|   Bella la mostra su Annibale, ma dopo?Una durevole valorizzazione della battaglia
 Leggo in questi giorni numerosi articoli  sulla Gazzetta di chi si è scandalizzato per la chiusura del sito di Canne nel  giorno di Ferragosto in relazione alla mostra su Annibale presso il Castello  che avrebbe dovuto rilanciare la visibilità del sito. Scandalizzarsi perché? Il  mio timore – puntualmente verificatosi – era infatti che si desse importanza  solo alla mostra di Annibale, continuando a ignorare il sito di Canne luogo  della celebre battaglia. Cosa che si sta puntualmente verificando, a partire  dal ricordo celebrativo del 2 agosto che anziché alla lettura di passi di Livio  e di Polibio, è stato affidato alla stentorea voce di Katia Ricciarelli.Due distinte realtà, abbiamo detto: una Mostra  che scontorna la figura di Annibale personaggio mediterraneo, del quale è  ricostruita la multiforme personalità a prescindere dalle sue vittore in battaglia;  e poi il sito di Canne, fin qui, per vent’anni, presentato dalla direttrice  dell’Antiquarium solo come sito medievale. Il timore – che avevo già manifestato  qualche giorno fa dalle pagine della Gazzetta – era che per celebrare  l’Annibale mediterraneo, noi che stiamo a Barletta, in Puglia, non avremmo  valorizzato il sito annibalico. E infatti questa chiusura del sito, il giorno  di Ferragosto, dopo il concerto della Ricciarelli, è stata una ulteriore  dimostrazione di quanto continuiamo e – temo – continueremo, a ignorare quel celebre  sito.
 *   *   * Quando seppi dell’imminente mostra, scrissi  al sindaco chiedendogli se, al di là dell’evento che aveva promosso, avesse  contezza di quale opportunità – sia pure surrettiziamente - poteva offrire questa  mostra per il rilancio dell’ormai spento sito annibalico. E glielo chiedevo  perché lui non aveva vissuto – come noi – gli ultimi vent’anni di tribolazioni  per tentare di non fare affondare progressivamente il sito annibalico come  purtroppo è accaduto. Ecco perché gli chiedevo se si rendesse conto  dell’opportunità che questo evento poteva significare per il rilancio della  battaglia di Canne su un piano regionale e nazionale. La mostra, infatti, in  sé, è certo di portata riduttiva, sull’orizzonte delle nostre aspettative,  perché è frenata da due formidabili limiti: uno generale e l’altro particolare.  Quello generale perché la mostra riguarda “solo” la personalità di Annibale,  non tratteggiata sul percorso delle sue vittorie (ma questo è detto già a  chiare lettere nella introduzione della presentatrice Filli Rossi); il limite  particolare colpisce poi soltanto noi pugliesi (barlettani soprattutto) perché  il sito annibalico non è tenuto in nessuna considerazione. Come stupirsi allora  che il 15 di agosto non sia venuto in mente a nessuno di tenere aperto  l’Antiquarium e il sito di Canne? Era scontato.E del resto non possiamo prendercela con  Filli Rossi, la promotrice dell’evento, perché basta leggere il titolo della  mostra per rendersi conto dei suoi intenti, “Annibale, un viaggio”, da un  titolo di Paolo Rumiz, che descrive un personaggio ch’essa pure ricostruisce  scandagliandolo nei suoi aspetti umani, psicologici, culturali, caratteriali,  prescindendo dalle sue vittorie, a cominciare da quella di Canne. Avevo scritto  al sindaco chiedendogli se si fosse reso conto della importanza della mostra,  non in relazione alla ristretta narrazione, pur rispettabilissima, della  mostra, ma come evento che – prendendo spunto da questo Annibale per così dire  “antropologizzato” – potesse poi finalmente in futuro valorizzare il “nostro”  sito annibalico, cioè quello relativo alla famosa battaglia che in questa  mostra – come abbiamo detto – non è neppure sfiorato.
 E perché fossi più chiaro, il 1° agosto,  proprio il giorno dell’inaugurazione, ho scritto per la Gazzetta un articolo a  tutta pagina che la redazione ha sintetizzato con un titolo e un sottotitolo  che più chiari di così non si poteva essere: “Canne, fine delle occasioni  perdute? Strategie contraddittorie hanno depotenziato finora il sito annibalico.  Prendendo spunto da una bella mostra, proiettarsi però sul futuro”.
 E del resto, ancora più esplicitamente, il  giorno prima Michele Cristallo, sempre per la Gazzetta, aveva scritto “Al di là  dell’apprezzabile mostra odierna, cosa sarà di Canne e del suo Parco  Archeologico domani? Passata la festa, ripiomberà nel vergognoso silenzio di  sempre? Ecco il timore. È già accaduto più volte che, all’indomani di eventi e  celebrazioni, di solenni annunci di interventi per la realizzazione di progetti  e programmi di valorizzazione dell’area, una delle più rinomate stazioni  archeologiche nel panorama del patrimonio storico-archeologico nazionale poi  venga dimenticata”.
