|   Un viaggio a Iesi per  parlare del  Castello di BarlettaRicordi federiciani lungo la  costa adriatica
 Scrutando il mare, dal finestrino del treno in corsa, in una calda  giornata dei primi di giugno, veloci scorrono le immagini del litorale  adriatico che i primi bagnanti affollano spensierati, nell’imminenza  dell’estate. E alle immagini festose di questa prima domenica canicolare,  insonnolito dal tepore meridiano, altre mi sovvengono rincorrendo il ricordo di  tanti anni fa, per le manifestazioni centenarie della nascita di Federico II. Anche allora ero diretto a Iesi, per la mostra del grande Svevo allestita  dal maestro Pippo Madè, che per la ricostruzione artistica dell’iter  federiciano, per quella suggestiva policroma rassegna aveva adottato il  meticoloso percorso iconografico contenuto nella mia dettagliata Cronaca della vita di un imperatore (oggi alla quinta edizione) introdotta da un lusinghiero giudizio del noto  medievista Vito Fumagalli.
 La “Cronaca”, presentata ad Andria, nell’Aula Magna dell’Istituto scolastico  “G. Verdi”, nel corso di un convegno gratificato dalla presenza del sindaco  Giannicola Sinisi, dell’Arcivescovo S. E. mons. Raffaele Calabro e  dell’ambasciatore tedesco dott. Konrad Seitz, resterà in cima alla graduatoria  delle strenne natalizie regionali del ’94. La eccellenza di un primato ribadito  pochi mesi dopo, alla Mostra nazionale di Palazzo Venezia, a Roma, curata da  Cosimo Damiano Fonseca in occasione della “Federiciana”, che ci accoglieva, al  suo ingresso, col nostro mitico busto, illuminato dai fasci concentrici della  luce di otto potentissimi faretti.
 E fu sempre nel corso di quella intensa stagione federiciana, che in  occasione di un convegno promosso ancora dal sindaco di Andria Sinisi, presso  la sala consiliare, invitato dal progettista di “Puglia Imperiale” Salvatore  Giannella a relazionare sul mio ultimo libro “Quattro passi nelle terre dell’Imperatore”, fui aggressivamente  contestato dall’amico Raffaele Iorio a causa della copertina del noto  vignettista Walter Molino che rappresentava un sovrano accigliato e barbuto,  mentre, a suo dire, lo Svevo avrebbe avuto il volto del tutto glabro, come generalmente  raffigurato nella iconografia tedesca.
 Ne giunse l’eco, della rovente polemica, alle sensibili antenne del prof.  Franco Cardini che in un lungo scanzonato articolo sulla Gazzetta del  Mezzogiorno, ci rimbrottò entrambi, ribadendo quello che già aveva ampiamente  spiegato a Taranto nel corso di un Convegno su Boemondo, distinguendo fra gli  esiti di una dotta ricerca e l’immaginifica rielaborazione di un mito non  sempre consonanti fra di loro. “Perché se  rispondesse al vero - ebbe a dichiarare Cardini nel corso di una  conversazione televisiva - che Federico  negli ultimi tempi del suo regno fosse diventato “sdentato”, calvo e ingobbito,  ve l’immaginate l’effetto che farebbe oggi una siffatta ricostruzione  iconografica, sui trecentomila turisti attesi in Puglia e a Castel del Monte?  Un grave danno io credo verrebbe al nostro turismo dalla sostituzione del fiero  cipiglio del volto dell’illustratore Molino, con la sfigurata rappresentazione  del viso del sovrano, deturpato dai guasti del tempo”.
 *    *   * Da allora n’è passata d’acqua sotto i ponti e in questi vent’anni ho  scritto altre monografie sul monarca staufico, per una delle quali (Album della vita di Federico tradotta  in tedesco), fui invitato alla BIT di Berlino, dove nel rigore di una gelida primavera,  io e il prof. Rötter dell’Università di Francoforte relazionammo ad un affollatissimo  pubblico di operatori turistici.Invitato a Iesi, l’anno dopo ricevetti dalla Fondazione Federico II  l’ambito “Federichino” ch’era già stato assegnato, negli anni precedenti a  numerosi esponenti del mondo della cultura tra cui il prof. Cosimo Damiano  Fonseca, il prof. Hubert Houben e il prof. Franco Cardini.
