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 Ricordo di Mennea a un anno dalla  morte la sua vita di stimolo e di esempio per i giovani
           Il primo nitido ricordo che conservo di Pierino  Mennea (era poco più di un adolescente e tutti lo apostrofavano col  diminuitivo) risale a una domenica mattina di metà ottobre del ‘68, sulla sede  dell’AVIS di via Baccarini, io nella stanza della redazione del bollettino  “Sangue e Vita”, per completare la scrittura di un articolo, lui confuso fra  tanti piccoli atleti nel gran vociare del salone adiacente, in attesa di  partire per Bari quando fosse arrivato il prof. Lattanzio, il mitico presidente  del Gruppo Sportivo AVIS - Barletta.Mennea, da poco reduce dalla vittoriosa kermesse primaverile dei Campionati  studenteschi baresi negli 80 metri e dall’eccellente exploit sui 300 metri ad Ascoli Piceno,  già piccolo eroe dell’ambiente sportivo avisino, se ne stava lì, in disparte,  apparentemente straniato dalla circostante confusione, smarrito in mezzo a  tanti altri adolescenti come lui. A guardar bene, mingherlino com’era, non  avresti giurato che quell’anonimo ragazzino nascondesse, sotto le mentite  spoglie di un finto abatino, uno “tosto”, uno che avrebbe presto investito  nell’atletica il suo futuro e fatto della velocità la sua ragione di vita, con  tenace determinazione.
 Benché autunnale, era una splendida mattinata, di  buon auspicio per le prestigiose competizioni che aspettavano i nostri ragazzi  a Bari, i Campionati italiani AICS1 categoria “allievi” presso il  campo scuola del CONI, non lontano da Punta Perotti. S’andava a Bari col  pulmino dell’associazione o con le macchine a noleggio di Magliocca (lo Stadio  della Vittoria era lontano dalla stazione), mentre il professore ci raggiungeva  con la sua macchina - un’austera Aurelia del ‘58 - accompagnato dal suo  autista, il fedelissimo Ruggiero Musciagna, e talvolta dal fotografo del  gruppo, il maestro Mauro Di Pilato.
 Quella mattina, sulla scorrevole pista del campo  “Bellavista”, nel rione Japigia, quel ragazzino, su cui s’appuntavano le  speranze di successo del Gruppo Sportivo barlettano, non solo vinse gli 80  metri, ma con lo strepitoso tempo di 9” eguagliò anche il primato che il prof.  Lattanzio aveva stabilito nel lontano 1928! E inoltre vinse pure i 300 piani e  portò alla vittoria - all’ultimo cambio del testimone - anche la staffetta  4x100.
 Di lì a una settimana, a  Termoli, terza domenica di ottobre, per il Trofeo nazionale “Leve dello Sport”,  (organizzato dal “Corriere dello Sport” alla ricerca di nuovi talenti), Pierino  avrebbe rivinto i 300 piani e la 4x100 ma soprattutto - quattro giorni prima,  mercoledì 16 - avrebbe vissuto una notte magica. Da una camera d’albergo di  terz’ordine, in mondovisione, avrebbe assistito alla vittoria di Tommy Smith  sui 200 metri, a Città del Messico, che gli avrebbe impresso nella memoria un  ricordo incancellabile. Quella vittoria e quel primato - avrebbe confessato più  tardi e trascritto nella sua autobiografia - avrebbero diviso la sua vita tra  il “prima” e il “dopo” quell’evento, suggestionandolo di adeguati stimoli e  dischiudendo orizzonti più lontani e profondi alle sue attese.
 Benché i Campionati nazionali AICS di Bari come  quelli di Ascoli e poi di Termoli - le sue prime grandi ribalte nazionali -  avessero consacrato un campione di indiscutibile talento, neppure la stampa  locale ne diede tempestiva notizia, a cominciare dal nostro bollettino “Sangue  e Vita” nel quale solo cinque mesi dopo, nel numero di marzo ’69, avremmo  riportato un resoconto di quei campionati  autunnali, firmato dallo stesso prof. Lattanzio. Con un’integrazione, nel  numero di aprile, dove avremmo trovato spazio per due foto storiche dei  Campionati AICS1 di Bari: la prima, l’istantanea che riprendeva la straordinaria  vittoria di Mennea sugli 80 metri, e la seconda il momento della premiazione  dello stesso Mennea, per la vittoria della gara sui 300 metri, da parte del  prof. Lattanzio nelle vesti di presidente zonale della FIDAL.Tra ricordi, testimonianze, immagini e cronache  giornalistiche, briciole d’archivio raccolte qua e là,  come in un puzzle, a distanza di un anno dalla sua scomparsa, oggi  tentiamo di ricostruire la vita del giovane Pietro, negli anni vissuti a  Barletta, la sua dimensione umana, il suo percorso sportivo-agonistico, il suo  ostinato talento, la sua tenace voglia di arrivare ad ogni costo: la vita di  Pietro negli anni in cui, nella sua città, maturò la sua personalità, la sua  ragione di vita, dai primi calci tirati al pallone sul campetto sterrato di  piazzetta Pescheria e dai primi allenamenti sulla battigia della spiaggia di  Ponente, ai Campionati studenteschi di Bari, e dai Campionati nazionali  “allievi” dell’AICS1, alle “Leve dello Sport di Termoli”, fino al Bronzo di  Monaco.
 Quindi il sofferto addio a Barletta, dopo un  esitante tergiversare, e il suo lungo peregrinare, portando il nome della città  sui più prestigiosi stadi di tutto il mondo, tra un’Olimpiade e un campionato  europeo, da dove ci avrebbe dispensato tante irripetibili emozioni. E come non  rievocare i suoi ritorni, anch’essi densi di un’inesprimibile gioia, l’unico  velocista al mondo ad aver partecipato a cinque Olimpiadi e - dell’ultima, a  Seul - portabandiera della nostra compagine nazionale!
 Anche il resto della sua vita, lontano dai campi  di gara, la visse, da par suo, sempre impegnato ai massimi livelli: la  creazione di una biblioteca con 100mila volumi, 4 lauree, autore di 20 libri,  protagonista scomodo di molte battaglie federali, polemista di razza sempre  all’avanguardia sulla linea del fuoco delle più arroventate dispute sul doping, parlamentare europeo, amabile  conversatore con i giovani per i quali la sua vita sarà sempre di stimolo e di  esempio, soprattutto oggi che non c’è più.
 
 
            1 - Associazione  Italiana Centri Sportivi, oggi trasformata in Associazione Italiana Cultura e  Sport.
  Renato Russo(20 marzo 2014)
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