| Sgarbi barlettani Così  parlò Vittorio Sgarbi, ospite d’onore all’inaugurazione della  Pinacoteca “Giuseppe De Nittis” e della mostra “Zandomeneghi-De  Nittis-Renoir - I pittori della felicità” Non sapevo affatto di essere il  Presidente della commissione scientifica della mostra, dunque non sapevo di  dover essere qui, stamattina. Ma poi mi ha telefonato il vostro Sindaco,  persona civile e garbata, e non ho voluto mancare all’appuntamento” Ha esordito  così, folleggiando poi da par suo, Vittorio  Sgarbi, ospite d’onore  all’inaugurazione della Pinacoteca “Giuseppe De Nittis” e della mostra  “Zandomeneghi, De Nittis, Renoir - I pittori della felicità”.  “Ho conosciuto  Paloschi, il presidente di Arthemisia, in occasione di una brutta mostra sul  Perugino organizzata da loro. Che non ne avevano colpa: è brutto il Perugino.  Credo che Paloschi, allora, mi abbia odiato per aver detto questo, ma adesso  che stiamo collaborando si è accorto che sono buono e si è innamorato di me.”
 “Barletta ora  ha anche la Pinacoteca, perciò non è più un paese, è una città. E ha tutte le  carte in regola per essere capoluogo di provincia. Certo, la provincia è  policentrica, e Andria è un centro importante, ma Barletta ha un indiscutibile  primato” ha proseguito Sgarbi, che non ha sollevato una standing ovation solo perché non era, in quel luogo e in quel momento, politicamente corretto.
 Poi è entrato nel vivo dell’argomento: “De Nittis è  stato un grande nel suo genere, un pittore perfetto perché è morto giovane, e  non ha avuto il tempo di invecchiare male, magari facendo cose brutte. Dunque  la sua produzione è tutta bella, tutta di qualità”
 Comprendo l’accostamento De Nittis-Renoir ma  Zandomeneghi che c’entra? Le parole affettuose riservate a De Nittis ci sono  sembrate sincere, mentre Sgarbi andava a ruota libera sulla mostra “che non ho  ancora visto. Ma se comprendo l’accostamento a De Nittis di un grande come  Renoir, non capisco cosa c’entri Zandomeneghi, che non è stato eccelso, che a  Parigi è rimasto un provinciale, non è diventato parigino, quando Renoir,  invece, diventava veneziano. Renoir è Giorgione, è il Tintoretto, è il  Cinquecento veneziano. Le tele di Zandomeneghi sono tutte uguali, noiose.  Evidentemente, la pittura mediocre di Zandomeneghi serve ad esaltare l’ottimo  De Nittis”
 Noi, molto sommessamente, non condividiamo del tutto  il parere del grande critico. Certo, le emozioni che produce De Nittis e il  genio lampante di Renoir sono cosa unica, ma anche Zandomeneghi ha guizzi di  colore e abbagli di luce, e in certi volti ci sembra di intravedere un anticipo  di verismo. D’altra parte i giudizi di un critico atipico come Vittorio Sgarbi  sono sempre netti, tranciati, senza margine di trattativa.
 Ne ha avute per tutti, Sgarbi. Anche per Skira che ha  prodotto il catalogo: “Un catalogo non perfetto, dove alcuni bellissimi quadri  sono riprodotti male e un capolavoro assoluto come La Baigneuse di Renoir non è stato  messo a tutta  pagina”.
 Va bene la mostra su Zandomeneghi, però la Pinacoteca  De Nittis è un’altra cosa! E poi, una dichiarazione onesta e insieme dotta,  contenente una filosofia del gusto artistico. “Questa mostra è sicuramente  valida, con cose molto rilevanti, per quanto può essere rilevante la pittura  dell’800, che a me non dice molto perché non contiene elementi metafisici, come  la grande pittura religiosa della nostra tradizione. L’800 è borghese,  orizzontale, e proprio per questo piace tanto, e le mostre dedicate all’800  riscuotono notevole successo di pubblico. Però - ha ripreso - De Nittis è  poliedrico, è la Puglia, è Napoli, è Parigi, è Leontine, perciò è completo e  ricco”
 “Io stesso” ci ha sorpresi “possiedo un quadro di De  Nittis al quale tengo molto. È bellissimo, moderno, con un tratto che ricorda  Giorgio Morandi”. Poi, durante la visita alla mostra, la proposta inaspettata  “Il prossimo anno fate una nuova temporanea con un solo quadro in esposizione,  il mio De Nittis, e la chiamate Il De Nittis di Sgarbi”.
 Noi la troviamo un’idea molto carina, magari con un  contorno da studiare.
 Le strade della promozione culturale (compresa quella  di grande qualità) si sa, passano anche per il richiamo e le suggestioni  mediatiche.
 Carmen Palmiotta (aprile 2007) << vai all'indice del canale |