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La BAT di fronte a nuove sfide economiche: la vera ripresa sembra ancora lontana

Questo articolo rappresenta la seconda parte di quello apparso sul precedente numero di maggio de Il Fieramosca dal titolo “Il distretto industriale di Barletta di fronte a nuove difficoltà, alla ricerca di nuove prospettive” in cui è stato messo in evidenza, commentando i dati recenti dell’Osservatorio Nazionale dei Distretti Italiani, che il distretto industriale di Barletta, che comprende quasi tutta la provincia BAT - con esclusione di Bisceglie che costituisce insieme a Molfetta, Terlizzi e Giovinazzo un altro sistema produttivo, secondo la classificazione ISTAT dei sistemi locali del lavoro italiani - sta attraversando un nuovo periodo di difficoltà. Le esportazioni, che seppur in misura minima avevano dato fiato alla ripresa dopo la grave crisi mondiale scoppiata nel 2008, non sono in grado di controbilanciare le difficoltà strutturali di un apparato produttivo che fatica a innovarsi, calato per altro in un contesto sociale e istituzionale che presenta molte diseconomie.
Nel presente articolo, commentiamo i dati recentemente pubblicati dall’Osservatorio Banche-Imprese, che evidenziano la perdita di competitività della BAT negli ultimi dodici anni, un fenomeno già in atto negli anni ’90 e che dovrebbe proseguire anche nei prossimi anni. Secondo l’Osservatorio Banche-Imprese i tre comuni capoluogo della BAT, in cui si concentrano due terzi del reddito prodotto nell’intera provincia BAT, si collocano attualmente negli ultimi cinque posti della graduatoria dei comuni capoluogo di provincia dell’intero Mezzogiorno.
Vediamo dunque nel dettaglio i dati dell’Osservatorio Banche- Imprese contenuti nel Rapporto OBI 2013 sul valore aggiunto nei comuni del Mezzogiorno.
La perdita di competitività del sistema economico della BAT.
I dati sul reddito prodotto nella BAT a partire dal 2000 mostrano una chiara tendenza di lungo periodo negativa, aggravatasi durante il periodo della grande crisi mondiale scoppiata nel 2008. Il buon recupero manifestato nel 2011 è stato poi seguito dalla nuova fase recessiva del 2012, ancora in atto. A fronte di un valore aggiunto della produzione pari a 4.275,5 milioni di euro registrato nel 2000, valutato a prezzi 2005, nel 2012 si assiste ad una contrazione in termini reali, cioè sempre a prezzi del 2005, pari a -221,6 milioni di euro, in termini percentuali pari a -5,2%.
I comuni che maggiormente hanno subito il tracollo economico sono i comuni di Barletta (-6,3%) e Trani (-6,1%). Più allineati con il valore della media provinciale sono i comuni di Bisceglie, Spinazzola, Canosa, Minervino, Andria. Più contenuta è stata la perdita nei comuni di San Ferdinando e Trinitapoli. Unica eccezione, con una variazione positiva, è quella di Margherita di Savoia che ha registrato un lieve incremento, pari a +0,5%.
Andria, Barletta e Trani fanalino di coda dei comuni capoluogo di provincia del Mezzogiorno.
La perdita di competitività del sistema economico della BAT si riflette nel reddito prodotto procapite dei Comuni capoluogo, che si collocano negli ultimi posti della graduatoria dei comuni capoluogo di provincia del Mezzogiorno: Trani al 43° posto, Barletta al 44° ed Andria al 47°, cioè all’ultimo posto.
I tre comuni capoluogo della BAT, in cui si concentrano i due terzi del reddito prodotto totale della provincia, presentano un reddito procapite inferiore alla media complessiva del Mezzogiorno, che si fa ancora più marcato se paragonato alla sola media dei 47 comuni capoluogo.
Forte è il distacco che separa i tre comuni capoluogo della BAT da Cagliari che è il primo in graduatoria, come pure da Lecce che è il secondo in graduatoria.
Il calo dell’occupazione nella BAT: persi oltre 15 mila posti di lavoro fra il 2008 e il 2012.
Se la situazione sul versante del reddito è grave, drammatica è sul versante occupazionale, dove i dati ISTAT a livello di sistemi locali del lavoro manifestano un calo occupazionale del sistema locale di Barletta (tutta la BAT con esclusione di Bisceglie) pari a circa 10 mila posti di lavoro tra il 2008 e il 2011. Se poi consideriamo
anche i dati di Bisceglie - il cui sistema locale del lavoro, che comprende anche Molfetta, Giovinazzo e Terlizzi, ha registrato anch’esso una vistosa perdita, il calo dell’intera BAT supera i 10 mila posti di lavoro persi nel periodo post crisi 2008.
Ovviamente questi dati non contemplano il 2012, che nonè stato certamente positivo, come emerge dai dati sul reddito prodotto, che è diminuito nella BAT di ben 143 milioni di reddito, rispetto al 2011 (anno che aveva fatto registrare un significativo recupero), per cui possiamo stimare che nel 2012 siano andati persi almeno 4.000 posti di lavoro, ragion per cui la stima dei posti di lavoro persi nella BAT fra il 2008 e il 2012 dovrebbe essere di oltre 15 mila unità.
Le sfide future: uscire fuori dalla lunga depressione.
I dati economici qui presentati, sia quelli sul reddito prodotto che sull’occupazione, fanno emergere un periodo di lunga recessione in cui si trova la BAT dall’inizio degli anni 2000, caratterizzata da perdita di occupazione, che gli economisti chiamano depressione.
Tale periodo pare destinato a perdurare, poiché le previsioni a medio termine, pur evidenziando una possibilità di ripresa, evidenziano pure che tale ripresa sarà debole e lascerà nei prossimi anni il reddito prodotto ancora sotto il livello del 2000.
La domanda a questo punto è: come potrà il sistema economico della BAT sfuggire alla trappola della depressione in cuiè venuto a trovarsi negli ultimi dodici anni?
Le forze fondamentali che si confronteranno nei prossimi anni nel determinare le possibilità di sfuggire alla trappola della depressione sono: • quella della dinamica della ripresa a livello internazionale, che si prevede lenta nei Paesi industrializzati e ancora sostenuta in alcuni Paesi in via di sviluppo (Cina, India, Brasile, Russia, Sud Africa, a cui potrebbero aggiungersene altri); • quella della dinamica dell’economia italiana, che sconterà nei prossimi anni gli effetti delle politiche di austerity di questi ultimi anni e quindi, se riprenderà a crescere, crescerà lentamente; • la dinamica delle politiche di sviluppo locale che, se le forze economiche e sociali e istituzionali del territorio sapranno mettere in campo una strategia per la crescita e lo sviluppo di medio-lungo periodo, utilizzando al meglio le risorse della programmazione comunitaria 2014-2020, potrebbe iniziare ad incidere sui punti di debolezza del sistema socio-economico locale e cercare di privilegiare quelle azioni che potrebbero consentire al tessuto produttivo locale più innovativo di agganciarsi alle economie mondiali in rapida crescita e alle economie del centro nord Italia che manifestano tendenze lievemente in crescita rispetto alla media nazionale.

Emmanuele Daluiso
vice presidente Euro*IDEES-Bruxelles
(giugno 2013)

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