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 La bocciatura dell’addizionale:
                un danno incalcolabile Era da molto tempo che non seguivo i lavori di un Consiglio  comunale, e ho voluto ascoltare gli interventi relativi alla seduta del 30  giugno perché vertevano sul bilancio di previsione del 2010. Il bilancio  economico di una città è il documento più significativo di una Amministrazione  comunale, ma fin dalle prime battute ho percepito che qualcosa non andava. La  richiesta dell’annullamento dell’addizionale Irpef pari a 1.200.000 euro, da un  bilancio già predisposto per l’approvazione, rappresentava un gravissimo vulnus al suo impianto contabile, tanto  più inesplicabile perché era un’aliquota irrisoria, la più bassa in Italia  (appena lo 0,02%), che per giunta andava a colpire redditi al di sopra dei 18mila  euro. Richiesta tanto più grave in quanto m’è parso subito di  capire fosse mirata a colpire soprattutto gli investimenti relativi alla  cultura, con effetti diverticolari su altre voci di bilancio. Messa ai voti, la  proposta raccoglieva 24 voti contro 11, cioè la metà dei voti della maggioranza  uniti a quelli dell’opposizione. Era fin troppo evidente che si trattava  dell’esito di un lungo braccio di ferro fra le due correnti del PD, che già  qualche giorno prima si erano misurate sul terreno congressuale, nella scelta  del nuovo segretario politico: l’aveva spuntata Franco Caputo su Nicola De  Fazio per pochi voti, ma in tempi in cui è sempre più labile la disciplina  degli organi statutari, in Consiglio comunale metà gruppo consiliare del centro  sinistra - alleandosi a destra - aveva ribaltato l’esito dell’orientamento  della Giunta favorevole invece all’attuale assetto amministrativo.
 Richiesta dell’annullamento d’una tassa a una prima lettura  del tutto incomprensibile, perché non sorretta da alcuna plausibile  motivazione, dando invece l’impressione, all’ignaro cittadino che seguiva il  dibattito in TV, della resa dei conti di una lunga contesa.
 Ora, io non voglio entrare nel merito delle ragioni del  contrasto fra i due gruppi e certamente - come sempre accade in queste  circostanze - sono anche convinto che ci saranno state pure delle convincenti  motivazioni, alla base delle incomprensioni fra i contendenti, perché i torti e  le ragioni non stanno mai tutte da una parte; ma da questo a destabilizzare il  bilancio, sottoposto al voto di fiducia l’ultimo giorno utile per la sua  approvazione, ce ne corre.
 Con l’aggravante che in realtà privare il bilancio di una  entrata così rilevante, non va a colpire tanto il sindaco e il suo esecutivo,  quanto quegli eventi che da quella somma avrebbero dovuto essere finanziati! E  si badi bene, a fronte di qualche iniziativa per così dire minore, di routine,  il grosso delle previsioni di spesa attiene invece a grandi eventi che  qualificano e identificano il livello socio-culturale della città e ne  legittimano il primato amministrativo nella nuova realtà provinciale.
 Non per nulla il sindaco, quattro anni fa, a ragion veduta  faceva della locuzione BARLETTA CAPITALE SI FA CON LA CULTURA, un motto che oggi  suona beffardo.
 La decisione appare tanto più grave, se appena si fa mente  locale ai gravi sacrifici che ci aspettano dopo questa Finanziaria, la quale  contiene misure pesantissime per i nostri Comuni soggetti al Patto di stabilità  con una riduzione dei trasferimenti correnti di 1500 milioni di euro nel 2011 e  di 2500 nel 2012!
 Si tratta di una manovra che produrrà effetti laceranti  sull’insieme dei servizi di Welfare erogati alle famiglie con la conseguenza  che il Comune, per far quadrare il bilancio, sarà costretto a intervenire sulle  tariffe. Per non dire dei tagli alla Regione, di cui tanto si discute in questi  giorni,  che avranno essi pure delle  deleterie ricadute sul Comune il quale vedrà ridotte ulteriormente le proprie  risorse. Ecco su quale scenario cade la mannaia di questa manovra contabile per  la quale auspichiamo ci siano margini di ripensamento. Melius re perpensa. Meglio rifletterci su.
