| PALAZZO DELLA
            MARRA: UN BILANCIO DEI LAVORIIl Soprintendente per i beni architettonici arch. Benedettelli
        ad un incontro organizzato dell’Archeoclub di Barletta
  L’Archeoclub ha aperto il ciclo di conferenze dedicato
              ai restauri a Barletta con il Palazzo della Marra e l’ha fatto
              chiedendo l’intervento del Soprintendente per i beni architettonici
              arch. Marcello Benedettelli. L’incontro si è tenuto
              il 26 novembre scorso presso la chiesa del Purgatorio, gentilmente
              messa a disposizione da don Gino Spadaro, la quale è non solo
              un esempio dell’arte che sa rinascere da se stessa e non vuole
              consumarsi nel tempo, ma vero e proprio simbolo della cultura a Barletta.I lavori sono stati aperti dall’avv. Flora Dileo, presidente
              dalla locale sezione dell’Archeoclub, che ha introdotto il
              tema della serata e le finalità del ciclo di incontri che
              in questa sede si sono aperti, dal titolo “Sotto il velo del
              tempo”. I restauri che negli ultimi anni si sono avvicendati,
              hanno riportato in vita gli splendori della nostra città che
              bene si prestano a congiungersi in un museo diffuso fatto di chiese,
              palazzi, dipinti e reperti preistorici. L’associazione, intende
              sollevare questo velo invitando gli esperti che hanno seguito le
              fasi dei lavori a esporne le vicende.
 Dopo i doverosi ringraziamenti agli amici che hanno collaborato
              alla realizzazione dell’evento, mentre accanto all’altare
              barocco scorrevano le immagine più belle dello storico Palazzo,
              la parola è poi passata all’arch. Benedettelli che ha
              iniziato l’intervento augurandosi che “la fine di un
              incubo non diventi l’inizio di un tormento” ora che si
              prospetta l’allocazione di parte del polo museale presso il
              Palazzo della Marra. Ne ha, quindi, illustrato la storia degli ultimi
              50 anni, irta di ostacoli e duri colpi inferti dalla natura e soprattutto
              dall’uomo, accompagnando le parole con immagini del degrado
              precedente l’ultimo restauro. “Lo Stato”, esordisce
              l’architetto, “ne diventa nel ’59 proprietario,
              mentre in città matura l’idea di sistemarci la Pinacoteca
              de Nittis, insieme ad altre collezioni. La decisione è deliberata
              dal consiglio comunale del 1977, nel momento in cui procedevano i
              lavori di restauro iniziati nel ’71. All’inizio degli
              anni ’80 la civica amministrazione cerca di ottenerne la concessione
              mentre lo stabile viene abusivamente occupato dagli sfrattati che
              danneggiano i recenti restauri e i beni che esso custodiva. All’inizio
              degli anni ’90 arrivano ad intermittenza una serie di finanziamenti
              per il recupero finché si arriva ai giorni nostri, quando,
              i lavori di un massiccio restauro stanno volgendo al termine. Per
              l’allestimento museale, la competenza è passata ad altra
              soprintendenza. Il restauro è stato fatto in funzione dei
              De Nittis” continua Benedettelli, “poiché la concessione
              d’uso del bene al Comune è funzionale alla sistemazione
              della pinacoteca. Per tale motivo i lavori sono stati portati avanti
              nell’ottica della valorizzazione di tutti i dipinti dell’artista
              barlettano che si è pensato di sistemarli sui due piani del
              Palazzo, mentre al piano terra è prevista l’accoglienza
              e la terrazza, al quarto piano, come salotto culturale per conversare
              godendo del panorama”.
 Il soprintendente si è, infine, soffermato sulla questione
              della gestione: pensare al singolo bene che viva di sé, o
              alla pinacoteca o alle mostre come metodo di autosovvenzione è illusorio.
              La soluzione per far sopravvivere un polo museale è che questo
              sia mantenuto da un unico gestore e comprenda più beni che
              interagiscano tra loro e con quelli delle realtà territoriali
              locali messe in rete.
 I saluti dell’Am-mi-ni-strazione sono stati portati dal vicesindaco
              avv. Raffaele Fiore che, dopo aver ringraziato i soci Archeoclub
              per l’attività di promozione culturale intrapresa per
              tanti anni, ha informato che il Comune ha ricevuto un finanziamento
              regionale per l’allestimento dei quadri del De Nittis, per
              i quali è anche scadenzato un evento per febbraio.
 È 
              poi intervenuto, quale rappresentante della Curia Episcopale, Don
              Pino Paolillo che ha invitato a coltivare la nostra storia, come
              anni fa quando si faceva rivivere il centro storico riproponendo
              la federiciana Fiera dell’Assunta, dal punto di vista non solo
              culturale ma anche in un’ottica turistica. Le nostre chiese
              assumono così un’enorme importanza per il turismo culturale,
              pertanto sarebbe importante una convenzione tra la Chiesa e l’Amministrazione,
              creando così un vero sistema unico culturale.
 Si è, poi, aperto un vivace dibattito con l’intervento
              del geom. Pietro Doronzo che, riprendendo il tema della gestione,
              ha precisato che questa non è solo “sbigliettamento”,
              ma è fruizione in rete: i beni devono avere un unico gestore
              che possa inserirli in un circuito più ampio.
 A questo punto i cittadini, che affollavano la bella chiesa barocca,
              hanno discusso a lungo con i relatori non solo sul Palazzo e la
              pinacoteca, ma anche sul futuro polo museale e il destino di quella
              vocazione
              turistico-culturale che da qualche anno la città intende assecondare.
 La serata si è trasformata in un forum in cui i cittadini
              hanno potuto esprimere dubbi e speranze sui beni artistici di Barletta
              manifestando la volontà a molti comune di “viverli” intensamente
              ma in maniera rispettosa. L’invito rivolto da molti all’Archeoclub è stato
              quello di continuare con questi appuntamenti per approfondire tematiche
              interessanti ma anche per permettere, a tutti coloro che a queste
              questioni sono sensibili, di trovare un luogo comune in cui esprimersi
              serenamente e conoscere le trasformazioni della nostra città.
 Maria Pia Villani (dicembre
                  2005) << vai all'indice
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