| Secondo la Corte dei Conti
 Disastrosa la soppressione delle province
 Possibile che solo il Governo non se ne sia accorto?
  Il presidente dell’Upi, Antonio Saitta, commentando il testo del
            documento consegnato dalla Corte dei Conti alla Commissione
            del Senato, nel quale la magistratura contabile conferma il giudizio
            critico già espresso alla Camera dei deputati, ha dichiarato:            “Nell’audizione alla Commissione Affari Costituzionali del
            Senato, la Corte dei Conti ha ribadito che la riforma Delrio sulle
            Province non produrrà risparmi nell’immediato ed è talmente
            complessa che di certo porterà all’aumento dei costi. I costituzionalisti
            chiamati ad esprimere il loro parere hanno chiarito tutti i
            dubbi di incostituzionalità del testo. Chi altro ancora deve attestare
            che questa legge è costosa, che produrrà caos, che genererà            effetti devastanti sui territori e sul bilancio dello Stato, perché lo
            capiscano anche il Parlamento e il Governo”?“A proposito delle città metropolitane la Corte dei Conti segnala
            il rischio di “ipertrofia organizzativa” e di “carattere eccentrico”            della previsione della divisione in comuni della Città metropolitana
            perché produrrebbe nuovi enti. Quanto alle funzioni,
            la Corte stigmatizza il procedimento di svuotamento previsto e,
            facendo l’esempio dell’edilizia scolastica, parla di funzioni anche
            operative che eccedono la dimensione comunale e che quindi devono
            restare alle Province.
 Ma il giudizio netto della magistratura contabile è sui risparmi:
            scrive infatti la Corte dei Conti che è del tutto improbabile che
            una riorganizzazione di così complessa portata sia improduttiva
            di costi e che i risparmi nell’immediato sono di entità contenuta,
            mentre i costi sono considerati talmente certi che si sottolinea la
            necessità di trovare adeguate coperture. Ci aspettiamo che almeno
            in Senato un richiamo di allerta così importante non resti lettera
            morta. Altrimenti qualcuno, Governo o Parlamento, dichiari
            apertamente che anche se la riforma porterà ad un forte aumento
            della spesa pubblica e al caos, si porterà avanti perché è stata annunciata:
            almeno i cittadini sapranno a quale follia si sta andando
            incontro”.
 Ma cosa accadrà con la legge Delrio?
 Se diventerà operativa, la legge Delrio non cancellerà del tutto
            le province, ma le trasformerà riducendone contenuti e finalità,
            conseguendo un risultato a nostro parere ibrido e contraddittorio
            con le finalità iniziali della normativa.
 Assisteremo così non alla soppressione, ma alla trasformazione
            dei consigli provinciali in assemblee dei sindaci che lavoreranno
            a titolo gratuito (e vada per la BAT che conta appena dieci comuni,
            ma che avverrà per quelle province che di comuni ne hanno
            cento?).
 E inoltre, saranno istituite nove città metropolitane, mentre
            sarà disciplinata con un’apposita legge la fusione dei comuni.
 Prospettive inquietanti. Gli effetti della nuova normativa non tarderanno
            a farsi sentire, come la già annunciata cancellazione delle
            prossime elezioni del 2014 per le 52 province in scadenza e per le
            20 commissariate. Nell’intento del legislatore, le nuove province
            dovrebbero comprendere aree più vaste di quelle attuali e i loro
            rappresentanti dovrebbero essere designati non più dai cittadini
            ma dagli amministratori locali che sceglieranno i sindaci dei comuni
            del territorio. Rispetto a quanto accade oggi non bisognerà            pagare più gli stipendi a presidente, consiglieri e assessori. Così,
            in definitiva, al compimento della riforma, dovrebbe essere la
            nuova struttura periferica amministrativa dello Stato.
 
            (febbraio 2014)           << vai all'indice del canale |