suoi scantinati un rifugio bellico.
Il passaparola e la diffusa comunicazione, hanno portato i soci a decidere di allargare i gruppi di visita anche oltre il limite prefissato di persone ed ha indotto ad ampliare, con altri tre, i turni di visita durante l’ultima sera. Si è potuto così accontentare un maggior numero di visi-tatori, anche se con la consapevolezza di non soddisfare tutte le richieste. Sono stati molti, infatti, coloro che ci hanno suggerito di ripetere l’iniziativa, magari durante le serate estive.
L’Archeoclub di Barletta, quindi, per venire incontro a coloro che ancora desiderano vederlo o rivederlo, auspica di aprire ancora una volta nei prossimi mesi le porte del Palazzo, di concerto con la civica Amministrazione, realizzando anche, non appena saranno realizzati i lavori di collaudo dell’ascensore, turni di visita destinati a coloro che hanno difficoltà motorie.
Se, però, la curiosità di chi ci ha seguito, nei confronti di un gioiello artistico per troppi anni rimasto chiuso, poteva essere, prevedibile, particolarmente interessante è stato invece notare quanto tutti abbiano accettato la decisione di iscriversi obbligatoriamente - creando così gruppi massimi precostituiti - in quanto è stata condivisa la consapevolezza che, per godere del bellissimo palazzo, fosse necessario essere particolarmente “organizzati”. Il registro delle firme di presenze si è così arricchito dei commenti dei partecipanti, quasi tutti riportanti sentimenti di stupore, per una bellezza rinascimentale e barocca che non credevano di trovare, e di approvazione ed entusiasmo per l’attività realizzata. Il più interessante è stato un “ideogramma” giapponese che il diligente visitatore dagli occhi a mandorla ci ha anche tradotto in un incisivo “bravo”. Si è riscontrata, infatti, una buona presenza di turisti stranieri provenienti in gran parte dalla Germania ma anche dall’Olanda, dall’Inghilterra e dall’Australia.
Chiunque entrava era colto da quell’effetto di rapimento e stupore che solo qualcosa di enormemente bello sa procurare. L’arte ormai è consapevolmente parte della nostra vita ed infatti sono state molte le voci di lode per la prossima collocazione della pinacoteca De Nittis e per la possibilità che verrà data in futuro di ospitare anche mostre itineranti in questo che è già di per sé un monumento; si pensi, difatti, al fascino delle sue sale con le volte di legno o affrescate che da sole - anche spoglie di ogni arredo - rappresentano un’opera d’arte, o al loggiato dove al tramonto, come diceva mons. Santeramo “le pietre si incolorano di oro e di viola” si può “vedere e sentire cantare nell’anima vostra la poesia dei tempi che furono”.

Maria Pia Villani (giugno 2005)

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