| Canne: fatti, misfatti e  retroscena.
 Che fare? È tempo di agire
 Di tanto in tanto,  occasionato da un episodio estemporaneo, si riaccendono i riflettori su Canne  della Battaglia. Può essere il crollo di un muro, l’incendio della sterpaglia  nel mese di agosto, un generale americano di passaggio dal sito. Questa volta,  la dimenticanza dell’inserimento della nostra stazione archeologica nell’elenco  dei poli museali di prossima catalogazione. Ad accorgersene per primo, Pietro  Doronzo; a intervenire sul ministero per rimediare alla dimenticanza, il  sindaco Pasquale Cascella. Tutto è cominciato martedì  13 gennaio con l’articolo della Gazzetta firmato da Pietro Doronzo (presidente  dell’Archeoclub d’Italia - sezione di Barletta) intitolato: “E il ministero si  scordò di Canne, nascono i poli museali e nel decreto istitutivo non c’è la  nostra zona archeologica”.Pronta la replica del  sindaco Cascella che il giorno stesso ha inoltrato una lettera al ministro dei  Beni Culturali Franceschini, il quale con una tempestiva telefonata, nella  giornata del 14, assicurava il nostro sindaco che “il decreto è aperto e Canne  avrà la valorizzazione che merita”. Nel corso della chiacchierata il ministro  informava il nostro sindaco che si trattava solo di un primo elenco che sarebbe  stato integrato da altre aree archeologiche dove erano previste altre campagne  di scavo. Ulteriori riflessioni pervenivano alla stampa attraverso una nota  informativa dell’Ufficio Comunicazione del Comune. Da ultimo, venerdì 16,  Ruggiero Mennea e Dario Damiani, rispettivamente consigliere regionale del PD e  capogruppo di FI in Consiglio Comunale, manifestavano i propri convincimenti.
 Il primo, in particolare, ha  riepilogato in modo articolato e propositivo, le problematiche del sito e le  sue prospettive di rinascita, sfiorate tante volte eppure mai realizzate,  innanzi tutto per mancanza di coordinamento operativo, poi per certo  astrattismo verboso e qualche condizionamento da parte degli addetti ai lavori.  Le cause sono molteplici e complesse e alcune vengono da molto lontano (vi  accenneremo soltanto) come la lunga, storica contrapposizione fra alcuni  fautori del sito annibalico e altri del sito medievale (indimenticabile la  ultraventennale diatriba fra Carlo Borgia e Raffaele Iorio, con Peppino Savasta  a frapporsi come terzo incomodo perorando la causa della valorizzazione di  un’area cannense preistorica).
 Ma senza andare così  lontano, anche in epoca più recente basterà ricordare il lento, inesorabile  decadimento dovuto ad un duplice disinteresse: della Sovrintendenza  archeologica alle Antichità che ha sempre considerato il sito solo medievale  (con rade attestazioni preistoriche), in qual certa misura assecondata dalle  amministrazioni comunali che si sono succedute negli ultimi decenni; e  dall’“appropriazione” del sito da parte di un’associazione locale che ne ha  fatto oggetto di un proprio personale infeudamento, allontanando  progressivamente (negli ultimi tre lustri) tutti quegli studi, convegni,  interessi archeologici che un tempo arricchivano il campo cognitivo di quel  nobile sito (è un dato storico inconfutabile) determinando un progressivo  impoverimento, fino alla chiusura del bookshop, estremo baluardo contro la  rarefazione e la disaffezione dei turisti (per saperne di più, e più  documentatamente, consiglierei la lettura della recente biografia su Raffaele  Iorio che su questa più recente Canne molto indagò e molto denunciò ad una  disattenta Amministrazione Comunale).
 Ora, spero che sia chiaro  questo passaggio, che non si può comprendere la gravità del problema della  improduttività turistica di Canne, se non partendo da questo chiarimento  preliminare: e cioè di quale Canne parliamo, se solo di quella medievale (cui  fa riferimento la Sovrintendenza) oppure anche di quella annibalica. Perché per  la prima, come ha dimostrato il recente passato, al ministero dei beni  archeologici, non darebbero nemmeno un soldo bucato; mentre per la seconda  (quella alla quale penso alludesse il ministro Franceschini), sì e allora si  potrebbe pensare a un grande rilancio turistico-culturale.
