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“SVELATO” IL MISTERO DELLA CHIESA DEL PURGATORIO. IL RESTAURO, ESEGUITO DA COSIMO CILLI, RIPORTA L’EDIFICIO BAROCCO ALLO SPLENDORE DEL 1727.

Il suo nome originario è Santa Maria dei suffragi delle anime del Purgatorio, ma tutti la chiamano semplicemente la chiesa del Purgatorio, la sua costruzione è partita nel 1721 e completata nel 1727 (come è indicato nell’iscrizione scolpita sull’architrave della porta maggiore), ma da quell’anno nessun altro intervento è stato apportato alla struttura. Dopo 30 anni di chiusura e di continuo degrado, la chiesa verrà finalmente riconsegnata ai barlettani.
Termineranno, infatti, in estate i lavori di restauro iniziati nel gennaio 2001 ed eseguiti dal barlettano Cosimo Cilli. Finanziati esclusivamente dalla Curia diocesana (per questo è d’obbligo sottolineare l’operato dell’economo don Angelo Di Pasquale) l’evoluzione del cantiere è stata seguita quotidianamente e con grande entusiasmo dal rettore della chiesa don Gino Spadaro e dall’arch. Giuseppe Teseo ispettore della Sovrintendenza ai Beni Culturali di Bari.
Tra le impalcature e le coperture, è già possibile scorgere la nuova veste della chiesa che tutti ricordano dall’aspetto tetro e oscuro. In realtà l’alone di mistero che da sempre circonda la chiesa del Purgatorio (il nome non l’aiuta) deriva dalla storia travagliata che la struttura ha subito nel corso degli anni. Il puntino nero in fondo a corso Garibaldi che tutti i barlettani ricordano era in passato (ed è ritornato ad esserlo) la più importante testimonianza dell’architettura barocca in città assieme al Monte di Pietà.
In effetti la condizione delle pietre che costituiscono la facciata, prima del restauro era di completa oscurità per quanto riguarda la parte estetica, ma soprattutto riportava gravi danni anche nella struttura statica. Gli abbondanti depositi e le vere e proprie croste nere, procurati dall’inquinamento, che coprivano le superfici lapidee trasformavano la pietra in gesso provocando con un lento lavoro di erosione la perdita di materiale e minacciando la stabilità di tutto l’edificio.
In anteprima abbiamo visitato la chiesa e constatato la situazione attuale dei lavori a pochi mesi dal termine. Il nostro viaggio alla scoperta del Purgatorio comincia dall’esterno, dalla facciata sulla quale, per le condizioni che abbiamo già spiegato, è stato maggiormente impegnato il restauratore.
Quello effettuato da Cosimo Cilli è stato in assoluto il primo intervento di pulitura e restauro della struttura lapidaria esterna ma la sua eccezionalità non è dovuta solo all’unicità: le particolari tecniche utilizzate, il lavoro certosino di pulitura pietra per pietra e l’utilizzo di materiali naturali e nel rispetto dell’epoca di costruzione non sono comuni in tutti i moderni restauri.
In un primo momento è stato eseguito un lavaggio generale della facciata per ottenere il rammollimento di croste e depositi. In alcune parti come i capitelli e le piccole decorazioni che ornano la struttura esterna, le croste sono state eliminate con una particolare tecnica ad impacchi di carbonato d’ammonio, polpa di cellulosa e colla da parati per facilitarne l’adesione al supporto, tenute per un tempo determinato. Non è stata effettuata solo la pulitura ma anche la ricostruzione di una parte dei capitelli e delle parti decorate che essendo di una pietra più tenera, hanno richiesto l’uso di mezzi meccanici di precisione (microsfere) per rimuovere la patina nera. Le parti mancanti sono state integrate con pietra sagomata e fermata con perni in acciaio inox e resina bicomponente.
Il lavoro, proprio per la sua complessità ha impegnato un’équipe di 6 persone impegnate ininterrottamente per 8 mesi ed ha portato alla luce particolari che precedentemente erano completamente oscurati. Esemplare il decoro della finestra centrale.
Varcando il cancello, coevo dell’edificio ed in attesa di restauro, e superato il piccolo pronao antistante il portale ci troviamo all’interno della chiesa.
La struttura interna ha una forma quasi rotonda con tre altari, due di pietra, dedicati a S. Nicola Tolentino e all’arcangelo Raffaele, e quello maggiore di marmo, dedicato alla Madonna dei Suffragi. Ai quattro lati del tempio vi sono quattro porte: la prima conduce all’organo, la seconda alla sacrestia, la terza al campanile e l’ultima alla cripta che ha la stessa dimensione della chiesa. Le condizioni iniziali di questa parte della chiesa all’inizio dei lavori erano pessime: il pavimento risultava danneggiato da alcune parti della cupola crollate durante il terremoto del 1980.
L’intervento di Cosimo Cilli in questa parte è stato più drastico: oltre al rifacimento della pavimentazione utilizzando la pietra di Trani, è stata ricostruita la cupola. I lavori sul presbiterio e le colonne (dove sono ancora visibili gli interventi di restauro statico praticati cinque anni fa, chiusi con cemento) sono appena cominciati, mentre per i due altari laterali si attendono finanziamenti da privati.
Percorrendo vico Gloria, la stradina alla sinistra della chiesa, ritorniamo all’esterno e notando l’originario colore nero delle pietre che compongono le mura dell’edificio, ci spostiamo verso il retro. Quasi nessuno è a conoscenza dell’affresco situato in questa parte, che spunta al di sopra delle costruzioni che nel corso degli anni sono state erette in questa piazzetta e coperto dal grigio delle polveri. Scorgiamo il campanile: anche la sua struttura ha bisogno di un restauro completo.
Il restauro effettuato da Cosimo Cilli della chiesa del Purgatorio riporta agli antichi splendori una delle “cento chiese” di Barletta contribuendo notevolmente all’opera di rivalutazione del centro storico della nostra città.

Savino Dicorato (Marzo 2002)

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