|   La sala del Consiglio Comunale Oggi lunedì 19 marzo 2018, in via Zanardelli, si  svolgerà la cerimonia inaugurativa della nuova sala del Consiglio Comunale di  Barletta. Questo trasferimento ci induce a tornare indietro nel tempo per  ricordare in quali altri luoghi venisse esercitato il governo della città e  quindi dove si tenessero le sedute del Consiglio Comunale (ma questo solo dopo  gli Statuti aragonesi del 1466). Sotto i Normanni e gli  Svevi il governo della città era ubicato nel palazzo del Giustizierato, nel  convento di S. Stefano (oggi S. Ruggero) sede del Giustiziere (sotto i Normanni) e del Camerario (al tempo degli Svevi). Sotto gli Angioini, come  sede degli uffici governativi, fu utilizzato anche il castello; è del 28 marzo  del 1291 un rescritto di Carlo II col quale il sovrano ordina ai Provveditori (Receptores et Expensores) di accelerare  i lavori del Palazzo regio del castello di Barletta (palatium regii Castri Baroli).
 Solo gli Statuti aragonesi  promulgati nel 1466 da re Ferdinando I d’Aragona, introdussero l’Assemblea dell’Università  (l’odierno Consiglio Comunale) disponendo l’elezione di 72 componenti. Elezione  che comportò la scelta di un luogo dove riunirsi per discutere e deliberare.
 Questo ordinamento  comunale, voluto dal re Ferdinando d’Aragona, ad tollendos omnes abusus, ad inducendum pacis et iustitiae cultum, ad  bonos mores et laudabiles consuetudines consevandas, è generalmente  considerato il primo ordinamento di una Universitas del XV secolo in Puglia.  Così da questo ordinamento apprendiamo che il Consiglio dell’Università  (l’odierno Consiglio Comunale) era composto da 72 consiglieri di cui 24 nobili,  24 artigiani e 24 mercanti. Dei 72 Consiglieri ogni trimestre si eleggevano sei  priori (gli odierni assessori), di cui due nobili, un mercante e tre popolari.  I loro nomi erano estratti a sorte. Nel mese di agosto i priori così designati,  facevano a loro volta estrarre a sorte, da un bambino, il nome del Sindaco che  - come il Consiglio - durava in carica un anno, dal 1° settembre al 31 agosto  dell’anno successivo. Quindi si eleggevano i Magister datiarum, 4 Catapani  addetti all’annona, 4 Erari o esattori, 2 Ambasciatori (uno nobile e l’altro  plebeo), il Notaio che svolgeva le funzioni di un Cancelliere per gli atti  dell’Università, la cui attività era controllata da un Capitano regio, diretto  rappresentante della Corona. Ma dove si incontravano gli amministratori della  città?
 In un primo momento gli  organismi dell’Università (Sindaco,  Priori ed Eletti, cioè l’attuale Consiglio Comunale, allora chiamato  Decurionato) si riunivano in ampie sale di abitazioni cittadine (i palazzi del  tempo ne avevano di molto grandi) su disposizioni prescritte dagli articoli 75,  76 e 86 degli “Statuta Terre Baruli”, a spese del governo. Successivamente le  assemblee degli Eletti cominciarono a tenersi e a deliberare nella chiesa e nel  convento di S. Maria Maddalena (oggi S. Domenico). E lì infatti il Consiglio si  riunì quando - avuta notizia della vittoria dei cavalieri italiani - organizzò  le cerimonie per i festeggiamenti della Disfida. L’archivio - invece - era  tenuto in un locale del Santo Sepolcro, nella camera sulla sacrestia, alla  quale si accedeva dalla porticina posteriore aperta nell’abside di destra, su  corso Garibaldi. Ne è restata traccia in una iscrizione lapidea su questa  porticina laterale d’ingresso della chiesa, con lo stemma della città.  Disposizioni confermate negli Ordinamenti del 1491.
 Successivamente - fra il  1503 e il 1512 - l’Università occupò il grande palazzoin via Municipio, oggi occupato dal Comando di Polizia Municipale.  La data - 1512 - era segnata su una iscrizione lapidea oggi scomparsa,  nell’atrio dell’edificio, secondo quanto tramandatoci da Francesco Paolo De  Leon.
 La Capitanìa, invece, cioè la sede del Regio Capitano (una sorta di  sottoprefettura del tempo), inizialmente occupò alcuni locali del castello.  Dopo la promulgazione degli Statuti del 1466 fu deciso di assegnarli una sede  autonoma e più spaziosa, così fu ordinata la costruzione di un palazzo in  adiacenza alla Porta Reale, che chiudeva via della Cordoneria - oggi corso  Vittorio Emanuele - all’altezza dell’attuale palazzo comunale. Il palazzo fu  completato nel 1473 dal Consigliere Regio Francesco de Arenis. La  sottoprefettura in seguito occuperà i locali di corso Garibaldi (angolo via  Baccarini) e poi  di corso Garibaldi 113,  attuale palazzo Palmiotti.