 Si può non essere d’accordo sulla gestione, sugli  obbiettivi, sui metodi, e la democrazia ha cento risorse per rimediare alle  imperfezioni nell’applicazione delle regole gestionali amministrative, ma  andare a scardinare la struttura del bilancio col deliberato proposito di  distruggere il progetto culturale di un anno intero con prevedibili riverberi  su scenari pluriennali, a me sembra francamente autolesionistico, a cominciare  da quelli stessi che hanno innescato la miccia distruttiva.
 Per essere più esplicito, qui sono a rischio, e non solo per  quest’anno, l’Estate barlettana, l’intera stagione teatrale, le mostre legate  alla Pinacoteca De Nittis, le consolidate attività di associazioni che per anni  hanno dato lustro alla città, notevoli eventi sportivi, tutte iniziative con  eccezionali ritorni turistici e quindi economici ed occupazionali, un movimento  pari a circa 200.000 presenze che avranno pure avuto una ricaduta sugli  innumerevoli operatori turistici stagionali!
 Proviamo a immaginare (e con questa prospettiva non siamo  poi molto lontani da un realistico prossimo scenario) di annullare d’un colpo  tutte queste iniziative. La città ripiomberebbe al buio, come tanti anni fa,  quando di fronte al mortorio delle nostre esangui serate estive, migliaia di  giovani barlettani si riversavano nelle balere delle città vicine, a cominciare  da Trani, Bisceglie e Margherita di Savoia, lasciando amareggiati i nostri  operatori turistici, a rodersi il fegato per la nostra inettitudine operativa.
 Dovrebbero saperlo, i consiglieri comunali, che per ogni  euro investito in cultura, secondo consolidate stime certificate, ce ne sono  almeno quattro di ricaduta ecomonica. Come pure dovrebbero sapere (art. 6,  comma 8 del D.L. 78/2010)  che a fronte  di 100 euro spesi oggi, dal 2011 se ne potranno investire solo 20, cioè appena  un quinto! Il che vuol dire che la manovra economica in atto non solo colpirà  “questa” Amministrazione comunale, ma pregiudicherà anche la floridità di  quelle future, perché certe poste di bilancio si stabilizzeranno sui valori  minimi, quando non scompariranno del tutto. Forse non tutti coloro che con  questa manovra destabilizzante hanno inteso affondare la nave, hanno ben chiaro  che a fondo ci finiranno anche loro.
 L’appello è dunque rivolto a tutte le forze politiche  presenti in Consiglio comunale e a tutti i consiglieri perché abbandonino  questa forma di lotta autolesionistica e deleteria per l’interesse della città.  Magari pretendano dal sindaco una discussione sulle scelte a farsi, ma  recuperino la lucidità politica e l’impulso generoso di ritrovare la strada  della ragionevolezza e del dialogo costruttivo, cioè di un confronto fecondo di  utili riscontri per sé stessi e per quei cittadini che, nonostante tutto,  nutrono ancora fiducia nella nostra classe politica. Non facciamogliela  perdere.
 È sperabile che in questo tentativo riappacificativo rivesta  un ruolo Francesco Salerno nella sua recente veste di dirigente regionale agli  Enti locali. Fin qui non si è sentito. Questa sì, sarebbe una bella rentrée,  degna di un vero leader.
 Un’ultima amara riflessione: mi ha colpito il generalizzato  silenzio con cui la città, nelle sue espressioni sociali più rappresentative,  ha accolto questa disastrosa decisione. Vada per la consueta indifferenza alla  quale ci ha abituato quella imprenditoriale; a maggiore perplessità ci induce  l’inerte silenzio della classe colta, specialmente quella associazionistica, la  quale forse non ha compreso appieno l’enormità del danno che ce ne verrà. Per  tutti.
 Forza, amici consiglieri. Riconoscere di aver sbagliato per  un impulso ritorsivo non sarebbe segno di debolezza, ma di forza morale e di  lungimiranza politica. La città ve ne sarebbe grata.
 Renato  Russo 
            (9 luglio 2010) << vai all'indice del canale |