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Nagel, i più importanti spedizionieri nella prima metà del Novecento

Alberto Nagel, l’AD di Mediobanca

10 febbraio 2017, vola il titolo di Mediobanca (un colosso del credito italiano, regno incontrastato di Enrico Cuccia per oltre trentanni) e gli utili del semestre lievitano al 30% con ricavi ai massimi storici. A darne l’annuncio il “Sole 24 Ore”, notizia ripresa da tutta la stampa e i mass media nazionali che riferiscono l’ottimistica previsione dell’amministratore delegato, Alberto Nagel, che si dichiara fiducioso sull’intero esercizio con dividendi in crescita. Sulle “Generali” invece non si sbilancia, dopo il caso Intesa-San Paolo, rinviando al piano industriale della banca che prevede la cessione di un 3% della Compagnia entro giugno 2019. Tra luglio e dicembre 2016 Mediobanca ha registrato utili per 418 milioni (+ 30%) con ricavi a 1072 milioni (+67%). “Ci aspettiamo un altro semestre positivo – ha dichiarato Nagel - il dividendo crescerà nella misura in cui aumenterà l’utile perché c’è un payout del 40%”.
Il 28 ottobre 2016, tre mesi prima, il solo fatto di aver pronunciato la parola “rivoluzione” aveva fatto precipitare il titolo del Mps (di cui il Nostro è ad visor) facendolo passare da una pur debole crescita (+1%) ad una gravosa perdita (-3.8%). Insomma Alberto Nagel, uno che conta nell’alta finanza. Di origini barlettane, dal 2008 AD di Mediobanca, uno dei massimi leader del nostro sistema bancario nazionale e internazionale.

La famiglia Nagel
Per risalire alle notizie della famiglia Nagel, (il più importante spedizioniere di Barletta nella prima metà del Novecento) devo risalire ad una lontana lettera della signora Teresa Sissa Nagel che, abbonata al bollettino del Santuario dello Sterpeto, il 26 giugno del 1999 mi scrisse una lettera (come editore del periodico) proponendomi la pubblicazione delle memorie della mamma, Franca Sissa Nagel, appena scomparsa, novantenne. Un dattiloscritto nel quale ricostruiva con vivacità narrativa la storia della famiglia, corredata da un gran numero di fotografie.
Il più remoto progenitore della dinastia, Valentino Nagel, chirurgo, nato a Wettik (Germania) nel 1742 morto a Barletta il 16 febbraio 1916. La dinastia si dividerà presto in due rami, il primo facente capo a Nicola (“speziale” cioè farmacista) da cui Ludovico (1858-1949), e il secondo a Gennaro (possidente, ufficiale garibaldino, distintosi nella battaglia di Custoza) da cui Arturo (1878-1961). Ludovico e Arturo si affermarono commercialmente entrambi a Barletta fra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento: Ludovico come spedizioniere e Arturo come titolare della più importante società elettrica cittadina che vinse l’appalto per l’adeguamento della rete di illuminazione da gas in elettrica nonché l’illuminazione del Teatro Curci.
Franca, la signora novantenne autrice delle memorie della famiglia, appartiene a questo secondo ramo (era la terzogenita di Arturo) mentre noi ci soffermeremo sul primo ramo, al quale fa capo l’intensa attività della ditta NAGEL SPEDIZIONI. Capostipite di questo ramo, come abbiamo detto, Ludovico, da cui nacquero sette figli, tre dei quali legati a Barletta: il secondogenito Franco (1927-2013) avvocato penalista, coniugato con Fortuna Giannone, genitori di Alberto (1965, attuale AD di Mediobanca); il quartogenito Francesco dal quale la figlia Alberta (Berta) coniugata con Antonio Giannone (farmacista barlettano in via Baccarini) e il settimo e ultimo, Valentino (1907-1998), l’unico ad ereditare l’attività di spedizioniere del padre.

La Nagel esportatrice delle nostre merci in Italia e all’estero
Già dalla seconda metà dell’Ottocento, e poi nella prima metà del Novecento, fra alterne fortune, Barletta era una delle più ricche piazze commerciali (specialmente in campo vinicolo) dell’Italia meridionale. A fronte di numerosi importanti produttori (Alvisi, Picardi, Coliac, Folonari, Carpentiere, Falcone, Vailati) alcuni spedizionieri garantivano il trasposto via terra e via mare attraverso la ditta NAGEL, che gestiva la propria attività sull’area oggi occupata dai complessi Ghizzota-Salzo, interclusi fra la strada ferrata e via Monfalcone.

