|   Il ruolo  del G.S. AVIS BARLETTA nella
            straordinaria  ascesa di Pietro Mennea           Lo sport è vita perché spinge l’atleta  ad una continua dedizione e a sacrifici sempre più duri per superare se stessi  e gli altri e per raggiungere, oltre l’ambito alloro della vittoria, la  perfezione fisica e la formazione del carattere. Lo sport quindi è la grande  fucina ove si forgiano muscoli, cuore, mente e soprattutto si formano gli  spiriti più sani e più forti che nella vita impareranno a lottare e a vivere  secondo un’etica esemplare…Con queste parole profetiche (specialmente se  attribuite alla parabola agonistica di Pietro Mennea) il prof. Ruggero  Lattanzio, nel bollettino sociale “Sangue e Vita” del 31 agosto 1961 (anno II,  n. 8), annunciava la nascita del Gruppo Sportivo AVIS Barletta, un gruppo che  abbinava la cultura della donazione a quella fisica e morale. Un gruppo che  esisteva già di fatto, almeno relativamente ad alcune discipline sportive nate  anni prima, anche se solo in via sperimentale e amatoriale.
 Dopo aver inaugurato nel 1960 una splendida  sede in via Baccarini ed essersi circondato di un’efficiente équipe  organizzativa costituita da volontari e docenti di attività motorie, nella  prima metà degli anni Sessanta il prof. Lattanzio promosse la nascita di un  gran numero di specialità agonistiche. Negli anni della loro attività,  lasceranno tutte il segno: tennis, canottaggio, nuoto, pallacanestro, atletica  leggera (nelle sue molteplici specialità), calcio (estemporaneo),  automobilismo, anche un circolo scacchistico, un gruppo sportivo le cui tante  imprese sono ricordate nelle cronache del bollettino sociale “Sangue e Vita”.
 Il segreto del successo di questo progetto,  specialmente in relazione al settore dell’atletica leggera, fu una felice  intuizione del prof. Lattanzio, quella di coinvolgere le scuole secondarie  superiori, cioè i licei classico e scientifico, nonché l’ITC “Cassandro” (molto  incisiva l’adesione del preside Francesco Filannino) che a consuntivo della  loro partecipazione ai campionati studenteschi primaverili, alimentavano  annualmente la selettiva partecipazione al G.S. AVIS di un gran numero di  giovani atleti.
 Uno straordinario evento  didattico-agonistico, a quel tempo, la nascita del Gruppo avisino dell’atletica  leggera, un modello societario nazionale, per una città priva di attrezzature  sportive e che tuttavia seppe forgiare in quegli anni una generazione di giovani  atleti, l’eco delle cui imprese è giunta fino a noi.Un’attività, quella dell’atletica leggera,  che coinvolgerà in quegli anni centinaia di giovani studenti nelle specialità  dei lanci, della corsa e della marcia, di fondo e mezzofondo, dove il G.S. AVIS  vincerà per sette anni consecutivi (1961-1967) il trofeo nazionale “Altimani”,  cioè il campionato italiano per società diventando culla del settore giovanile  nazionale della specialità; nella seconda metà degli anni Sessanta (1968-1972)  si imporrà invece nella corsa veloce come squadra (staffetta) a livello  regionale e come individualità (Mennea) a livello nazionale.
 Se la prima parte della storia del G.S. AVIS  di atletica è dunque corale, affidata ad una molteplicità di campioni, la  seconda è dominata dalla forte personalità del giovane fuoriclasse barlettano  che con ritmi incalzanti e frenetici nella sua irresistibile prodigiosa ascesa  agonistica, raggiungerà livelli di eccellenza inimmaginabili.
 Dopo l’Olimpiade di Monaco, nell’autunno del  ’72, Pietro si allontanerà da Barletta, lascerà il G.S. avisino che lo aveva  visto crescere e affermarsi come il migliore sprinter italiano, si lascerà alle spalle il suo passato, i suoi amici, la  sua stessa famiglia, proiettandosi nel futuro, un futuro ricco di luminosi  traguardi, e con la gloria dei suoi successi, porterà sempre più in alto il  nome della sua città, senza dimenticare quel mitico gruppo che lo aveva  adottato, sostenuto e formato, lanciandolo sul proscenio agonistico nazionale e  internazionale.
 Oggi, a ricordare i suoi più remoti esordi,  questo breve testo di Mimmo Gambatesa che, nella semplicità dei suoi gradevoli  racconti, ce ne restituisce un vivacissimo ritratto, quello di un ragazzino  testardo e tenace che trasferirà le sue gare dalle acciottolate stradine del  nostro centro storico, sulle piste delle più prestigiose metropoli del mondo,  teatro delle sue strepitose imprese…
 *   *   * Questa  biografia Su Pietro Mennea sono stati scritti molti  libri e un numero incalcolabile di articoli e di monografie, per la gran parte  dedicate al periodo dei più clamorosi successi in Italia e all’estero, vittorie  e primati conseguiti nei campi di gara più famosi del mondo.Poco invece si sa sui suoi esordi, quando,  reduce da una breve esperienza come calciatore in una squadretta di periferia,  s’affacciò sul palcoscenico dell’atletica, alla corsa veloce. Tutto cominciò  nella lontana estate del 1966, - nel passaggio dalla scuola media “Manzoni”  all’Istituto Tecnico “Cassandro” - quando, mentre coi compagni della “Juventus  Nova” si stava allenando su piazzetta Pescheria, gli “allievi” del Gruppo  Sportivo avisino correvano a perdifiato sul tratto che - tra via Cialdini e  piazza Marina - costeggiava quello slargo. A furia di vederseli passare sotto e  sopra, avanti e indietro, Pierino chiese di far parte di quel gruppo mettendosi  subito in evidenza per la rapidità dei suoi scatti brucianti.
 Sarà lo stesso tratto di strada che i due  fratelli Gambatesa percorreranno in allenamento con Mennea che li sfiancherà,  mai appagato della sua inesausta determinazione agonistica.
 Questo libro ricostruisce, attraverso alcuni  episodi, gli inediti esordi di Pierino Mennea, nel circuito della grande  famiglia avisina, esordi non sportivi (tempi, allenamenti, gare, vittorie), ma  legati ad un giovanissimo Mennea “privato” negli anni adolescenziali che  precedono la sua ascesa agonistica, raccontati da Mimmo Gambatesa che – con suo  fratello Franco – furono tra gli amici più vicini al futuro grande campione.  Racconti semplici, della vita di ogni giorno: l’allegra frequentazione nella  sede sociale, gli amici avisini delle gare domenicali, la chiassosa comitiva  degli accompagnatori, la dotazione dell’abbigliamento agonistico, lo  spogliatoio, la pizza in birreria, la pomata miracolosa, il suo abituale riserbo…  Piccole storie di tre anonimi ragazzi di periferia che impegnavano il loro  tempo libero per allenarsi nella corsa veloce.
 Ma per uno dei tre, per Pierino,  quell’impegno diventerà presto assorbente d’ogni pensiero, d’ogni pulsione, una  tenace voglia di arrivare ad ogni costo, quasi maniacale al punto di allenarsi  pure il giorno di Natale o il primo dell’anno, in perfetta solitudine, lungo  una corsia del deserto stadio di Formia! Sarà il prezzo che pagherà per correre  sempre più veloce sulle piste del successo e della gloria.
 Renato  Russo(29 giugno 2016)
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