| Thesaurus Musicae ConcentrationariaePubblicato dalla Rotas il primo dei 10 Volumi dell’Enciclopedia contenente centinaia di
          partiture scritte nei Lager durante la II Guerra Mondiale. L’opera del pianista e ricercatore
          Francesco Lotoro è sostenuta e patrocinata dall’Assessorato al Mediterraneo Regione Puglia
 La persecuzione, prigionia, deportazione
            e uccisione di musicisti
            durante la II Guerra Mondiale per ragioni
            pseudo-razziali, politiche, sociali e
            connesse allo status bellico è un evento
            tristemente epocale per la cultura, l’arte
            e la civiltà; in pochi anni scomparve una
            generazione di compositori, direttori d’orchestra,
            solisti e virtuosi, jazzisti e uomini
            di spettacolo.A Theresienstadt grandi musicisti toccarono
            vertici assoluti di creatività musicale
            e forgiarono un pensiero musicale che
            rende Theresienstadt crocevia della musica
            contemporanea.
 Ben sei orchestre si costituirono ad
            Auschwitz tra le quali l’orchestra dei
            polacchi di Auschwitz I, l’orchestra Romanès
            presso lo Zigeunerlager, una jazz e
            una femminile diretta da Alma Rosé.
 L’ufficiale italiano Berto Boccosi, internato
            a Saïda (Tunisia e Algeria), scrisse
            il suo capolavoro ossia l’opera in tre atti
            La lettera scarlatta ispirata all’omonimo
            romanzo di Nathaniel Hawthorne.
 A Dachau Padre Gregor Schwake, Padre
            Karl Schrammel (impiccato a Buchenwald)
            e sacerdoti o monaci benedettini e
            francescani scrissero numerose opere di
            ispirazione religiosa cristiana.
 Durante la Pasqua 1942 il coro e
            l’orchestra francese dello Stalag IVE Altenburg
            eseguirono la Messe de la Consolation
            et de l’Espoir scritta da Jean
            Lashermes mentre a Regina Coeli (Roma)
            il cappellano militare Giuseppe Morosini
            scrisse una Ninna Nanna per soprano e
            pianoforte; torturato e processato, Morosini
            fu condannato a morte e fucilato presso
            Forte Bravetta il 3.4.1944.
 A Westerbork (Paesi Bassi) si tenne
            una ricca attività musicale, ogni martedi
            si tenevano le Bunter Abend con musicisti
            del calibro di Willy Rosen e Max Ehrlich
            (deceduti ad Auschwitz); ivi Henri Jacques
            (Hans) van Collem scrisse su carta
            igienica Psalm 100 per coro maschile.
 Nell’aprile 1942 il colonnello comandante
            del 57th Infantry Philippine Regiment
            Edmund Lilly jr. si arrese con le sue
            truppe all’esercito giapponese; sopravvissuti
            alla Marcia della morte di Bataan,
            vennero trasferiti nei Campi di Shirakawa
            (Taiwan) e infine a Mukden (Manciura cinese
            occupata).
 Ai primi di febbraio 1942 Singapore
            cadde in mano giapponese e le truppe britanniche
            del 5th Field Regiment della Royal
            Artillery vennero trasferite a Changi e
            dal 17.11.1943 a Ōmori; Harry Berry e il
            sergente Derek Clarke scrissero canzoni e
            pièce teatrali.
 All’indomani delle Leggi di Norimberga
            musicisti con passaporto tedesco o
            austriaco ottennero asilo politico in Gran
            Bretagna ma allo scoppio della Guerra furono
            internati; chiamati Emigrè, per le leggi
            in tempo di guerra erano formalmente
            appartenenti a Stato belligerante.
 Migliaia di enemy aliens furono trasferiti presso i Campi australiani di Hay e
            Tatura; tra di loro musicisti quali Werner
            Baer, il rabbino della sinagoga riformata di
            Berlino Boaz Bischofswerder e suo figlio
            Felix Werder che a Tatura scrisse Symphony
            n.1, Off and Running e Psalm 127.
 Concentrazionaria è altresì la musica
            scritta nei penitenziari sottoposti ad autorità            occupante, dal Canto d’amore scritto
            nel carcere di S. Vittore in Milano dal sufi
            Gabriele Mandel sino alla musica del prigioniero
            politico Rudolf Karel, rinchiuso
            nel Vazební věznice di Praha–Pankrác.
 Torturato, colpito da dissenteria e interdetto
            dallo scrivere, Karel stese in partitura
            pianistica un Nonet e l’opera Tři
            Zlate Vlasy Děda Vševěda scrivendo con
            la carbonella vegetale su fogli incollati di
            carta igienica che il secondino Müller inviava
            fuori dal carcere; scoperto, Karel fu
            trasferito presso la Kleine Festung di Theresienstadt
            dove morì il 6.3.1945.
