|   Le donne di De  Nittis           Nella variegata galleria tematica denittissiana, un capitolo  a parte merita il tema delle donne, ingiustificatamente trascurato dalla  critica, che ha preferito soffermarsi più sulle rappresentazioni paesaggistiche  dell’artista, che su quelle femminili.I  numerosi ritratti lasciatici dal De Nittis sono realizzati con diverse  tecniche, soprattutto a olio, che il pittore preferiva perché esaltava la  trasparenza dei fondi e lo sviluppo delle tenui tonalità. Le figure femminili  denittissiane rappresentano straordinari modelli che trasmettono una  particolare sensibilità, immagini depurate dal primo descrittivismo di maniera,  che orienteranno nel tempo la loro tecnica innovativa armonizzando la sobrietà  del tratto pittorico, con la leggerezza introspettiva dell’immagine alla quale,  sovente, il Nostro conferiva un contenuto ispirativo sottilmente visionario.
 Una  rappresentazione visiva filtrata – nella stagione della maturità – attraverso  la trasmutazione dei colori e della luce diffusa, un’impostazione che, più che  in altri campi, condividerà coll’ispirazione degli Impressionisti. Una galleria  di personaggi femminili straordinari, sui quali prevarrà il ritratto della  moglie Léontine, una donna che esercitò sul marito uno straordinario potere,  col tempo ispirativo non solo in chiave pittorica, ma anche di mera convivenza,  dal momento che finirà con l’organizzargli anche i ritmi delle sue giornate  lavorative e i tempi della sua produzione artistica. Fra i più famosi ritratti  della moglie, Giornata d’inverno, tela che si arricchisce di sensibili  luminescenze che conferiscono una inconsueta trama narrativa all’immagine, in  assonanza coll’invernale paesaggio preferito dall’artista.
 Ai  ritratti della moglie, vanno aggiunti quei ritratti frutto di incontri nei  salotti parigini, alle corse, sui boulevards della Senna…
 L’abilità  di captazione dell’immagine di De Nittis è straordinaria, capace com’è di  affidare alla matita l’intuizione di un tratto fisiognomico caratteristico che  avrebbe poi sviluppato nel suo atelier, fissando sulla tela il  delicato profilo d’una signora, cogliendone talvolta il moto psicologico  interiore, talvolta invece rappresentandola impassibile, il ritratto alla  maniera di Manet, per intenderci.
 Per  la formazione del suo linguaggio pittorico francese, sono stati fatti molti  nomi, provenienti prevalentemente dall’ambiente degli Impressionisti (tra gli  altri Degas, Manet, Berthe Morisot, anche Monet) nomi appropriati per  l’attribuzione di alcune tematiche, soprattutto paesaggistiche, mentre per  l’ispirazione del ritratto femminile è forse più indicato James Tissot, per la  creazione di una certa immagine femminile moderna e contemporanea,  soggettivizzata naturalmente dall’originalità del segno pittorico di De Nittis  e dal suo virtuosismo nell’armonizzare la leggerezza del tratto pittorico con  la gradevolezza della figura rappresentata. Alla quale non sempre De Nittis  dedica un primo piano diretto alla lettura introspettiva del volto, ma della  quale delinea con leggere pennellate i contorni apparentemente secondari, come  le pieghe di una jaquette o il sofisticato panneggio di un’elegante zimarra o  l’ingombrante risvolto di un cappellino all’ultima moda, o un grazioso  ombrellino al cui interno si riverbera la luce, o la veletta che renda più  ambiguo un volto ripreso in controluce.
 Quanto  poi alle figure su sfondi paesaggistici, numerose sono quelle nelle quali più  che di ritratti si può parlare di figure di donne assimilate al paesaggio  circostante, singole o in gruppo, dove non si impone più una fisionomia  femminile autonoma, la quale è ripresa invece solo attraverso i contorni  dell’abbigliamento o degli scenari parigini come nel quadro “Che freddo”, tre  signore e una bambina, sullo sfondo di un paesaggio nebbioso (la famosa tela  che aprirà al pittore le porte della celebrità), oppure all’interno di una  carrozza dove due passeggere pettegole si scambiano indiscrezioni o - in un  altro ritratto – dove due amiche sostano sulla riva del fiume, sotto alberi  frondosi per una sosta sonnacchiosa.
 In questa  immagine, uno degli esempi più singolari del virtuosismo di De Nittis, si va ad  inquadrare la scena sulla tessitura diradata degli alberi, oltre la quale si  intravede il corso del fiume e sulla sponda la prua della barca all’ormeggio.  Un quadro che ci richiama alla mentela silhouette di  una signora silente, sul bordo di uno stretto barchino, lontano dal pulsare  della vita urbana, che disegna una sobria impaginatura che ha per sfondo una  striscia di cielo, bozzettidove l’autore cerca di stabilire una morbida corrispondenza  fra la figura femminile e lo sfondo del paesaggio circostante.
 Di  grande efficacia scenica anche i volti ritratti a Le corse  di Longchamps o Ai giardini del Bois de Boulogne, i  luoghi suburbani dove De Nittis meglio poteva esprimere la sua visione del  rapporto fra figura e ambiente.
 Se la  tecnica ad olio scioglie la pennellata e conferisce alla scena una particolare  sensitività, un discorso a parte meritano i numerosi ritratti eseguiti dal De  Nittis con la tecnica della incisione, studi di contorno della figura  femminile, rappresentata talvolta di spalle oppure avvolta in ampi scialli,  ingentiliti da graziosi ventagli, sorpresa da un veloce tratteggio sfumato, la  leggerezza dello jabot, le mani appena abbozzate e il pizzo delle vesti  ridondanti.
 Non  tutte le donne ritratte da De Nittis sono belle e piacenti, eleganti e sciantose; ce  ne sono anche di bruttine e attempate (per usare un eufemismo), ma sempre  fortemente caratterizzate, non solo dalla loro espressione ma anche dalla  incisiva connotazione dell’abbigliamento o del circostante arredamento, avvolte  nelle ombre maculate di corte mantelline, su fondi in chiaroscuro o giocando su  effetti trascoloranti, dove colpisce l’immediatezza del volto scontornato con  precisione calligrafica.
 Nel  suo ultimo quadro – Sull’Amaca – ancora una figura femminile, ancora una volta il volto  velatamente abbozzato di Léontine. Resterà così per sempre, indefinito e  inespressivo, immalinconito, quasi presaga dell’incombente minaccia sul marito,  inconsapevole dell’imminente pericolo che lo sovrasta. De Nittis indugia sulle  pennellate di luce che ammorbidiscono le pieghe delle sue vesti, in accordo  cromatico col prato circostante, nel riverbero di una luce crepuscolare che di  lì a qualche giorno ne avrebbe spento per sempre la luce e anticipato la fine  precoce.
 Renato  Russo(25 gennaio 2016)
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