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Eventi di Marco Grassi

 


Il sindaco che vogliamo

Cosa è lecito aspettarsi dal prossimo inquilino di palazzo di città? Certo, che sia un buon sindaco, ma cosa vuol dire essere un buon sindaco? A me è parso, durante questa campagna elettorale, che - fatte le dovute differenze fra un candidato e l’altro - ci si sia generalmente spesi soprattutto nella formulazione di vaghe promesse e nebbiosi progetti. Vada per la formulazione di un programma di massima, ma non basta. Se sono imprescindibili le linee programmatiche di un percorso, è altresì indispensabile indicare gli strumenti per la loro realizzazione, perché diversamente si corre il rischio di restare nel limbo della indeterminatezza di vaghe enunciazioni di massima.
Scontata l’illustrazione di un programma con l’indicazione delle risorse economiche per poterlo realizzare, la prima regola è la scelta di uomini capaci e competenti per il settore chiamato a reggere, con la disponibilità di un tempo adeguato allo svolgimento del proprio mandato. Il successo di un buon sindaco, come di qualsiasi manager in generale, non è solo frutto del proprio lavoro, per quanto eccellente possa dimostrarsi, ma altresì della propria capacità di attivare una squadra preparata ed efficiente alla quale assegnare un adeguato tasso di autonomia operativa, non finalizzata al raggiungimento di singoli successi personali, ma armonizzata nel quadro generale di una articolata programmazione. E per questo sintonizzata con il lavoro di ogni dirigente di ciascun comparto amministrativo. E negli uni e negli altri il sindaco deve poter riporre la massima fiducia, per cui centralizzare la gestione del potere nelle proprie mani, isolandosi nella turris eburnea della propria inaccessibilità, come ha fatto l’ultimo sindaco, è quanto meno deleterio per sé, ma soprattutto per la collettività che vedrà tutte le problematiche cittadine destinate ad un progressivo rallentamento, fino alla conclusiva paralisi. Come di fatto è avvenuto sotto gli occhi di tutti, con l’ultima gestione amministrativa con l’aggravante che reiteratamente il sindaco era stato preavvertito - senza porvi rimedio - di questo progressivo rallentamento dell’azione amministrativa comunale, praticamente in tutti i settori più vitali della nostra società civile, di cui restano viva testimonianza le pressoché quotidiane doglianze di larghi settori della pubblica opinione.

Un sindaco efficiente, ma non basta

Ecco allora il sindaco che ci aspettiamo, un sindaco che regga la città con sobrietà e determinazione, utilizzando al meglio la macchina amministrativa. Ma non basta. È necessario che si faccia altresì interprete della volontà dei cittadini. Sembra una banalità, questa aspettativa, ma non è così, pensando agli esiti degli ultimi governi della città. Sono consapevole di quanto talvolta sia difficile armonizzare le ridotte risorse di cui dispone la pubblica amministrazione con le richieste di una città allo stremo, attanagliata da una gravissima crisi economica. Ma diciamo la verità. Spesso certe argomentazioni sono un comodo alibi per mascherare discutibili prese di posizioni personali o atteggiamenti omissivi per carenza di capacità progettuale. E sia, ma è  legittimo aspettarsi un sindaco che non remi contro la sua stessa città, ignorando deliberatamente e pervicacemente ogni segnale che venga dalla base, cominciando dal campo culturale, dove abbiamo dovuto subire, per sette lunghi anni, un progressivo generalizzato esproprio dei nostri convincimenti, a beneficio di discutibili consulenze che anziché esaltare il nostro ricco patrimonio, spesso tendevano a mortificarlo, come nel caso della battaglia di Canne (dove abbiamo dovuto assistere inerti all’annullamento di ogni valorizzazione del sito annibalico), o come nel caso di Federico II, il cui busto ci è invidiato dal mondo intero, e abbiamo dovuto combattere contro l’atteggiamento iconoclasta di alcuni studiosi sostenuti dal palazzo, per non dire di De Nittis dove una sua apparente valorizzazione, in realtà ha mascherato per anni quella di altri artisti….
Per non parlar d’altro, quando certe scelte, con grande dispendio di spese, sono state imposte a una intera città. Saranno pure esiti rivoluzionari futuristi e ostentazioni straordinarie per chi le ha allestite, ma nelle quali la stragrande maggioranza dei barlettani non ritrova le proprie radici… E perché allora imporcele con la forza, senza neppure concederci il beneficio del rispetto delle nostre opinioni, incapaci di capire il nuovo… E siamo poi sicuri che questo “nuovo” sia il miglior modo di investire il nostro patrimonio artistico? A costo di sembrare retrogradi “provincialotti” nutriamo delle fondate perplessità. E allora ci sia almeno consentito di manifestarle liberamente, senza correre il rischio di essere vilipesi.
Ecco, a parte le sue risorse culturali e le sue esperienze manageriali, che pur contano e pesano, a parte le sue capacità realizzative e programmatiche (qui si aprirebbe un amplissimo scenario), ci aspettiamo intanto dal prossimo sindaco che sia più rispettoso della volontà popolare nel cui nome, fra qualche giorno, sarà chiamato a governare la città; e che non si isoli, sottraendosi al confronto con la città e le sue espressioni culturali più rappresentative, e che anzi le ascolti con rispetto e attenzione, com’è nello spirito e nella lettera delle nostre più elementari regole democratiche. Certo, riservandosi solo lui, alla fine, ogni responsabilità delle decisioni assunte, ma nel generale interesse e senza prevenzioni, e soprattutto nel rispetto delle risorse politiche, sociali ed intellettuali di questa città, per troppo lungo tempo del tutto ignorate.


Renato Russo
(24 maggio 2013)

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