| Barletta provincia,  un’attesa lunga due secoli 1806-2004:  Quindici date e dieci istanze per ottenere l’ambito riconoscimento.Nessuna da  parte di Andria e Trani. E dunque perché irritarsi tanto, se il 
            governo  centrale s’è limitato a sancire una semplice presa di atto della storia?
 Breve cronistoria della istituzione della provincia detta della Valle dell’Ofanto L’aspirazione, sia pure ancora inespressa ma  sottintesa, partì quando Giuseppe Napoleone, l’8 agosto 1806, appena  eletto re di Napoli, richiamandosi alla ripartizione territoriale francese,  divise il territorio del Regno in dipartimenti e questi a loro volta in  distretti, amministrati da un sottintendente.Barletta, capoluogo del Comprensorio della Valle  dell’Ofanto nell’ambito del Dipartimento di Bari, comprendeva a sua volta i  Comuni di Trani, Bisceglie, Molfetta sulla costa, Andria, Canosa, Corato, Terlizzi,  Ruvo, Minervino, Spinazzola all’interno.
 La riforma francese invero era ispirata ad un  profondo rinnovamento non solo territoriale ma anche amministrativo perché  infatti quel governo soppresse alcuni uffici che, nati quando Barletta era Caput  Regionis, nel tempo avevano finito col perdere i contenuti della loro  funzione. Per questo motivo il sovrano francese, mentre assegnava alla città  una rilevante configurazione territoriale e amministrativa, al tempo stesso  ordinò la eliminazione di quelle forme di governo ormai obsolete o quiescenti  come il Tribunale del Regio Portulanato, la figura del Regio Governatore, la  direzione del Corpo regionale di artiglieria e la sede provinciale della  Dogana.
 Il 16 giugno 1854 rappresenta la prima vera  data per l’istituzione della provincia della Valle dell’Ofanto, quando le  autorità municipali di Barletta presentarono a Ferdinando II di Borbone una  lunga circostanziata relazione del sottintendente Santoro a favore  dell’elevazione ad intendenza - cioè a provincia - del vasto e ricco  circondario di cui Barletta era già capoluogo da quasi mezzo secolo.
 Quando pareva che l’istanza per l’elevazione di  Barletta a intendenza stesse per concretizzarsi, prima la malattia di  Ferdinando II, che lo avrebbe ucciso dopo poco tempo, e poi l’annessione del  Regno delle Due Sicilie al Piemonte, con tutte le luttuose vicissitudini che  seguirono, fecero accantonare momentaneamente la richiesta.
 Ci vorranno oltre cinquant’anni perché la proposta  del Santoro riprendesse corpo. Sarà infatti riproposta nel 1910,  sorretta da uno studio teso a dimostrare gli effetti positivi della istituzione  della nuova provincia. Ma prima la guerra Italo-Turca del 1912 e poi la prima  Guerra Mondiale (1914 -1918) insabbiarono l’istanza.
 Il 17 giugno 1923 il Comitato per la  istituzione della Sesta Provincia della Valle dell’Ofanto, costituitosi a  Barletta e formato da rappresentanti di tutti e dodici i Comuni aderenti,  sottoscrissero e presentarono al Governo una terza richiesta.
 Il 21 ottobre 1926, mentre si era in attesa di  riscontri, fu emanata la legge n. 1890 che soppresse tutte le sottoprefetture,  tranne quelle da elevare a provincia. A Barletta, soppresso il Circondario,  rimase la Sottoprefettura, così un altro tassello sembrò andare al posto suo  nella prospettiva dell’istituzione del nuovo ente. Questa situazione  d’incertezza si protrasse fino agli anni Trenta, quando finalmente s’ebbe  sentore che il Governo si apprestava a preparare il Decreto istitutivo. Ma a  questo punto avvenne l’imponderabile.
 E veniamo ai fatti del 1931. Quell’anno la  municipalità di Barletta decise l’erezione di un monumento al Fieramosca  celebrativo della Disfida di Barletta. Ma perché “di Barletta?” argomentò  uno studioso di Trani, se il terreno dove era avvenuta la Disfida rientrava  su un’area tranese? Il contrasto, di lana caprina, offrì però lo spunto a  degli autorevoli personaggi baresi per mediare fra le opposte tesi, offrendo la  propria disponibilità a collocare l’erigendo monumento su una piazza di Bari.  Apriti cielo! Successe il finimondo, Bari inasprì la querelle, che  avrebbe potuto invece essere stemperata con un po’ più di buonsenso, e le forze  dell’ordine, mandate appositamente da Bari con intenti repressivi, spararono  sulla folla uccidendo due ignari cittadini e ferendone alcune decine.  L’episodio rimbalzò sulle cronache nazionali e all’estero la sedizione di  Barletta fu presentata all’opinione pubblica europea come il tentativo di  rivolta di una città ostile al regime fascista. Ci mancava anche questo! Così a  Roma fu facile ai gerarchi baresi presentare la città di Barletta sotto una  cattiva luce, per cui l’istanza per l’istituzione della nuova provincia venne  insabbiata.
