| La ristampa del “Compendio” del Capitale riattualizza la  figura di Carlo Cafiero
 Nel  quadro della rassegna del “Maggio dei Libri”, si è tenuta a palazzo della Marra  la presentazione del volume “Il Capitale” di Carlo Marx brevemente compendiato  da Carlo Cafiero, titolo n. 39 delle “Ricerche della Biblioteca”, ristampa  anastatica promossa dalla Amministrazione Comunale di Barletta edita dalla casa  editrice Rotas. Il testo, di 174 pagine, riproduce l’originale stampato nel 1913  dalla casa editrice La Controcorrente di Firenze e reca, a pagina tre, una  dedica (datata 16 ottobre 1915) di Nicola Criscuoli “A Ferdinando Cafiero  [nipote di Carlo] in ricordo di un’ora di godimento spirituale con lui  trascorsa, con profonda devozione ed affetto”.Al  tavolo dei relatori il prof. Giuseppe Vacca, presidente della Fondazione  Gramsci, già docente di Storia delle dottrine politiche presso l’Università  degli Studi di Bari, due volte parlamentare per il PCI, autore di un vastissimo  repertorio di libri e saggi di varia cultura a sfondo sociale.
 Il  professore si è soffermato sulla figura di Cafiero che egli ha avuto la dotta  cognizione di illustrare al pubblico in un contesto di valutazioni storiche e  socio-politiche di ampio respiro, per un personaggio verso il quale l’oratore  ha subito esordito precisando che “si prova una grande empatia”. Il prof. Vacca  ha quindi inquadrato il momento storico nel quale nacque questo testo,  contestualizzandolo con gli eventi del suo tempo, come il fallimento della  rivolta del Matese. “Bisogna capire – ha spiegato il professore – che al tempo  della sua pubblicazione, era appena uscito il 1° volume del “Capitale” di Carlo  Marx e che non era sempre accessibile la sua dottrina, che al suo apparire  dovette sembrare rivoluzionaria, così fu proprio questo testo divulgativo di  Cafiero a far conoscere ed apprezzare il capolavoro del filosofo di Treviri, la  interpretazione sociale più completa sulla nozione di “lavoro” a quel tempo –  cioè intorno alla metà dell’800 – dove emergono come temi dominanti il  proletariato e il nascente capitalismo industriale, con gli addentellati dei  concetti di capitale, salario, ricchezza,   plusvalore. Il “Capitale”, in quella società, veniva così configurandosi  come un sistema filosofico di complessa orditura sociale, come quello di  Aristotele nel tempo antico o di Kant in quello moderno. Il grande merito di  Cafiero, ne fu la semplificata divulgazione presso il grande pubblico”.
 Difficile  sintetizzare in poche espressioni la vastità delle riflessioni del prof. Vacca  che ha spaziato in lungo e in largo nel suo intervento sulle coordinate  spazio-tempo con dei penetranti   approfondimenti che relazionavano il tempo presente con i secoli 18° e  19°.
 Presentando  il testo in apertura della serata,  il  sindaco Pasquale Cascella spiegava le ragioni per le quali aveva promosso  questa iniziativa editoriale che ci auguriamo venga diffusa innanzitutto nelle  biblioteche scolastiche e universitarie.
 Interlocutrice  dell’illustre ospite, la docente del Liceo Classico “Casardi” Emilia Cosentino  che oltre a presentare il libro e la serata, ha dialogato perspicacemente con  il professore, su un personaggio e su un testo che ne presupponevano una  approfondita conoscenza. “Un Maggio dei Libri – ha esordito la Cosentino – che  rappresenta una sfida per Barletta e per la Puglia a risalire una classifica  negativa che ci vede, come Regione, agli ultimi posti in Italia come indice di  lettori… Ristampa di un testo – ha essa precisato – per la valorizzazione di un  grande personaggio che con questa iniziativa il sindaco Cascella ha voluto  recuperare alla memoria culturale identitaria della nostra città e della nostra  terra”.
