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Mauro Giuliani, l’Orfeo di Puglia
biscegliese di nascita, barlettano d’adozione

Mauro Giuliani nacque a Bisceglie il 27 luglio 1781 da Michele Giuliani, facoltoso commerciante, e Antonia Tota, i quali ebbero cinque figli: Maria Giuseppina (1766) e Paola (1769), decedute entrambe in età adolescenziale; quindi Emanuela (1776), Niccolò, Filippo e Mauro (1781). 
 Mauro ebbe come padrino di battesimo don Riccardo Tupputi. Ma dopo questa annotazione, tratta dai registri anagrafici della parrocchia di S. Adoeno (oggi presso l’Archivio Diocesano (ADB vol. VIII) nessun’altra notizia ci è pervenuta dalla consultazione delle carte biscegliesi. Infatti la famiglia, poco dopo la nascita di Mauro, nella primavera del 1782, si trasferì a Barletta per cui Mauro con i fratelli Emanuela e Nicolò visse la sua infanzia e compì i suoi studi a Barletta.
Dall’Archivio Diocesano della Cattedrale di Barletta siamo informati che il 20 maggio 1787 i fratelli Emanuela e Filippo ricevettero la cresima nella chiesa di S. Maria.
Secondo quanto si apprende dalla consultazione del registro degli “Stati delle anime” (elenchi compilati dai parroci allo scopo di controllare l’adempimento del precetto pasquale dei parrocchiani), al tempo della Santa Pasqua del 1789 (Mauro quell’anno aveva otto anni) la famiglia abitava sulla “strada della Piazza”, cioè su via della Selleria (oggi corso Garibaldi), in una casa-locanda della famiglia Passaretti.
Per quanto le notizie su quel periodo siano frammentarie, non è difficile immaginare che i due fratelli studiassero presso il vicino convento di S. Domenico dove - presso l’Istituto di Studi Superiori - operava anche una scuola primaria. Ma accanto agli studi ordinari, essi cominciarono ad applicarsi anche a quelli musicali: canto, solfeggio e primi rudimenti di composizione. Non si conosce però il nome del primo maestro che li introdusse alla musica. Sappiamo solo che il padre assecondò questa predisposizione musicale dei suoi ragazzi. Nutriva forse la speranza che potessero imitare e magari superare il loro concittadino biscegliese Giuseppe Aprile che, sul finire degli anni Trenta del Settecento, era diventato un apprezzato musico nei principali teatri italiani e tedeschi, noto presso di noi anche per essere diventato insegnante del famoso Cimarosa.
Nell’ottobre del 1791, quando Mauro aveva dieci anni, Nicolò tredici ed Emanuela quindici, arrivò a Barletta Gaetano Lucci, giovane professore napoletano di violoncello e chitarra francese. Ospite in casa di Michele Giuliani per insegnare questi strumenti ai suoi figlioli, si innamorò della figlia Emanuela che sposò in Cattedrale il 29 maggio 1792 (Arch. Dioc. Barl, lib VI, anni 1772-1802). Per qualche tempo impartì lezioni ai due ragazzi, ma poi accettò l’offerta di trasferirsi prima a Palermo e successivamente a Napoli, sua città d’origine. Ma quei pochi anni passati a Barletta erano stati sufficienti perché Nicolò e Mauro s’impadronissero degli strumenti loro insegnati, la chitarra e il violoncello, nonché la composizione. Mauro, in particolare, s’impadronì della tecnica della chitarra francese, rendendolo duttile, attraverso il suo uso armonioso del tutto ignoto fin allora nel panorama strumentistico del romanticismo musicale dell’epoca.
Barletta a quel tempo vantava un teatro, intitolato a “S. Ferdinando”, che programmava una vera stagione teatrale e numerosi spettacoli musicali fra i quali, di tanto in tanto, alcuni allestiti dai due fratelli Giuliani insieme ad altri musicanti.
A fine maggio 1797 soggiornò a Barletta re Ferdinando IV di Borbone e sua moglie la regina Maria Carolina arciduchessa d’Austria i quali, provenienti da Foggia e di passaggio nella nostra città, erano diretti a Manfredonia dove il primogenito Francesco II avrebbe incontrato la sua promessa sposa Maria Clementina d’Austria.
A casa Fraggianni, nel palazzo del grande giurista che allora portava il nome del suo proprietario (oggi più noto come Palazzo della Marra) accompagnò il ballo di Corte una orchestrina alla quale ci piace immaginare che - come solista - facesse parte anche il nostro Mauro.
Del resto non era improbabile data l’elevata posizione tenuta dal padre nella pubblica amministrazione. Ricopriva infatti in quegli anni la carica di esattore della redditizia “bagliva di Canne” per conto del duca Capece di Napoli. Era l’anno in cui Mauro - appena sedicenne - compose la sua prima messa che, secondo le parole del suo biografo Isnardi, gli procurò molto onore. Ma se aveva intenzione di dedicarla al re, fu costretto presto a cambiare destinatario perché il clima politico mutò e nel febbraio 1799 la rivoluzione napoletana contagiò anche Barletta e Mauro visse quei moti.
La città ospitò le truppe del generale Broussier che attaccò e devastò le vicine città di Andria e di Trani, mentre Barletta ne fu risparmiata perché seppe alternare la sua propensione ora verso il partito repubblicano, ora verso quello monarchico, a seconda del tempo dell’occupazione. Quando Napoleone assunse il potere, ci fu un avvicendarsi di situazioni favorevoli all’Impero napoleonico e alla monarchia borbonica.
Dopo qualche mese infatti Ferdinando tornerà sul trono. Ma un anno dopo, nel 1801, le truppe francesi, circa 16mila uomini, occuperanno diverse città della costa fra cui Barletta, che aveva un porto ben attrezzato e caserme idonee per gli alloggi militari. Ma di questo ne parleremo più avanti. Per il momento facciamo un passo indietro.

