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 La bocciatura dell’addizionale:  un grave danno
                per le prospettive di crescita  culturale della città Alcune riflessioni relative alle  due sedute consiliari sul bilancio di previsione del 2010, il documento più  significativo di una Amministrazione comunale, e in particolare sulla richiesta  dell’annullamento dell’addizionale Irpef pari a 1.200.000 euro. L’azzeramento  di una cifra così considerevole da un bilancio già predisposto per  l’approvazione, ha rappresentato un gravissimo vulnus al suo impianto contabile, tanto più inesplicabile perché  era un’aliquota irrisoria, la più bassa in Italia (appena lo 0,02%), che per  giunta andava a colpire redditi al di sopra dei 18mila euro. Richiesta  tanto più grave in quanto mirata a colpire soprattutto gli investimenti  relativi alla cultura, con effetti diverticolari su altre voci di bilancio.  Messa ai voti, la proposta è passata con larga maggioranza. Era fin troppo  evidente che si trattava dell’esito di un lungo braccio di ferro fra le due  correnti del PD, che già qualche giorno prima si erano misurate sul terreno  congressuale, nella scelta del nuovo segretario politico: l’aveva spuntata  Franco Caputo su Nicola De Fazio per pochi voti, ma in tempi in cui è sempre  più labile la disciplina degli organi statutari, in Consiglio comunale metà  gruppo consiliare del centro sinistra - alleandosi a destra - aveva ribaltato  l’esito dell’orientamento della Giunta.
 Richiesta  dell’annullamento d’una tassa a una prima lettura del tutto incomprensibile,  perché non sorretta da alcuna plausibile motivazione, dando invece  l’impressione, all’ignaro cittadino che seguiva il dibattito in TV, della resa  dei conti di una lunga contesa.
 Ora,  io non voglio entrare nel merito delle ragioni del contrasto fra i due gruppi e  certamente - come sempre accade in queste circostanze - sono anche convinto che  ci saranno state pure delle convincenti motivazioni, alla base delle  incomprensioni fra i contendenti, perché i torti e le ragioni non stanno mai  tutti da una parte; ma da questo a destabilizzare il bilancio, sottoposto al  voto di fiducia l’ultimo giorno utile per la sua approvazione, ce ne corre.
 Con  l’aggravante che in realtà privare il bilancio di una entrata così rilevante,  non va a colpire tanto il sindaco e il suo esecutivo, quanto quegli eventi che  da quella somma avrebbero dovuto essere finanziati! E si badi bene, a fronte di  qualche iniziativa per così dire minore, di routine, il grosso delle previsioni  di spesa attiene invece a grandi eventi che qualificano e identificano il  livello socio-culturale della città e ne legittimano il primato amministrativo  nella nuova realtà provinciale.
 Non  per nulla il sindaco, quattro anni fa, a ragion veduta faceva della locuzione  BARLETTA CAPITALE SI FA CON LA   CULTURA, un motto che oggi suona beffardo.
 La  decisione appare tanto più grave, se appena si fa mente locale ai gravi  sacrifici che ci aspettano dopo questa Finanziaria, la quale contiene misure  pesantissime per i nostri Comuni soggetti al Patto di stabilità con una  riduzione dei trasferimenti correnti di 1500 milioni di euro nel 2011 e di 2500  nel 2012!
 Si  tratta di una manovra che produrrà effetti laceranti sull’insieme dei servizi  di Welfare erogati alle famiglie con la conseguenza che il Comune, per far  quadrare il bilancio, sarà costretto a intervenire sulle tariffe. Per non dire  dei tagli alla Regione, di cui tanto si discute in questi giorni,  che avranno essi pure delle deleterie  ricadute sul Comune il quale vedrà ridotte ulteriormente le proprie risorse.  Ecco su quale scenario è caduta la mannaia di questa manovra contabile.
 Si  può non essere d’accordo sulla gestione, sugli obbiettivi, sui metodi, e la  democrazia ha cento risorse per rimediare alle imperfezioni nell’applicazione  delle regole gestionali amministrative, ma andare a scardinare la struttura del  bilancio col deliberato proposito di distruggere il progetto culturale di un  anno intero con prevedibili riverberi su scenari pluriennali, a me sembra  francamente autolesionistico, a cominciare da quelli stessi che hanno innescato  la miccia distruttiva.
 Per  essere più esplicito, qui sono a rischio, e non solo per quest’anno, iniziative  relative all’Estate barlettana, all’intera stagione teatrale, alle mostre  legate alla Pinacoteca De Nittis, alle consolidate attività di associazioni che  per anni hanno dato lustro alla città, a notevoli eventi sportivi, tutte  iniziative con eccezionali ritorni turistici e quindi economici ed  occupazionali, un movimento pari a circa 200.000 presenze che potrebbero avere  una ricaduta sugli innumerevoli operatori turistici stagionali!
 Proviamo  a immaginare (e con questa prospettiva non siamo poi molto lontani da un  realistico prossimo scenario) di annullare d’un colpo tutte queste iniziative.  La città ripiomberebbe al buio, come tanti anni fa, quando di fronte al  mortorio delle nostre esangui serate estive, migliaia di giovani barlettani si  riversavano nelle balere delle città vicine, a cominciare da Trani, Bisceglie e  Margherita di Savoia, lasciando amareggiati i nostri operatori turistici, a rodersi  il fegato per la nostra inettitudine operativa.
 Dovrebbero  saperlo, i consiglieri comunali, che per ogni euro investito in cultura,  secondo consolidate stime certificate, ce ne sono almeno quattro di ricaduta  economica. Come pure dovrebbero sapere (art. 6, comma 8 del D.L. 78/2010) che a  fronte di 100 euro spesi oggi, dal 2011 se ne potranno investire solo 20, cioè  appena un quinto! Il che vuol dire che la manovra economica in atto non solo  colpirà “questa” Amministrazione comunale, ma pregiudicherà anche la floridità  di quelle future, perché certe poste di bilancio si stabilizzeranno sui valori  minimi, quando non scompariranno del tutto.
 Un’ultima  amara riflessione: mi ha colpito il generalizzato silenzio con cui la città,  nelle sue espressioni sociali più rappresentative, ha accolto l’esito di questa  vicenda. Vada per la consueta indifferenza alla quale ci ha abituato quella  imprenditoriale; ma a maggiore perplessità ci induce l’inerte silenzio della  classe colta, la quale forse non ha compreso appieno l’enormità del danno che  ce ne verrà. Per tutti.
 Renato  Russo(3 agosto 2010)
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