|   Stasera,  presso il Chiostro della Prefettura, concerto dell’Apulia Brass Ensemble in  onore di Isabella d’Aragona duchessa di Bari,la gran signora del Rinascimento
 che ci fece vincere la Disfida di  Barletta
 C’è un gran parlare, a ogni scadenza  dell’anniversario (13 febbraio l’evento e metà settembre la rievocazione), sulla  storia della Disfida, continuando ostinatamente a ignorare il ruolo che nel  famoso certame giocò Isabella d’Aragona nel farcelo vincere. Ogni storia ha la  sua eroina e nelle rievocazioni celebrative della Disfida si continua a evocare  la romanzesca figura di Ginevra, ignorando che nell’episodio del Certame una  protagonista autentica ci fu, e la sua vicenda storica è più intrigante di  quella romanzesca evocata dal d’Azeglio.E allora, quello che non abbiamo fatto noi  ingenerosamente in tutti questi anni, accendere i riflettori sulla gran dama  del nostro Rinascimento, lo fa stasera l’Apulia Brass Ensemble, con un concerto  portato in scena dall’Associazione Cultura e Musica “G. Curci” presso il  Chiostro della Prefettura.
 Cominciamo col ricordare chi era Isabella  d’Aragona, il cui ritratto è giunto sino a noi attraverso un disegno del Boltraffio  conservato presso il palazzo ducale di Milano. Isabella era figlia di Alfonso  II d’Aragona (e quindi nipote di quel Ferdinando I a cui è intitolata una delle  principali vie della città) e duchessa di Milano per aver sposato il giovane duca  Gian Galeazzo Sforza. Il quale, morto prematuramente, l’aveva lasciata vedova e  madre di tre figlioli, Ippolita, Bona e Francesco, il duchetto.
 Ludovico il Moro, che quella morte del  nipote aveva forse accelerato per impadronirsi del ducato (mormoravano le  malelingue), volle disfarsi di quell’ingombrante presenza a Milano, e allora la  confinò a Bari, assegnandole quel ducato e - col titolo nobiliare - anche la  famosa scuderia, oltre cento cavalli di razza affidati al capitano meneghino  Lamberti, affidamento momentaneo, s’intende, finché fosse passato il pericolo  dell’occupazione del ducato da parte dei Francesi.
 Ma le cose non andarono proprio come aveva  previsto il Moro che oltre al ducato (conquistato dagli ultralpini a Novara l’8  aprile 1500) perse anche la scuderia e i suoi prestanti destrieri certificati  da un gran numero di certami disputati nel ducato lombardo.
 *   *   * Ed è qui, a questo punto del nostro  racconto, che si inserisce il ruolo della nostra signora la quale, nell’autunno  del 1502, all’atto dell’occupazione della Puglia da parte delle truppe francesi  comandate da Luigi di Nemours duca d’Armagnac e da quelle spagnole agli ordini  del Gran Capitano Consalvo da Cordova, parteggiò per quest’ultimo. Scelta  probabilmente determinata dal timore che l’hidalgo spagnolo non volesse espropriarla del ducato in nome del suo sovrano,  Ferdinando il Cattolico, e tanto fu l’ardore nel farselo alleato, da diventarne  l’amante.Intanto, a Barletta, fervevano i  preparativi per l’imminente sfida, ma era, tra i nostri cavalieri, diffuso il  motivato timore che i nostri cavalli fossero impari alla tenzone perché -  svigoriti dalla mancanza di biada della quale  c’era una gran penuria in città - s’erano ridotti nella condizione di macilenti  ronzini.
 E fu a quel punto che Consalvo, due giorni  prima della sfida, inviò a Isabella un messaggio col quale le chiedeva in  comodato d’uso tredici dei suoi migliori destrieri che il capitano Lamberti si  premurò di scortare, nell’imminenza del Certame, dalla scuderia di Corato dove  essi erano parcati in attesa di eventi, al castello di Barletta. E vuole una  parte della tradizione storiografica legata a quest’episodio, che sia stato  questo capitano Lamberti “l’Anonimo Autore di Veduta che vi prese parte”, il  quale, testimone del Certame, l’avrebbe prima raccontato alla sua signora e poi  descritto così dettagliatamente nella sua “Cronaca”, da renderne verosimile la ricostruzione.
 Autore “Anonimo” per ragioni di prudenza  perché, essendo in quei frangenti ancora sospeso l’esito dello scontro fra Francesi  e Spagnoli per la conquista della Puglia, ignorando chi poi alla fine avrebbe  vinto lo scontro, non voleva compromettersi con una parte anziché con l’altra,  essendo egli lombardo e quindi estraneo alle parti contendenti.
 Come ringraziamento per questo nobile  gesto della duchessa, Prospero Colonna, responsabile della nostra “compagine”  (diremmo oggi), fece indossare a ciascun cavaliere una sciarpa di seta azzurra  sulle proprie corazze, ufficialmente - fu detto - in onore di Isabella regina  di Spagna, in realtà per rendere omaggio alla duchessa Isabella d’Aragona.
 Al di là dell’influenza - pur notevole -  esercitata dall’intervento della duchessa sull’esito finale della Disfida,  l’episodio ci offre lo spunto per ricordarne sia pur sommariamente la figura,  sia per un atto di galanteria verso l’unica donna del nostro racconto, e sia  perché non resti l’immagine di una sbiadita comparsa sul palcoscenico della  rappresentazione teatrale della Disfida, ma anzi ne interpreti il ruolo della  protagonista principale.
 
 Renato  Russo(28 agosto 2017)
 
            
              
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                | La duchessa Isabella d’Aragona in un disegno di G.A.  Boltraffio | Il castello di Bari che per 24 anni (1501-1524) ospitò la  duchessa Isabella d’Aragona |  
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                | Medaglioni di Gian Galeazzo Sforza e Isabella d’Aragona | Ferdinando d’Aragona |  
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                | Ludovico il Moro | Il Gran Capitano Consalvo da Cordova |  << vai all'indice del canale  |