Nel 1799 Mauro, a diciotto anni incoraggiato dal padre e mosso dal desiderio di meglio istruirsi, compì il suo primo viaggio. Viaggio che non dovette allontanarlo troppo, se l’anno dopo - il 9 marzo 1800 - egli sposò la barlettana Maria Giuseppa fu Gaetano Del Monaco (un facoltoso commerciante) e di Arcangela Virgilio, di due anni più grande dello sposo (era nata infatti il 19 febbraio 1779). Padrino dello sposo, il nobile don Francesco Saverio Esperti, un membro della Deputazione cittadina. 
Dalla lettura dell’atto di matrimonio siamo informati che il rito religioso venne officiato “domi” ovvero in casa della sposa, dal parroco don Nicola Angelo Suppa, alla presenza dei testimoni Giuseppe Giannattasio, Luigi Peluso e Francesco Longo.
Un mese dopo, il 6 aprile 1800, Mauro si cresimò in Cattedrale, avendo come padrino l’illustre don Francesco Saverio Esperti e come testimoni il sacerdote, don Ignazio Mingolla e Ruggiero Binetti (arch. Dioc. Barl, libro VI, 1790-1810, foglio 30).
Mauro e Maria Giuseppa andarono ad abitare in casa del padre di lui  nel mezzano (cioè sul piano rialzato) della confortevole casa dei suoi genitori, di proprietà del marchese Affaitati in fondo a via del Pesce (oggi via Nazareth), dove, agli inizi dell’Ottocento nasceranno due figli: Michele (17 maggio 1801) tenuto a battesimo dal magnifico notar Gregorio Spera, e Gaetano (17 dicembre 1803) battezzato da don Nicola Bovio.
Il primogenito Michele, come figlio d’arte, svilupperà ben presto il talento musicale ereditato dal padre, diventando lui pure tanto famoso da essere confuso, dai biografi dell’epoca, col padre Mauro per le stesse iniziali dei loro nomi di battesimo. Michele culminerà la sua carriera occupando il prestigioso ruolo di professore di canto al Conservatorio di Parigi ove opererà fino alla morte, l’8 ottobre 1867.
Sappiamo che in quegli anni, fino alla partenza da Barletta, Mauro continuò ad alternare lo studio con l’esibizione, di tanto in tanto, nel teatro S. Ferdinando, prima col fratello, poi senza di lui quando questi si fu trasferito a Trieste.
Mauro, consapevole della qualità delle sue esecuzioni, nella primavera del 1803 scrisse un manuale, Metodo per apprendere la chitarra, stampato a Parigi e tuttora testo valido per gli aspiranti chitarristi. Cominciò quindi ad esibirsi in altre città, prima in quelle della provincia, poi anche fuori dal Regno, fino a Trieste, dove, nell’estate di quello stesso anno, chiamato dal fratello Nicolò, fu accolto come professore di chitarra francese, violoncello e chitarra francese con arpa a trenta corde. Nel “Teatro Nuovo” il sette settembre si esibì in un applauditissimo concerto come solista di chitarra, violoncello e chitarra francese con arpa a trenta corde.
Richiamato a Barletta per assistere la moglie al suo secondo parto, dopo aver tenuto altri concerti, all’inizio del 1805 ripartì alla volta di Trieste, dove raggiunse il fratello con tutti i suoi familiari, cioè con moglie e figli e anche coi genitori che erano diventati alquanto anziani.

Per Mauro emigrare dall’angusto orizzonte barlettano era diventata una indifferibile necessità. Era diventato infatti bravissimo nell’uso dello strumento per il quale aveva anche composto dei pezzi e la permanenza a Barletta gli precludeva ormai qualsiasi prospettiva di crescita, anche perché la chitarra non era considerata uno strumento  solista, come il violino, perciò non era oggetto di insegnamento nei Conservatori. Anche per questo un talento così esuberante come il suo non aveva trovato il giusto sfogo nei ristretti ambienti provinciali meridionali dove si era esibito fin lì, forse perché educati a recepire ed apprezzare meglio esibizioni vocali anziché strumentali. E qui finisce il racconto della presenza di Mauro Giuliani a Barletta, da dove, nella primavera del 1805, si trasferì definitivamente al nord: prima a Trieste, poi a Vienna, dove conobbe i grandi compositori del suo tempo, come Beethoven e Schubert, Paganini e Paisiello; fu maestro della imperatrice Maria Luisa d’Austria e conseguì strepitosi successi coi suoi famosi concerti. Ma questa è un'altra storia.

Renato Russo
(1 febbraio 2018)

Palazzo Affaitati, in fondo a via Nazareht, dove Mauro e la giovane moglie Maria Giuseppa andarono ad abitare. La chiesa di S. Domenico, che i fratelli Giuliani frequentavano da piccoli (perché ci abitavano vicino). La Cattedrale di S. Maria che conserva il documento che certifica l’avvenuta Cresima dei fratelli Giuliani.

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