|   Mauro Di Pinto maestro d’arte e di vitaTestimone di un secolo
 Scherzosamente,  nel giorno del suo ottantesimo compleanno, ventidue anni fa, agli amici che lo  festeggiavano, Mauro Di Pinto usò scaramanticamente un’espressione di commiato,  quasi l’annuncio di un imminente congedo dalla sua lunga e feconda stagione  artistica. E invece da quella data quante altre primavere egli ha vissuto in  una mai esausta stagione creativa, realizzando ancora un gran numero di tele,  sculture, grafiche.La  sua centenaria esistenza ci riporta ad un esordio ormai remotissimo, nel  lontano 1929, quando, allievo della Scuola d’Avviamento (Via Pappalettere),  appena quindicenne cominciava a produrre le sue prime figure, pastelli,  acquerelli, disegni a matita e china, schizzi seppure abbozzati che però già  rivelavano nel loro autore un tratto caratteristico, una precisa personalità  artistica.
 Ma le  prime impegnative prove egli le affrontò quattro anni dopo quando il prof.  Ceci, colpito dalla precocità del suo allievo più promettente, lo invitò a  realizzare un busto di Francesco Saverio Baldacchini, noto uomo politico e  letterato barlettano al quale era intitolata la scuola.
 Il  risultato fu eccellente, e fu in quella circostanza che il giovanissimo Mauro  conobbe mons. Salvatore Santeramo, in quegli anni autore di numerose opere  storiche sulla città, il quale ne apprezzerà presto, oltre che le doti  artistiche, anche umane, e il giovane studente e il maturo studioso inizieranno  una frequentazione che durerà tutta una vita. E sarà il dotto arciprete della  Cattedrale che spingerà il giovanissimo allievo, già allora appassionato  cultore di storia locale, ad iscriversi e a frequentare l’associazione Amici dell’Arte e della Storia Barlettana (dal  1935 Società di Storia Patria per la  Puglia di cui era il socio più longevo). In ricordo di mons. Santeramo -  nel 2006 - Mauro Di Pinto scriverà delle note autobiografiche pubblicate a cura  della Società di Storia Patria mentre due anni dopo - nel 2008 - ne fonderà in  bronzo un busto straordinario per fisiognomica rassomiglianza, collocato nei  giardini del Castello. Ma accanto a quello del noto storico, quanti altri busti  il maestro Di Pinto ha realizzato, lasciandoci un patrimonio ritrattistico di  assoluto valore, una galleria di personaggi fra i più noti e rappresentativi  della cultura del nostro Novecento cittadino, quelli del prof. Michele  Cassandro, del dott. Vito Lattanzio, di don Luigi Scuro, di mons. Francesco  Stellatelli, di Antonio Turi, a parte la cospicua ritrattistica familiare.
 Pittore  raffinato, padrone del disegno nelle sfumature più ricercate, i suoi colori  sono tenui, la sua vena ispirativa inesauribile. Ne fanno fede i numerosi  quadri che fanno bella mostra di sé in numerose case e studi di professionisti  non solo barlettani. Come nel suo stesso studio, e nella sua abitazione, veri  atelier di un protagonista della nostra storia artistica del Novecento, che ha  dedicato una vita all’arte nelle sue molteplici espressioni.
 Nella  maturità della sua molteplice produzione, il maestro Di Pinto si cimentò,  infatti, anche nelle incisioni grafiche, e come al solito non si fermò a  esperimenti estemporanei, ma ci si dedicò con passione e severa applicazione,  realizzando una memorabile raccolta di 25 opere, intitolata “Graffiti”,  introdotte da una elegantissima prefazione di Raffaele Iorio, che recuperano le  attività lavorative artigianali nostrane, non una mera riesumazione  folcloristica condita di paesane oleografie, ma la consapevole realizzazione di  un progetto che oltre ad essere artistico, è anche culturale.
 Culturale,  ma per certi versi anche didattico. Perché il maestro Di Pinto ha insegnato una  vita intera negli istituti barlettani: alla Baldacchini, alla De Nittis, allo  Scientifico, in ciascuna di queste scuole lasciando l’orma indelebile non solo  del suo insegnamento artistico, ma soprattutto umano.
 Pensieroso,  distaccato, incurante delle piccole cose che ci affliggono quotidianamente,  misurato nelle pur numerose relazioni che hanno segnato una così lunga e  intensa esistenza, il maestro Di Pinto è stato un appassionato amante della  storia della sua città.
 Ne  fanno fede le numerose monografie artistiche, ma soprattutto le tele che, sia  pur con tecniche diverse, egli ha dedicato ad alcuni degli scorci più  significativi della città, a cominciare dal Paraticchio quand’era toccato dal  mare, oppure la inedita rappresentazione di piazza Roma, quando c’era ancora la  chiesa dello Spirito Santo; e le numerose ville e masserie in fondo a via  Madonna della Croce, la casa del pittore Gabbiani prima che fosse abbattuta per  far posto alle nuove costruzioni abitative: una raccolta di quaranta fra  disegni e acquerelli, Barletta com’era, un’opera  eccezionale, un amarcord della sua  intensa vita di artista, data alle stampe pochi anni fa.
 Renato  Russo(19 maggio 2015)
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