 Concentrazionaria è la musica scritta
            su ordine delle autorità tedesche; da
            Fester Schritt di Artur Gold imposta dal
            comandante di Treblinka Kurt Franz ai
            musicisti di Bełżec che intrattenevano gli
            ufficiali tedeschi la domenica mattina, a
            Wie lustig ist da unser Leben improvvisata
            a Sobibòr da Shaul Flajszhakier, alle Trois
            Polonaises Varsovienne arrangiate da Szimon
            Laks e scritte su ordine di un Kapò            ad Auschwitz.
 La produzione musicale concentrazionaria            è fortemente trasversale e capace di
            coinvolgere uomini, contesti e situazioni
            geograficamente e storicamente distanti
            tra loro.
 Fatte le dovute eccezioni, il musicista
            creava nei Lager a prescindere dal contesto
            logistico, fare musica creava distensione
            psicologica, stemperava attriti con i
            Kapò, dava ossigeno a energie che sarebbero
            diversamente implose nel deportato o
            indirizzate a tentativi di fuga o ribellione.
 Il compositore ebreo nel Reich non
            aveva possibilità di esecuzione pubblica          delle proprie opere ma uno dei paradossi esistenziali del Lager
          era che in esso il musicista poteva suonare, dirigere, comporre; da
          parte del Reich, assecondare l’attività musicale giocava un ruolo
          fondamentale nel mascheramento della situazione concentrazionaria
          in casi di ispezioni della Croce Rossa.
 Al di là della catastrofe storica e umanitaria, la Guerra ha
          strappato alla posterità una intelligentsia artistico-musicale che
          oggi è difficile ma immaginabile specificare e quantificare.
 Pensiamo allo Studio für Neue Musik di Theresienstadt, dove
          si sperimentavano avanzati linguaggi musicali; lo Studio per orchestra
          d’archi di Pavel Haas porta alle estreme conseguenze il
          virtuosismo del Concerto per orchestra di Béla Bartók mentre i
          Madrigali di Gideon Klein aprono la strada a un nuovo Rinascimento
          musicale del quale non sembra rimangano tracce dopo il
          1945.
 Viktor Ullmann era un musicista dagli orizzonti di linguaggio
          inimmaginabili; pupillo di Arnold Schönberg e genio che scrutava
          il futuro musicale, scrisse a Theresienstadt l’opera Der Kaiser
          von Atlantis oder Die Tod–Verweigerung su libretto di Petr Kien,
          già proiettata nella più avanzata modernità grazie all’uso brechtiano
          dello strumento teatrale con formazioni non sinfoniche.
 Ullmann avvertiva compimenti epocali che avrebbero rivoluzionato
          il pensiero umano e, riguardo a Theresienstadt, scrisse
          che essa “è servita a stimolare, non ad impedire le mie attività          musicali e che in nessun modo ci siamo seduti sulle sponde dei
          fiumi di Babilonia a piangere; il nostro rispetto per l’Arte era parimenti
          commisurato alla nostra voglia di vivere. Io sono convinto
          che tutti coloro, nella vita come nell’arte, che lottano per imporre
          un ordine al Caos, saranno d’accordo con me”.
 I Paesi Bassi hanno pagato un enorme tributo all’occupazione
          del Reich; Leo Smit, Nico Richter, Daniël Belinfante, Sim Gokkes,
          il pianista e compositore Samuel Schuijer cui furono amputate
          le mani e altri ancora non hanno scritto opere in cattività ma
          ciò è irrilevante nell’ottica del loro considerevole apporto nella
          creazione musicale maturato prima della deportazione.
 Non migliore sorte ebbero musicisti ebrei caduti nell’insurrezione
          ebraica del ghetto di Varsavia come Roman Padlewski o a
          seguito delle operazioni di rastrellamento degli Einsatzgruppen
          come Józef Koffler, avanguardia della dodecafonia nella musica
          polacca ucciso con sua moglie presso Krosno dopo la liquidazione
          del ghetto di Wieliczka.
 Il linguaggio musicale sarebbe stato profondamente diverso o
          avrebbe percorso ulteriori, inedite strade se tutti questi musicisti
          e uomini di spettacolo fossero sopravvissuti.
 Dopo 23 anni di ricerche e 10 anni di registrazioni, il pianista
          Francesco Lotoro pubblicò nel gennaio 2012 i 24 CD-volumi
          dell’Enciclopedia discografica KZ Musik che rappresenta un
          grande passo in avanti verso la pubblicazione integrale della produzione
          musicale dei Lager.
 Il Thesaurus Musicae Concentrationariae è una Enciclopedia in
          quattro lingue (italiano, inglese, francese e tedesco) che pubblica in
          partitura le opere scritte nei Lager dal 1933 al 1945; ogni volume
          contiene CD con le esecuzioni delle opere contenute nel volume,
          introduzione, schede dei Campi dai quali provengono le opere pubblicate,
          schede biografiche dei compositori, bibliografia.
 Il Thesaurus Musicae Concentrationariae costituisce la seconda
          pietra di un edificio; una terza pietra dovrà essere la fondazione
          presso una sede idonea di un Istituto interamente dedito a
          ricerca, studio, salvaguardia, catalogazione, registrazione discografica
          e pubblicazione enciclopedica della produzione musicale
          concentrazionaria.
 (novembre 2012) |