 Consapevole di non reggere il confronto con cotanti autori, forse però la  spiegazione del premio era nella coda finale della motivazione, redatta dal  prof. Wolfgang Stürner, presidente della Giuria e dal prof. Vittorio Borgiani  presidente della Fondazione, con queste parole (forse un tantino enfatizzate): “Scrittore ed editore, attento cultore della  storia di Barletta e della Puglia alle quali fa onore con le sue qualità  editoriali e di saggista, appassionato studioso della storia di Federico II. Il  dott. Russo, per la chiarezza e piacevolezza del suo linguaggio oltre per la  veste editoriale delle sue opere, è da considerare un ottimo divulgatore  dell’imperatore e della sua vita”.
 Ciò che riconoscevo di veritiero, in quella motivazione, era il deliberato  intento di essere un divulgatore,  specialmente a beneficio dei ragazzi e dei comuni lettori. Divulgazione sì, mai  però a scapito di una rigorosa ricostruzione storiografica.
 A partire dal 2009, una singolare paradossale vicenda c’investì tutti, la  stravagante presa di posizione (non saprei come altro definirla), del prof.  Raffaele Licinio (presidente del Centro Normanno-Svevo!) contro la figura  dell’Imperatore, di quel sovrano che la denominazione stessa del suo Centro  avrebbe dovuto tutelare e valorizzare. E che invece cominciò a rappresentarcelo  in modo dileggevole, come l’“oracolo” degli elenchi telefonici” oppure come un  fumettistico personaggio, cliché ideale per l’intitolazione di resort e ristoratori, con l’aggravante di attribuire a noi pugliesi la patente di “ingenui  creduloni di un mito inesistente”.
 E quanto al busto che si conserva al Castello di Barletta? con un  atteggiamento sprezzante verso i suoi estimatori, venne presentato come “una  cretaccia da gettar via in discarica” (parole testuali riferite con  sbeffeggiante supponenza nel corso di un incontro con i ragazzi del Liceo  classico “Casardi”). Anni prima avevamo rappresentato insieme, sul sagrato  della Cattedrale di Troia, il “Processo a Federico” dove Licinio interpretava  l’accusa e io la difesa. E la parte scenica l’aveva assimilata talmente bene,  da farsene poi condizionare anche psicosomaticamente!
 E il Castello di Barletta? normanno, angioino, aragonese (?) spagnolo,  tutto fuorché svevo! (“su indicazione dei  vostri referenti”), precisò la writer che a Bari aveva confezionato su commissione del Comune una brochure turistica sulla città! Insomma  una dissacrazione dell’imperatore in piena regola, sostenuta da un incomprensibile  livore ideologico.
 Una deplorevole parentesi, durata anni, un grave vulnus al nostro personaggio storico pugliese più rappresentativo,  una ferita che pare si stia lentamente rimarginando non senza aver prima provocato  gravi distorsioni interpretative sulla figura dell’Imperatore con la  compiaciuta connivenza di quanti avrebbero dovuto anziché alimentare, vigilare  perché questo danno non si verificasse.
 Pur avversando iconoclasticamente Federico II, il prof. Francesco Maria  De Robertis - cionondimeno - nel sottotitolo di un suo famoso saggio, ebbe a  definirlo “il più grande dinasta dell’Occidente medievale”.