 Ma tornando all’Università (cioè  al Comune) il suo numero varierà col trascorrere del tempo, passando da 72 fino  a dodici, dopo la peste del 1656.
 Per il suo funzionamento,  l’Università si valeva di un certo numero di dirigenti e di impiegati, a  seconda delle diverse funzioni. Riferisce F. S. Vista: “In quei tempi non v’era  un esercito di impiegati, ma solo un Cancelliere, che era un notaio, quattro  Jurati o Serventi, et il Trombetta. Lo stato civile, cioè le trascrizioni delle  nascite, delle morti e de’ matrimoni, era impegno della chiesa, la quale ogni  tanto faceva il censimento ed altre registrazioni anagrafiche”.
 Anche al tempo della  dominazione spagnola (dal 1504), così come abbiamo visto sotto quella  aragonese, a Barletta l’assemblea cittadina (chiamata anche parlamento) era composta da 70  consiglieri di cui 26 nobili e 44 fra comuni cittadini e mercanti. L’assemblea  eleggeva a scrutinio segreto il Sindaco e i Priori, di cui due nobili, tre cives ed un mercante.
 A partire dal 1563 il  Consiglio comunale venne convocato nel salone del primo piano del Palazzo di via della Corte (oggi via Municipio). E  in quella sede si riunì il consiglio comunale a partire dal 1563, sino al 1769  quando, essendo l’immobile caduto in rovina, trasferì la sua sede nella chiesa  sconsacrata di S. Antonio de Baruli, in Piazza Plebiscito.
 Il palazzo comunale (di via  Municipio) fu ricostruito in forza di una delibera del 7 gennaio 1797 con la  quale il sindaco proponeva di completarlo “perché dopo avere speso 10.000  ducati, era ancora incompleto… trovandosi ancora senza finestre e vetrate, né  lastricato”. Si ha nuovamente notizia di una riunione del Consiglio in data 30  agosto 1803, anche se l’edificio non era del tutto ultimato.
 Il progetto del restauro  del palazzo fu dell’arch. Giuseppe Gimma di Bari, mentre l’ing. Giuseppe  Chiarielli progettò l’aula consiliare e Francesco Sponzilli la scala a due  rampe, costruita nel 1841. Il progetto originario prevedeva un solo piano: il secondo  fu infatti elevato solo verso la fine dell’Ottocento. Il pianterreno ospitò le  carceri sino al 1819; fu poi sala di spettacoli sino al 1872, sede della  tipografia comunale assegnata in comodato gratuito per cinque anni a Valdemaro  Vecchi (il famoso editore del “Circondario di Barletta” e della “Rassegna  Pugliese”).
 Il piano superiore, dopo  essere stato ancora sede del Municipio sino a metà degli Anni Cinquanta e poi  della Pretura, venne destinato a sede del Comando di Polizia Municipale. Dal  1984 fu sede della Camera di Commercio.
 Gli aumentati compiti del Comune  resero via via più inadeguate le vecchie strutture, cosicché gli uffici  comunali tra la metà degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta, ebbero sede  anche nel Palazzo Bonelli, di fronte alla chiesa del Purgatorio, dove sono  rimasti sino al 1964, quando furono trasferiti di fronte al Teatro Curci, nella  sala di lettura della Biblioteca Comunale. Quella sala un tempo destinata,  originariamente, a sede del Museo Civico, a Pinacoteca dei quadri del De Nittis  (non tutti, una selezione) venne quindi – dal 1896 – utilizzata come Biblioteca  Comunale diretta dal bibliotecario Benedetto Paolillo, fino a quando nel 1929,  il Museo-Pinacoteca non fu trasferito nei locali di S. Domenico e quella sala  fu destinata solo a Biblioteca Comunale. Fino al 1990 quando fu trasferita nel  torrione sud-est del Castello, detto dell’Annunziata.
 Da quando la Biblioteca  Comunale fu trasferita nel Castello, il grande salone venne destinato ad esclusivo  uso di “sala consiliare” utilizzata estemporaneamente anche per incontri culturali.  Fino a marzo del 2018. D’ora in poi anche questa diventerà, come le precedenti,  una pagina di storia del passato.
 Renato Russo(19 marzo 2018)
 
            
    
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      | 1. Ferdinando I d’Aragona | 2. Ricostruzione della Sala del Consiglio  Comunale nel XVI secolo (stampa dell’epoca) |  
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      | 3. Palazzo del Pretorio (1473) | 4. Palazzo Pretorio (lettera C), costruito nel  1473, come sede del Governo della città, rappresentato in un’antica pianta del  1781 (da F. P. De Leon) |  
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      | 5. Veduta di Barletta, stampa del XVI sec. | 6. Il Palazzo del Comune, dai primi anni del  ‘500, era ubicato su via della Corte.  |  << vai all'indice del canale  |