 Già, Michele Cristallo, che sulla antica  diatriba Canne annibalica-Canne medievale (scontro Borgia-Iorio) aveva, già nel  lontano 1971, scritto un gran numero di articoli per la Gazzetta e l’anno dopo  curato la pubblicazione degli Atti del convegno celebrato nel Circolo Unione.
 Per questo, al termine della conferenza di  Brizzi, sul piazzale del Castello, nel festoso frastuono dell’evento  inaugurativo, chiesi al sindaco se avesse letto il mio articolo e quello di  Cristallo. Ma – pur rispondendo affermativamente – egli rimarcò solo  l’importanza e il valore di “questa” mostra, circoscrivendo quindi  l’apprezzamento ad un ambito ristretto, qual è quello di un Annibale che  appartiene alla cultura “mediterranea”, mentre – lo ribadiamo - noi dobbiamo  puntare “accanto” alla mostra, “dopo” la mostra, alla valorizzazione della  battaglia. Per questo non sono restato stupito che il sito annibalico di Canne restasse  chiuso quindici giorni dopo, perché gli addetti ai lavori non hanno ancora  metabolizzato un collegamento tra mostra e valorizzazione dei luoghi del  celebre scontro, mentre noi “stanziali”, che da quarant’anni ci battiamo per la  valorizzazione del sito annibalico, vorremmo che – in applicazione del  principio dell’eterogenesi dei fini – e cioè prendendo spunto da un copione  marginale ai nostri interessi storici (con risvolti turistici), vorremmo però  che da questa mostra limitata alla personalità mediterranea di Annibale,  emergesse finalmente l’Annibale grande condottiero, immortalato nei secoli come  grande stratega anche della battaglia di Canne, anzi, soprattutto di “questa”  battaglia presentata da Brizzi, sul retro del suo libro, come la più grande  dell’antichità. E pensare che dal luogo di questa battaglia noi siamo a due  passi, e finora – in questi vent’anni - l’abbiamo snobbata, ignorata,  dimenticata!!
 Quando Brizzi, il 26 ottobre del 2003, a  Tuoro sul Trasimeno ci anticipò la nascita della Rotta dei Fenici (a livello  internazionale) e del Cammino di Annibale (a livello nazionale), ci assicurò di  un percorso di località dove s’erano consumate le grandi vittorie del generale  cartaginese, partendo da Tuoro e da Barletta. Ecco, a noi piacerebbe riprendere  “quel” percorso, non partendo dalla sua personalità, ma dalla sua grande  vittoria in quel di Canne. Ecco, io credo che (“oltre” questa bella mostra) si  possa riprendere quell’itinerario, con Antonio Barone direttore della Rotta dei  Fenici, Giovanni Brizzi promotore del Cammino di Annibale, e – in loco –  Ruggiero Mennea proponente la legge di sovvenzionamento di 300mila euro per la  valorizzazione del sito, e Pietro Doronzo dinamico operatore e grande esperto  di tutte le problematiche della Canne archeologica con risvolti legislativi  nazionali e regionali (perché non responsabilizzarlo, è un mistero).
 Sullo sfondo di questo scenario, tre  elementi di positività: un inatteso interessamento del sindaco, il rientro di  Canne nel Polo Museale Pugliese (e certo non perché stazione medievale ma  annibalica!) e il finanziamento regionale cui abbiamo fatto testé riferimento;  e due elementi di negatività (pare) rimossi: la progressiva emarginazione  dell’invasivo protagonismo del “signore” di Canne, e finalmente il prudente  silenzio (dopo l’ultima presa di posizione di Brizzi) della direttrice  dell’Antiquarium che sulla localizzazione cannense della battaglia, s’era  strenuamente opposta per tutta la durata del suo lungo mandato.
 In conclusione, non vogliamo togliere certo  merito a questa bella mostra che ci pare duplice: da una parte avere acceso i  riflettori su un grande personaggio dell’antichità nella complessità della sua  personalità (come non esserne grati a Filli Rossi), una mostra che può andare  bene per tutte le città del bacino del Mediterraneo attraversate dallo stratega  punico; e dall’altra però (ciò che ci sta più a cuore), come effetto riflesso,  aver rilanciato – anche attraverso la presentazione del libro di Brizzi –  l’annibalicità del sito. Toccherà a noi, già durante la mostra, ma soprattutto  “dopo”, trovare gli strumenti e l’unità di intenti per organizzare ritorni culturali  e turistici durevoli e non precari ed estemporanei come è avvenuto fin qui.
 Quanto ai ruoli delle strutture operative,  ne intravedo due, se vorremo uscire da una ultraventennale impasse: da un lato un comitato promotore operativo permanente  costituito dai membri di una ristretta e qualificata Associazione del Cammino  di Annibale (del resto già istituita a Barletta con delibera 176 del 2009 ma  fin qui mai operativa) e dall’altro, una consapevole collaborazione fra i tre  livelli istituzionali: il Comune (con funzioni di coordinamento finalizzato),  la Regione e il MIBACT (se saremo capaci di coinvolgere anche il Ministero). Non  sarà semplice, ma neppure impossibile se finalmente sapremo trovare una feconda  unità di intenti.
 Renato  Russo(1 settembre 2016)
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