 Sentite Iorio, grande  studioso della Canne medievale, il quale però con grande acume e perspicacia  puntualizza: “Personalmente sono un medievista, perché noi archeologi ci  fidiamo solo delle cose che scopriamo, che tocchiamo con mano, mentre della  Canne annibalica finora non abbiamo rinvenuto nulla, e neppure di quella  romana. Ma atteso che è indubitabile che qui si sia svolta la grande battaglia,  allora bisogna intendersi: se ci accontentiamo di poche migliaia di turisti  all’anno, vada per la valorizzazione del solo sito medievale (ignorato non solo  a livello nazionale, ma anche locale, come dimostrano le carte turistiche della  stessa Sovrintendenza); se invece auspichiamo l’arrivo di 100mila turisti,  allora bisogna rilanciare la Canne annibalica, teatro di una delle più grandi  battaglie del passato, la “Stalingrado dell’Antichità”. Questa, la grande  intuizione di Iorio, che di ritorno da un viaggio di studi in Germania, atteso  che aveva apprezzato un modesto museo dove un dente di cinghiale attirava  migliaia di turisti all’anno e somme considerevoli di marchi, ebbe a sfogarsi,  in un suo incisivo saggio: “Porca miseria”! Che rabbia mi fa pensare alle  nostre ricchissime zone storico-archeologiche non sfruttate, a Canne, per  esempio, dove siamo seduti su una miniera d’oro e non ce ne accorgiamo…
 A conferma del disinteresse  per la Canne annibalica e l’esclusivo interesse (anche qui modestissimo) per  quella medievale i depliant della Sovrintendenza. Prendiamone uno degli ultimi,  quello della settimana della cultura del febbraio del 2001, appena due anni  dopo la riapertura dell’Antiquarium: un pieghevole dove la Sovrintendenza, nel  fare il punto sui siti archeologici più rilevanti della regione, ne menzionava  36… dimenticando proprio Canne della Battaglia!!!! (sì, quattro punti  esclamativi). E vogliamo dimenticare l’avvilente mostra pluriennale sui gatti  di Canne, che sostituì le testimonianze storico-topografiche su Annibale?! E a  favorire questa assurda impostazione, anche la dirigente alla cultura della  giunta Maffei che, da me interpellata, di fronte alla prospettiva della  imminente chiusura del bookshop, ebbe candidamente a replicarmi: “e che centro  io, dirigente ai beni culturali di Barletta, con quel sito?”. Potrebbe anche  essersene dimenticata, ma resta il fatto inoppugnabile che non se n’è mai  interessata e questa sua indifferenza resta agli atti, come  quell’Amministrazione che per limitare l’esasperato protagonismo del Comitato  pro Canne, s’inventò l’Authority di Canne, senza costrutto alcuno.
 Che fare?Sembra che divaghi? Niente  affatto, l’argomento è complesso e articolato e avrebbe bisogno di essere prima  chiarito nei suoi antefatti storici e archeologici, prima di passare ad una  prospettiva di operatività e di recupero prima, di rilancio poi, se vogliamo  tentare veramente questa volta di fare qualcosa per il nostro sito archeologico  più famoso.
 Qualche giorno fa, nella  imminenza della ricorrenza del Centenario della I Guerra Mondiale, il sindaco  ha convocato attorno a un tavolo un gruppo costituito da assessori e dirigenti  comunali, ma anche da esponenti di associazioni ed esperti. Perché non fare  altrettanto per le problematiche di Canne come si tentò già numerosi anni fa  sotto la giunta Salerno? Per discutere sulle premesse e poi valutare i rimedi,  ma concreti e tempestivi.
 Quindi affidare il progetto  di rilancio ad un gruppo operativo, dinamico ed efficiente, con un coordinatore  di comprovata esperienza (pensiamo allo stesso Pietro Doronzo che ne avrebbe  tutti i titoli), consapevole della situazione, determinato nella strategia del  rilancio del sito, il cui lucido programma è già contenuto con efficace sintesi  nella conclusione del suo intervento sulla Gazzetta, quando auspica “una  sinergia fra assessorato alla cultura e soprintendenza regionale ai beni  culturali”.
 Ma qui, sulle prospettive di  questa rivitalizzazione del sito, il discorso si farebbe troppo lungo, che lo  spazio di questo intervento non consente e che rinviamo ad un contributo  successivo. Solo una piccola anticipazione, che l’ha già fatta Michele Grimaldi  nel corso di quell’ultimo incontro a Palazzo di Città. Cioè quella di pensare  al sito della battaglia di Waterloo: un sito brullo e scarno come il nostro,  con un modesto Antiquarium come il nostro, attorno al quale intelligenti amministrazioni  comunali - con spese risibili - negli ultimi anni hanno saputo creare uno  scenario immaginifico dagli insperati ritorni economico-turistici. Da noi  l’ingresso è gratis e non ci va nessuno; lì costa 15 euro e c’è sempre una  lunga coda. E vogliamo dimenticare la mostra che sulla battaglia di Canne  qualche anno fa organizzarono a Trieste registrando in un mese 10mila presenze  e tanti sonanti sesterzi?
  Renato Russo Renato  Russo(21 gennaio 2015)
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