 Passata la tragedia del secondo conflitto mondiale,  mentre il Governo nazionale insediato a Salerno attendeva la liberazione di  Roma dai Tedeschi e l’arrivo degli Alleati, il rinato Comitato per  l’istituzione della nuova Provincia di Barletta, in data 27 febbraio  1945, inoltrò un’istanza al maresciallo Pietro Badoglio. Restata senza  risposta la prima, una seconda istanza venne inoltrata al capo del Governo  Alcide De Gasperi il 2 settembre 1947, ma anche questa fu ignorata. E in  realtà, in quei frangenti, ben altro passava per la mente dello statista  trentino.
 Il 12 dicembre 1958, alcuni deputati  presentarono alla Camera la proposta di legge n. 712 per la istituzione della  nuova provincia, istanza riproposta dal sindaco Palmitessa il 13 marzo del  1960, sotto forma di richiesta di istituzione di delegazione di prefettura.  L’istanza sarà ripresentata dieci anni dopo, il 20 luglio 1970, dall’on.  Tito Manlio Cassandro con proposta di legge n. 2663.
 A contribuire - indirettamente - al rilancio  dell’iniziativa, subentrò, negli anni Settanta, l’istituzione del  Comprensorio del Nord Barese il quale disegnò i confini ideali geografici  ed economici di quella che avrebbe potuto essere la nuova realtà territoriale,  alla quale aderirono i Comuni di Andria, Barletta, Bisceglie, Canosa, Corato,  Minervino, Ruvo, Spinazzola e Trani. Nella prospettiva della istituzione della  nuova provincia, esso costituì certo, per almeno dieci anni, un valido  laboratorio sperimentale.
 Il 3 novembre del 1979, il sen. Dante Cioce  presentò alla Presidenza del Senato la proposta di istituzione della Provincia  di Barletta, proposta che trovò qualche difficoltà ad essere accettata, sia per  l’appartenenza del sen. Cioce ad un partito minore dello schieramento  maggioritario e sia perché andava a sovrapporsi alla ingombrante presenza del  Comprensorio del Nord Barese.
 A fianco dell’attività svolta dal Comprensorio, si  andava in quegli anni consolidando anche il grande sforzo promosso dal nuovo Comitato  per l’istituzione della nuova provincia di Barletta, coordinato da Carlo  Ettore Borgia, Domenico Borraccino e don Luigi Filannino, instancabili  animatori di iniziative dirette al raggiungimento del tanto sospirato  obiettivo, sorretto di volta in volta dall’attività dei parlamentari pro  tempore, i senatori Cioce, Gissi, Dipaola e Tatò, nonché gli onorevoli Sinisi e  Rossi.
 Venendo ora a tempi a noi più vicini, il 3  settembre 1999 dodici città del Comprensorio del Nord-Barese (negli ultimi  tempi avevano aderito anche le città di Margherita di Savoia, San Ferdinando di  Puglia e Trinitapoli) sottoscrissero un documento unitario per la istituzione  della nuova provincia policentrica di Barletta-Andria-Trani (allora aderivano  ancora Ruvo e Corato) che fu presentata a Massimo D’Alema, a quel tempo  presidente del Consiglio dei Ministri.
 Ma poco dopo le Camere furono sciolte e bisognò  aspettare la nuova legislatura per presentare - il 6 giugno 2001 -  l’ultima delle numerose proposte di legge per la istituzione della sesta  provincia pugliese. Il 16 ottobre la proposta passò in Commissione Bilancio e  Tesoro, il 4 marzo 2002 fu discussa alla Camera che, il 29 ottobre 2003, approvò  il disegno di legge, ratificato in via definitiva dal voto del Senato il 19  maggio 2004.
   
            
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                La Sesta Provincia pugliese, un’attesa lunga due secoli E finalmente il 19 maggio del 2004,  dopo un’attesa lunga due secoli, si coronava il sogno che la città di Barletta  diventasse capoluogo di provincia, sia pure una provincia policentrica, insieme  alle città di Andria e di Trani.Era infatti dai tempi della nascita  del Distretto o Sottintendenza della Valle dell’Ofanto con capoluogo  Barletta (1806), che la città coltivava l’aspirazione a ridiventare provincia  come lo era già stata nel Medioevo, esattamente per cinque secoli, dalla  distruzione di Bari del 1156 alla terribile pestilenza del 1656. Poi,  esattamente dopo 150 anni, e cioè nel 1806, Giuseppe Napoleone, re di Napoli,  nel ridisegnare la mappa territoriale del Regno, aveva ripartito la regione in dipartimenti o intendenze, e queste in distretti e alla  nostra città era così toccato di diventare capoluogo di distretto e sede di  sottointendenza, comprendenti le città di Andria, Barletta, Bisceglie,  Canosa di Puglia, Corato, Minervino Murge, Molfetta, Ruvo, Spinazzola,  Terlizzi, Trani. Configurazione territoriale che manterrà fino al 1927. Era il  primo significativo passo di un riconoscimento.
 Da quel momento la città non si  stancherà di indirizzare una lunga serie di istanze ai governi che si  succederanno negli anni e delle quali offriamo a parte un riepilogo, istanze  che si sono infine concluse positivamente con l’istituzione della nuova  provincia policentrica di Barletta-Andria-Trani, che comprende anche i Comuni  di Bisceglie, Canosa di Puglia, Minervino Murge, Spinazzola, Margherita di  Savoia, Trinitapoli e San Ferdinando di Puglia.
 |    Renato Russo (gennaio 2008) << vai all'indice del canale |