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 Alfredo Reichlin, il rigore della coerenza           Martedì 21 marzo è scomparso, a  Roma, all’età di 91 anni Alfredo Reichlin. Un grave lutto per Barletta, dov’era  nato il 26 maggio 1925 da Pietro ed Elisabetta Lauro. Trasferitosi a Roma  ancora minorenne, partecipò alla Resistenza partigiana utilizzato come  staffetta nella Brigata “Garibaldi”. Ottenuta la maturità classica al Liceo  “Torquato Tasso” nel 1946, si iscrisse al Partito Comunista Italiano di cui  sarà uno dei dirigenti più importanti per oltre trent’anni. Allievo di Palmiro  Togliatti, fu vicesegretario della Federazione Giovanile Comunista Italiana. Nel 1955 entrò ne “L’Unità”, di  cui dopo un anno diventò vice-direttore. Promosso a direttore nel 1958, negli  anni Sessanta si avvicinò alle posizioni di Pietro Ingrao, le più a sinistra  nel partito. Quando l’attrito fra Togliatti e la corrente di Ingrao diventò  inconciliabile, Reichlin si allontanò dai quadri de “L’Unità” per far spazio  alla nuova direzione di Mario Alicata.
 Deputato nazionale fin dal  1968, durante gli anni Settanta entrò nella direzione nazionale del partito e  collaborò gomito a gomito con Enrico Berlinguer (segretario nazionale dal marzo  1972) che lo designò segretario regionale del PCI in Puglia.
 In quegli anni Reichlin veniva  spesso a Barletta, ospite nella storica sede di via Nazareth 29 dove non  mancava di incontrare i dirigenti del partito (Borraccino, Corcella, Dambra,  Matteucci…). Fu anche candidato del PCI al Senato e capolista alla Camera dei  Deputati della Circoscrizione Bari-Foggia e i suoi comizi, molto seguiti,  affollavano piazza Caduti.
 Nel 1989, sotto la segreteria  di Achille Occhetto, dopo la caduta del muro di Berlino, Reichlin partecipò  attivamente al sofferto processo del passaggio dalla vecchia alla nuova  stagione identitaria che - nel 1991 - trasformò il PCI in PDS. La stessa cosa avverrà  dieci anni dopo, sotto la segreteria di Walter Veltroni, quando, auspice il  presidente del Consiglio Romano Prodi, avvenne l’ulteriore passaggio dal PDS ai  DS con l’obiettivo di assimilare “la Margherita” (la vecchia sinistra  democristiana), al processo aggregativo del nuovo partito, l’attuale PD.
 Dal 1989 al 1992 fu “Ministro  dell’Economia” del governo ombra del Partito Comunista Italiano. Alfredo  Reichlin è stato inoltre il presidente della commissione per la stesura del  “Manifesto dei Valori” del Partito Democratico. Ancora recentemente, nei  difficili giorni che quel partito sta attraversando, nel solco delle tradizioni  delle più prestigiose firme del passato, con lucidità e passione, Reichlin ha continuato  a firmare articoli di fondo nella prima pagina de “L’Unità”.
 *   *   * I rapporti di Reichlin con la  sua città di origine, anche se non frequenti, non si sono mai interrotti anche perché  è nel nostro cimitero monumentale che sono inumati molti suoi familiari a conferma  dello stretto legame che univa Reichlin a Barletta: il padre innanzi tutto,  Pietro (1898-1975), il fratello Andrea morto tragicamente a Todi (1982) e le  quattro zie, sorelle di Pietro (Laura sposata con Emanuele Casardi, Maria con  Michele Straniero, Guglielmina con Pietro Parlander e Celeste). Una quinta zia,  Giuseppina, negli anni Trenta del ‘900 aveva sposato Delbono direttore  dell’Appula. Reichlin scrisse numerosi libri, due nel periodo “pugliese” sulla  questione meridionale (‘74 e ‘76) e più recentemente, nel 2002, con Vittorio  Foa e Miriam Mafai, “Il silenzio dei Comunisti” edito da Einaudi nel 2002,  presentato quello stesso anno a Barletta, nella libreria Einaudi, dal  segretario regionale Giuseppe Vacca. Con l’attuale sindaco Pasquale  Cascella, Reichlin aveva in comune una remota collaborazione col quotidiano  “L’Unità”. Anche recentemente, in occasione dell’imminente campagna elettorale  per il rinnovo dell’Amministrazione Comunale, Reichlin aveva scritto una nobile  lettera all’allievo di un tempo: “Caro Pasquale - esordiva la lettera  pubblicata dalla Gazzetta il 21 maggio del 2013 - ti sono molto vicino in  questa impresa generosa nella quale ti stai impegnando, quella di dare alla  nostra Barletta un sindaco fortificato dallo straordinario tirocinio fatto per  anni accanto al Presidente della Repubblica…”.Qualche mese dopo, nella seduta del 30 gennaio 2015,  l’Amministrazione Comunale di Barletta conferiva la cittadinanza onoraria ad  Alfredo Reichlin. La Gazzetta del Mezzogiorno ne celebrerà i novant’anni con un  lungo redazionale del 26 maggio 2015.Un anno dopo, il 24 aprile  2014, la vigilia dell’anniversario della Liberazione, l’Amministrazione ospitò  Reichlin a Palazzo della Marra, come relatore di un Convegno per ricordare la  figura di Enrico Berlinguer nel trentennale della sua scomparsa. Accanto a Reichlin  e Cascella, al tavolo dei relatori l’on. Gero Grassi, il segretario regionale  del PD Enzo Lavarra e la giornalista Gilda Binetti.
 Una incancellabile  serata, vuoi per la ricchezza dei ricordi di un grande protagonista del nostro  passato, ma soprattutto - senza far torto agli altri presenti - per l’intenso  intervento dell’on. Reichlin che fece una diagnosi precisa ed impietosa  dell’attuale condizione della nostra vita pubblica ricordando, con un misto di  nostalgia e di rimpianto, i tempi di Aldo Moro ed Enrico Berlinguer, uomini di  alta levatura politica e culturale.
 Essi infatti - spiegò l’illustre oratore - sia  pure da posizioni diverse, arrivarono alle medesime conclusioni, alla necessità  del “compromesso storico”, cioè all’intesa fra i due maggiori partiti italiani,  per stabilire i tempi e i modi dell’attuazione di una democrazia compiuta,  attraverso la loro alternanza al governo.
 Renato Russo(23 marzo 2017)
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