 * * * È  apprezzabile questa ristampa soprattutto perché – a qualche anno dal consueto  ciclico silenzio sul personaggio – ha riacceso i riflettori sulla sua figura; e  anche perché ci dischiude la mente alla comprensione di una grande opera  filosofica - Il Capitale di Marx - che diversamente sarebbe interdetta alla  comprensione della stragrande maggioranza dei lettori perché troppo scientifico  il linguaggio del grande filosofo tedesco.Il  merito di questa ristampa, oggi, è anche un altro, quello di tracciare il  consuntivo sulla incidenza delle sue presenze testimoniali nel contesto sociale  cittadino, non solo come indice di apprezzamento delle sue qualità culturali,  ma soprattutto come attestazione del recupero della sua figura a una  consolidata dimensione scientifica, non più ascrivibile ad una vetera  connotazione anarcoide del personaggio.
 Il  primo a rompere il silenzio, dopo un lungo intervallo nel quale s’era quasi  persa memoria di Cafiero, furono nel dopoguerra Michele Cassandro con una  monografia su “La vita nel primo centenario della nascita” (Dellisanti,  Barletta 1946) e Antonio Lucarelli con un “saggio di una storia documentata del  Socialismo” (Vecchi-Trani 1947).
 Nel  1960, appena diplomato al Liceo “Casardi” (preside Morrone) con Nicola De Feo  (marxista) e Arcangelo Cafiero (socialista) ed altri, ospiti dell’avv.  Cristoforo Gaglione presidente della ProLoco, sui locali occupati dalla  tipografia Rizzi-Del Re in corso Vittorio Emanuele, tentammo di dar vita ad un  circolo politico che il sottoscritto (di estrazione cattolica ma di formazione  laica) propose d’intitolare a Gaetano Salvemini perché, a parer mio, l’unico  filosofo capace di mediare il socialismo umanitario di Proudhon con la dottrina  sociale di Maritain aperta a una società liberale e democratica, eppure  cristianamente ispirata. Prevalse il convincimento di De Feo che fra marxismo e cristianesimo  ci potesse essere alcuna compatibilità, di qui l’“intenzione”  d’intitolare il circolo a Carlo Cafiero. Solo l’intenzione però, perchè dopo  qualche incontro l’intransigenza ideologica di De Feo, poco incline al  compromesso dialettico, fece naufragare l’iniziativa, dopo di che ognuno  intraprese la propria strada.
 Nel  1964 Franco Borgia e un gruppetto di giovani socialisti fondarono  l’Associazione culturale “Carlo Cafiero” alla cui nascita è legata l’esperienza  del numero unico “Il Risveglio”. L’ associazione durerà solo un paio d’anni e  si concluderà con un relazione di Nicola De Feo su “Marxismo e Cristianesimo”.
 Nel  1970 Gianni Bosio pubblicò un’antologia di scritti su “Carlo Cafiero,  rivoluzione per la rivoluzione” (Samonà e Savelli, Roma 1970) che conteneva -  in appendice - il primo serio tentativo della compilazione di una aggiornata  bibliografia, integrata da Pier Carlo Masini.
 Nel  1974 Franco Damiani, docente di filosofia presso il Liceo Classico “Casardi”,  pubblicò un interessante saggio su “Carlo Cafiero nella storia del primo  socialismo italiano” (Jaca Book, Milano 1974), un eccellente studio sulla vita  e sull’opera filosofica di Cafiero del quale riportava in copertina una sua  celebre frase: “Meglio fare un solo passo con tutti i compagni sulla via reale  della vita, che restare isolati a percorrere centinaia di leghe in astratto”,  concetto che sarà ripreso da Salvemini con l’invito ai compagni “a non pestar  l’acqua nel mortaio”.
 L’idea  di un circolo dedicato a Carlo Cafiero riaffiorò alla fine degli anni Settanta,  nella primavera del 1979, quando nel suo nome si battezzò la nascita dell’ARCI  cittadina, circolo inizialmente guidato da Luigi Di Cuonzo e poi – per lungo  tempo – da Giannino Calò. In questi quasi quarant’anni di attività il Circolo  ha promosso non solo convegni politici ma anche un gran numero di iniziative  culturali, come mostre d’arte e reading letterari.
