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Dieci città un territorio di Renato Russo - Editrice Rotas

 

 


Secondo la Corte dei Conti
Disastrosa la soppressione delle province
Possibile che solo il Governo non se ne sia accorto?

Il presidente dell’Upi, Antonio Saitta, commentando il testo del documento consegnato dalla Corte dei Conti alla Commissione del Senato, nel quale la magistratura contabile conferma il giudizio critico già espresso alla Camera dei deputati, ha dichiarato: “Nell’audizione alla Commissione Affari Costituzionali del Senato, la Corte dei Conti ha ribadito che la riforma Delrio sulle Province non produrrà risparmi nell’immediato ed è talmente complessa che di certo porterà all’aumento dei costi. I costituzionalisti chiamati ad esprimere il loro parere hanno chiarito tutti i dubbi di incostituzionalità del testo. Chi altro ancora deve attestare che questa legge è costosa, che produrrà caos, che genererà effetti devastanti sui territori e sul bilancio dello Stato, perché lo capiscano anche il Parlamento e il Governo”?
“A proposito delle città metropolitane la Corte dei Conti segnala il rischio di “ipertrofia organizzativa” e di “carattere eccentrico” della previsione della divisione in comuni della Città metropolitana perché produrrebbe nuovi enti. Quanto alle funzioni, la Corte stigmatizza il procedimento di svuotamento previsto e, facendo l’esempio dell’edilizia scolastica, parla di funzioni anche operative che eccedono la dimensione comunale e che quindi devono restare alle Province.
Ma il giudizio netto della magistratura contabile è sui risparmi: scrive infatti la Corte dei Conti che è del tutto improbabile che una riorganizzazione di così complessa portata sia improduttiva di costi e che i risparmi nell’immediato sono di entità contenuta, mentre i costi sono considerati talmente certi che si sottolinea la necessità di trovare adeguate coperture. Ci aspettiamo che almeno in Senato un richiamo di allerta così importante non resti lettera morta. Altrimenti qualcuno, Governo o Parlamento, dichiari apertamente che anche se la riforma porterà ad un forte aumento della spesa pubblica e al caos, si porterà avanti perché è stata annunciata: almeno i cittadini sapranno a quale follia si sta andando incontro”.
Ma cosa accadrà con la legge Delrio?
Se diventerà operativa, la legge Delrio non cancellerà del tutto le province, ma le trasformerà riducendone contenuti e finalità, conseguendo un risultato a nostro parere ibrido e contraddittorio con le finalità iniziali della normativa.
Assisteremo così non alla soppressione, ma alla trasformazione dei consigli provinciali in assemblee dei sindaci che lavoreranno a titolo gratuito (e vada per la BAT che conta appena dieci comuni, ma che avverrà per quelle province che di comuni ne hanno cento?).
E inoltre, saranno istituite nove città metropolitane, mentre sarà disciplinata con un’apposita legge la fusione dei comuni.
Prospettive inquietanti. Gli effetti della nuova normativa non tarderanno a farsi sentire, come la già annunciata cancellazione delle prossime elezioni del 2014 per le 52 province in scadenza e per le 20 commissariate. Nell’intento del legislatore, le nuove province dovrebbero comprendere aree più vaste di quelle attuali e i loro rappresentanti dovrebbero essere designati non più dai cittadini ma dagli amministratori locali che sceglieranno i sindaci dei comuni del territorio. Rispetto a quanto accade oggi non bisognerà pagare più gli stipendi a presidente, consiglieri e assessori. Così, in definitiva, al compimento della riforma, dovrebbe essere la nuova struttura periferica amministrativa dello Stato.

(febbraio 2014)

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