Il pioniere dell’attività di spedizione - come abbiamo detto - fu Ludovico a partire dalla seconda metà dell’800. Foto di lui non ce ne sono giunte, ma il profilo ci è pervenuto egualmente da una godibile caricatura di G.B. Chieffi che ne ha scontornato i tratti somatici all’interno di un pallone aerostatico.
A quel tempo l’economia cittadina e circondariale (Barletta era sede di Sottoprefettura) era prevalentemente agricola caratterizzata da colture a vigneti, ma anche a grano, uliveti e frutteti, e in questo contesto nascevano e proliferavano nuove attività e nuove aziende dedite alla trasformazione dei prodotti del suolo, come gli stabilimenti vinicoli.
Accanto a queste attività, prosperavano altre realtà industriali in qualche modo ad esse connesse, come gli stabilimenti delle Distillerie Italiane produttrici di alcool, dell’Appula (ex Candiani) che produceva acido tartarico dalle vinacce (residui della vinificazione) della Cantina Sperimentale, degli Oleifici Meridionali che producevano olio dalla sansa, e quindi – ai primi del Novecento – della Cementeria Meridionale.
Un volume di affari che movimentava una grande massa monetaria: nel 1907 le succursali delle uniche banche presenti in città (Banca d’Italia e Banco di Napoli), attivarono operazioni per circa cento milioni, ma già negli anni Trenta, con l’ingresso sul mercato commerciale cittadino di nuovi istituti di credito (Banca Commerciale, Credito Italiano, Banco di Roma, Nuova Cassa di Risparmio e Banca di Andria), il giro di affari raggiunse la stratosferica cifra di tre miliardi e cinquecento milioni.
La ditta Nagel realizzava trasporti ferroviari soprattutto per gli operatori economici di Barletta, ma anche dei Comuni limitrofi e per ogni genere di prodotto, anche se - come abbiamo visto - era prevalente quello vinicolo. Originariamente il vino, trasportato in barilotti alla stazione, era travasato in botti di rovere di proprietà del vettore e poi sistemate su carri merce. Successivamente il prodotto verrà travasato direttamente in cisterne metalliche vetrificate, che ne mantenevano inalterate le caratteristiche organolettiche. Attraverso queste cisterne, il nostro vino inondava l’Italia e molti paesi europei.
Nel caso di vendita del prodotto a committenti forestieri, i viticultori noleggiavano i vagoni ferroviari occorrenti al trasporto allo spedizioniere Nagel. Se la spedizione era via terra, il vettore depositava il carico in barilotti da 50 litri (i varreil) dove il prodotto era travasato in grandi botti di rovere di sua proprietà, che venivano allineate sullo scalo merci pronte per essere caricate sui vagoni predisposti dallo spedizioniere. Se invece la spedizione era per via mare, utilizzando la ferrovia urbana (la quale serviva anche le vicine Distillerie, la Cementeria e gli Oleifici Meridionali), trasferiva il carico all’interno del Porto, presso la stazione marittima, dov’era stoccato con grandi capannoni, in attesa di essere caricato.
I Nagel, oltre a svolgere la loro attività portuale o sulla “Piccola velocità”, avevano un deposito su via Madonna della Croce - andato distrutto - preservato dalla dimenticanza da un disegno del maestro Mauro Dipinto. L’aveva costruito Ludovico Nagel agli inizi del Novecento e il Comune ne aveva rilasciato la licenza come “Casotto per ufficio di spedizioni”. Inizialmente aveva una estensione di 135 mq. ed era utilizzato come magazzino decentrato per le merci in arrivo e in partenza da e per la tratta Napoli-Barletta. Successivamente fu ampliato, a piano terra come magazzino e al piano superiore come abitazione e infatti i Nagel, durante la guerra, lo utilizzeranno come dimora estiva per la famiglia.
Durante la seconda guerra mondiale Ludovico fu affiancato dal figlio Valentino che diede nuovo impulso al servizio trasporto merci. Il 25 aprile del ’42 Valentino sposò Clelia de Simone dalla quale avrà due figli, Maria Rosaria e Teodoro, e andranno ad abitare in via Geremia di Scanno, con le famiglie del dott. Scommegna e di don Lauro, l’amministratore del patrimonio dei Bonelli.
Ma torniamo all’attività aziendale, dove le cose non andavano più tanto bene, e non per l’inadeguatezza dell’imprenditore ma perché col passare degli anni la ferrovia perse guadualmente il primato di principale mezzo di trasporto, a beneficio di quello stradale e autostradale, che rispetto alla linea ferrata, offriva un servizio più celere ed economico.
Così, fra la fine degli anni Sessanta e gli inizi degli anni Settanta, la casa di spedizione Nagel cessò la sua attività e quel sedime di terreno costituì oggetto di una permuta dove vennero edificati due complessi edilizi, l’imponente palazzo Salzo e il multicomplesso Ghizzota (tre palazzine protese su via Alvisi, in una delle quali ha sede la Gazzetta del Mezzogiorno).

Renato Russo
(27 febbraio 2017)

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