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              PUÒ GIUSTIFICARE
            L’ECCIDIO DEL 12 SETTEMBRE ‘43, NEPPURE “LA COLLERA
            DI UN UFFICIALE”… Ci sono due modalità per scrivere di storia, una contemporanea
            agli eventi e scritta a caldo dallo storico, testimonianza vivente
            nei tempi degli accadimenti, e un’altra postuma, esito di fortunate
            ricerche negli anni con ritrovamenti di documenti già inaccessibili
            o volutamente occultati che la rendono più o meno veritiera.
 Del resto mons. Damato, autore del libro L’occupazione tedesca
            a Barletta, nell’introduzione afferma: “Di quanto ho
            riportato, avvenimenti ed episodi, la Storia giudicherà obiettivamente
            quando saranno noti e palesi ordini e documenti per cui le sarà dato
            di poter affermare, e gli animi appunto allora assopiti dalle loro
            odiosità, a chi debba attribuirsi la causa e la responsabilità degli
            scontri avvenuti tra le truppe tedesche e le forze italiane…”
 Noto è l’ordine O. P. 44: “Considerate le truppe
            germaniche come nemiche ed agite”, ordine ignoto all’epoca
            dei fatti ed ecco la storia scritta molto dopo, che rende questi
            palesi e ne trae conclusioni ben diverse da chi fa storia solo contemporanea.
 Nella prefazione al citato libro, Oronzo Pedico riconosce all’autore “profondo
            amore per la verità” ma anche aggiunge e sottolinea “la
            preoccupazione storica dello sviluppo degli avvenimenti” da
            parte del Damato, quasi a presagire la revisione storica.
 Le acquisite conoscenze di nuovi fatti danno un senso diverso alla
            storia che può modificare il giudizio su personaggi e loro
            condotte, a volte esaltati anche se artefici di atrocità o
            vilipesi anche se autentici eroi di obbedienza al dovere, ma che
            in fondo offrono una interpretazione più vicina alla verità in
            quanto accaduto.
 Un ampio spazio come intercapedine divide la memoria della storia
            e questa va riempita da documentazioni valide per aver contezza dei
            fatti. Ma i documenti ritrovati racchiudono davvero tutta intera
            la verità? E la loro interpretazione non è offuscata
            dalla fede ideologica di chi la manipola? È proprio il caso
            di dire che di ogni verità anche il contrario è vero.-
 Molta luce è stata fatta sul settembre 1943 a Barletta, così che
            nessuno può confondere con il buio del proprio credo, tanto
            che mons. Damato, se fosse ancora fra noi, non esiterebbe a riconoscere
            che un piano di rappresaglia era all’epoca degli eventi ordine
            esecutivo per la Wehrmacht. Come è possibile altrimenti spiegare
            gli eccidi gratuitamente effettuati nella marcia di avvicinamento
            a Barletta delle truppe tedesche senza che alcuno ne avesse provocata
            la reazione?
 Barletta, come dimostrato da documenti ineccepibili, era nelle mire
            del comando tedesco in considerazione della sua posizione strategica
            e della ricchezza dei suoi numerosi depositi di provvigioni, tanto
            che l’episodio di sabato 11 settembre (l’uccisione dei
            tedeschi in piazza Roma), certamente condannabile, resta nella storia
            come la piccola scintilla che in tante vicende acceca ed accende
            comportamenti di atroce disumanità.
 Gli eroici episodi del 10 settembre rappresentano l’alba della
            rinascita di una Nazione che parte dalla Resistenza di Barletta.
 La collera di un ufficiale ferito alla mano, sul luogo dell’eccidio,
            resta solo una favola dell’immaginario collettivo: il piano
            di ritorsione e rappresaglia era un ordine esecutivo per la Wehrmacht.
 Pasquale Pedico (ottobre 2005) << vai all'indice
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