 Nell’autunno  del 1982 andò in onda, su RAI 2, in quattro puntate, lo sceneggiato “Il diavolo  a Pontelungo” di Riccardo Bacchelli (1927) dove, al centro della vicenda, come  protagonisti comparivano Carlo Cafiero (interpretato da Flavio Bucci), Michele  Bakunin e Andrea Costa. Dal racconto di Bacchelli veniva fuori non la classica  figura dell’anarchico rivoluzionario e cospiratore, ma quella di un pensatore  attento, profondo conoscitore del pensiero social-comunista del suo tempo.
 Carlo  Cafiero, dimenticato per lunghi periodi, è ricordato solo in occasione di  ricorrenze genetliache, come nel luglio del 1992, in occasione del primo  centenario della sua morte. In quella circostanza Rita Ceci e Ruggiero Mascolo  diedero alle stampe la monografia “Carlo Cafiero 1846-1892” (Rotas, Barletta  1992), un agile e documentatissimo testo nel quale, dopo aver ricostruito la  storia della famiglia Cafiero e la vita del filosofo attraverso una cronaca  biografica, gli autori riportavano una rassegna di eccellenti testimonianze e  una ricchissima bibliografia. Gli stessi autori cinque anni dopo ritornarono su  Cafiero con un saggio intitolato: “Dal paese… in volo: discorsi su Carlo  Cafiero”
 Dal  2 al 9 febbraio del 1997, promosso dall’ARCI e patrocinato dal Comune, fu  organizzato, nella Sala Rossa del Castello, un “Convegno di studi su Carlo  Cafiero per i 150 anni della sua nascita”. Fra i relatori, Nicola De Feo che –  come nel lontano 1960 – anche questa volta manifestò il suo intransigente  massimalismo perché, prima di iniziare la sessione dei lavori della mattinata,  pose la pregiudiziale della sottoscrizione di un documento nel quale, prendendo  spunto dallo stato di perseguitato politico di Cafiero all’indomani dell’Unità  d’Italia, prendeva le difese di Adriano Sofri, condizione inaccettabile per il  sindaco Ruggiero Dimiccoli che quella mattina presiedeva i lavori.
 Innumerevoli  sono gli articoli che nel corso degli anni hanno celebrato la figura del  pensatore barlettano, fra cui interessantissimo quello di Indro Montanelli che  per “Il Giornale” scrisse l’editoriale “Cafiero chi era costui?”(17 luglio ‘92) articoli interessanti per cui facciamo  nostra la proposta che Saverio Di Giorgio – collaboratore della Biblioteca  Comunale – lanciò in un articolo della “Gazzetta del Mezzogiorno” del 23  settembre 92, quella di raccoglierli in un volume antologico.
 Terminiamo  questo breve excursus di ricordi, rammentando  che nel 2004 a Carlo Cafiero venne intitolato il locale Liceo Scientifico, una  iniziativa promossa dal preside prof. Ruggiero Dicuonzo e dal collegio  professori, sostenuta in primis dalla  appassionata perorazione del prof. Damiano Rociola docente di filosofia in quel  liceo e da altri dieci docenti. L’altro nome in concorso per l’intitolazione  dell’istituto – sponsorizzato dal prof. Antonio Riglietti – fu quello di mons.  Salvatore Santeramo al quale, come per una sorta di tardiva riparazione, sarà  poi intitolata la sezione locale della Società di Storia Patria. Le  celebrazioni per l’intitolazione del Liceo furono completate da una  rappresentazione teatrale - per la regia di Manrico Gammarota - nell’ampio atrio interno dell’Istituto, che ancora oggi si  ricorda per la brillante interpretazione che di Carlo Cafiero ne offrì Gianni  Rossi il quale riattualizzò, a beneficio di un attento pubblico, un personaggio  in chiaroscuro che riemergeva da una deplorevole  dimenticanza.
 Oggi,  a distanza di tanti anni, la pubblicazione anastatica del “Compendio del Capitale”  di Carlo Marx interrompe ancora una volta il silenzio su di lui, enucleando la  figura di Carlo Cafiero dal cono d’ombra in cui la nostra distratta cultura  l’aveva ancora una volta relegato.
 
            
              
                |  Carlo Cafiero
 |  Bassorilevo
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                |  |  Liceo Scientifico "Carlo Cafiero" - Barletta
 |  |    Renato Russo(13 maggio 2017)
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