 *   *   * In tutti questi anni altre pubblicazioni ho prodotto su Federico II e  intrattenuto numerosi incontri tematici sul personaggio come quello con  l’interclub rotariano di Roma su Federico  legislatore, all’Università di Ancona su Le donne di Federico, recentemente a Gubbio per il festival  medievale fra cultura e tradizioni, ai docenti di lettere della provincia di  Foggia su Federico e la Puglia,  introdotto dal prof. Ludovico Gatto che lo presentò come “il contributo più  completo per la conoscenza del Sovrano in Puglia” (la Regione ne acquistò 300  copie da inoltrare in Germania, nel quadro di un approfondimento dei nostri  rapporti regionali con le università di quel Paese).Innumerevoli gli incontri con club e istituzioni, in quel torno di tempo,  ma in particolare con le nostre scuole per far conoscere il personaggio ai  nostri alunni, da ultimo attraverso il volume Federico II e il castello di Barletta illustrato dai vivaci  multicolori disegni di Rosa Acito. Che è proprio il testo che sono stato  chiamato a presentare nei giorni scorsi a Iesi per due motivi: perché il tema  di questa stagione iesina convegnistica era incentrato sui castelli di Federico  II e anche perché recentemente la Fondazione sta curando una raccolta delle  biografie federiciane per ragazzi.
 A Iesi mi ero imposto di non sforare il tempo della conversazione oltre i  sessanta minuti per non tediare i presenti, e per un’ora ho parlato,  accompagnando gli ospiti in un viaggio alato con l’imperatore - lui che di  pennuti se ne intendeva - ricostruendo sommariamente, nel corso del volo  attraverso il tempo, le grandi decisioni storiche che Federico aveva decretato  nella Curia Imperiale del Castello di Barletta, che avrebbero orientato le più  importanti scelte strategiche del suo Regno: cominciando dal solenne annuncio  della sesta Crociata sulla platea magna del Castello nella famosa Dieta del 28 aprile 1528; un anno dopo  l’organizzazione della campagna militare contro il “Patrimonium Petri”; e ancora, gli incontri che animarono, nel  nostro maniero, la Scuola Siciliana (condivisi con la Reggia di Foggia); la  nascita degli Ordini professionali; la guerra contro i Templari attraverso la  confisca dei loro ben; la concessione alla città di Barletta dell’ottava Fiera  del Regno; la carcerazione dei prigionieri di Cortenuova nelle segrete del  Castello; l’adeguamento normativo al “Liber Augustalis” (più noto come  “Costituzioni Melfitane”), e tanti altri importanti eventi che la ristrettezza  del tempo non ci ha consentito di illustrare.
 La presentazione del libro è avvenuta nella elegante prestigiosa sede  della Fondazione iesina federiciana concessa in comodato d’uso dalla Fondazione  della locale Cassa di Risparmio. Un gran bel gesto di apertura alla cultura del  territorio e alla sua valorizzazione.
 Una chicca finale, al termine della serata, la conoscenza con un vecchio  barlettano naturalizzato iesino trent’anni fa, il prof. Nicola Abbattista, un  docente tanto su con gli anni da ricordare di aver frequentato le elementari a  Palazzo della Marra dove aveva avuto come docente il maestro Alfonso Palumbieri;  presente all’incontro sul Castello di Federico, attratto dall’irresistibile  richiamo della sua città d’origine per la quale, attraverso la nostra breve  conversazione, aveva ritrovato - pur nella smemoratezza dell’incipiente  senescenza - l’impulso di un nostalgico ritorno ad un remotissimo passato.
 *   *   * Scrutando il mare, dal finestrino del treno in corsa, nel viaggio di  ritorno, un po’ deluso per aver rinunciato a una giornata di studi, e tuttavia  appagato dall’aver portato altrove - questa volta a Iesi la città che diede i  natali al sovrano staufico - alcune pagine della nostra storia, quelle del  nostro Castello e dell’immortale ruolo che in esso esercitò il suo mitico  sovrano. 
 Renato  Russo(27 giugno 2017)
 
            
              
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                | Federico II  ragazzo. Il suo primo contatto con Barletta a 11 anni, coi monaci di S. Giacomo | Copertina del  volume “Federico II e la Puglia Imperiale” | L’ala  federiciana del Castello (fotorudy) | Castello di  Barletta. La sala delle udienze dove Federico teneva corte e principiò la  Scuola Siciliana |  
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                | Barletta. L’ala  est del Castello federiciano | Il volto  idealizzato di Federico II in un disegno di Walter Molino per Puglia Imperiale | Locandina  dell’incontro di Iesi | L’incontro a  Berlino nel marzo 2006 (foto Giuseppe Gammarota) |  << vai all'indice del canale  |