| Il sindaco che vogliamo
 Cosa è lecito  aspettarsi dal prossimo inquilino di palazzo di città? Certo, che sia un buon  sindaco, ma cosa vuol dire essere un buon sindaco? A me è parso, durante questa  campagna elettorale, che - fatte le dovute differenze fra un candidato e  l’altro - ci si sia generalmente spesi soprattutto nella formulazione di vaghe  promesse e nebbiosi progetti. Vada per la formulazione di un programma di  massima, ma non basta. Se sono imprescindibili le linee programmatiche di un  percorso, è altresì indispensabile indicare gli strumenti per la loro  realizzazione, perché diversamente si corre il rischio di restare nel limbo  della indeterminatezza di vaghe enunciazioni di massima.Scontata  l’illustrazione di un programma con l’indicazione delle risorse economiche per  poterlo realizzare, la prima regola è la scelta di uomini capaci e competenti  per il settore chiamato a reggere, con la disponibilità di un tempo adeguato  allo svolgimento del proprio mandato. Il successo di un buon sindaco, come di  qualsiasi manager in generale, non è solo frutto del proprio lavoro, per quanto  eccellente possa dimostrarsi, ma altresì della propria capacità di attivare una  squadra preparata ed efficiente alla quale assegnare un adeguato tasso di  autonomia operativa, non finalizzata al raggiungimento di singoli successi  personali, ma armonizzata nel quadro generale di una articolata programmazione.  E per questo sintonizzata con il lavoro di ogni dirigente di ciascun comparto  amministrativo. E negli uni e negli altri il sindaco deve poter riporre la  massima fiducia, per cui centralizzare la gestione del potere nelle proprie  mani, isolandosi nella turris eburnea della propria inaccessibilità,  come ha fatto l’ultimo sindaco, è quanto meno deleterio per sé, ma soprattutto per  la collettività che vedrà tutte le problematiche cittadine destinate ad un  progressivo rallentamento, fino alla conclusiva paralisi. Come di fatto è  avvenuto sotto gli occhi di tutti, con l’ultima gestione amministrativa con  l’aggravante che reiteratamente il sindaco era stato preavvertito - senza porvi  rimedio - di questo progressivo rallentamento dell’azione amministrativa  comunale, praticamente in tutti i settori più vitali della nostra società  civile, di cui restano viva testimonianza le pressoché quotidiane doglianze di  larghi settori della pubblica opinione.
 Un  sindaco efficiente, ma non basta Ecco allora il  sindaco che ci aspettiamo, un sindaco che regga la città con sobrietà e  determinazione, utilizzando al meglio la macchina amministrativa. Ma non basta.  È necessario che si faccia altresì interprete della volontà dei cittadini.  Sembra una banalità, questa aspettativa, ma non è così, pensando agli esiti  degli ultimi governi della città. Sono consapevole di quanto talvolta sia  difficile armonizzare le ridotte risorse di cui dispone la pubblica  amministrazione con le richieste di una città allo stremo, attanagliata da una  gravissima crisi economica. Ma diciamo la verità. Spesso certe argomentazioni  sono un comodo alibi per mascherare discutibili prese di posizioni personali o  atteggiamenti omissivi per carenza di capacità progettuale. E sia, ma è  legittimo aspettarsi un sindaco che non remi  contro la sua stessa città, ignorando deliberatamente e pervicacemente ogni  segnale che venga dalla base, cominciando dal campo culturale, dove abbiamo  dovuto subire, per sette lunghi anni, un progressivo generalizzato esproprio  dei nostri convincimenti, a beneficio di discutibili consulenze che anziché esaltare  il nostro ricco patrimonio, spesso tendevano a mortificarlo, come nel caso  della battaglia di Canne (dove abbiamo dovuto assistere inerti all’annullamento  di ogni valorizzazione del sito annibalico), o come nel caso di Federico II, il  cui busto ci è invidiato dal mondo intero, e abbiamo dovuto combattere contro  l’atteggiamento iconoclasta di alcuni studiosi sostenuti dal palazzo, per non  dire di De Nittis dove una sua apparente valorizzazione, in realtà ha  mascherato per anni quella di altri artisti….Per non parlar  d’altro, quando certe scelte, con grande dispendio di spese, sono state imposte  a una intera città. Saranno pure esiti rivoluzionari futuristi e ostentazioni  straordinarie per chi le ha allestite, ma nelle quali la stragrande maggioranza  dei barlettani non ritrova le proprie radici… E perché allora imporcele con la  forza, senza neppure concederci il beneficio del rispetto delle nostre  opinioni, incapaci di capire il nuovo… E siamo poi sicuri che questo “nuovo”  sia il miglior modo di investire il nostro patrimonio artistico? A costo di  sembrare retrogradi “provincialotti” nutriamo delle fondate perplessità. E  allora ci sia almeno consentito di manifestarle liberamente, senza correre il  rischio di essere vilipesi.
 Ecco, a parte  le sue risorse culturali e le sue esperienze manageriali, che pur contano e  pesano, a parte le sue capacità realizzative e programmatiche (qui si aprirebbe  un amplissimo scenario), ci aspettiamo intanto dal prossimo sindaco che sia più  rispettoso della volontà popolare nel cui nome, fra qualche giorno, sarà  chiamato a governare la città; e che non si isoli, sottraendosi al confronto  con la città e le sue espressioni culturali più rappresentative, e che anzi le  ascolti con rispetto e attenzione, com’è nello spirito e nella lettera delle  nostre più elementari regole democratiche. Certo, riservandosi solo lui, alla  fine, ogni responsabilità delle decisioni assunte, ma nel generale interesse e  senza prevenzioni, e soprattutto nel rispetto delle risorse politiche, sociali  ed intellettuali di questa città, per troppo lungo tempo del tutto ignorate.
 Renato Russo
 (24 maggio 2013)
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