|   Consuntivo  Barletta estate 2017:cala il sipario  su uno spettacolo a cielo aperto.
 Appuntamento  all’anno prossimo
 A Barletta, alla ricerca dei “piaceri” della  città dove il termine non deve essere interpretato riduttivamente come  divertimento ma piuttosto ricondotto all’assuefazione di una riscoperta della  città scontornata in immagini, sonorità, sensazioni, dove le attrattive  estemporanee si saldano con quelle consolidate, realtà che si avvicendano in un  imprevedibile turnover a seconda  degli eventi vissuti o dei luoghi frequentati, secondo la personale  soggettività delle disposizioni d’animo di ciascuno, intra o extra moenia.In città vetrine illuminate, pubblicità  accattivante, affollate caffetterie, caccia ai saldi e sconti imperdibili per  accaparrarsi i prodotti più ambiti dove la seducente vetrina è il diaframma fra  il sogno e l’acquisto.
 Ma è fuori dal centro urbano dove la presenza  giovanile ha raggiunto livelli inimmaginabili solo pochi anni fa, lungo il  litorale di Ponente, dove lidi attrezzati sono occupati nelle serate estive da una  moltitudine di giovani e giovanissimi, che, tra una birra ed un panino ballano  all’aperto al rumoroso suono delle hit più gettonate (Riccione, Yo contigo tú  conmigo, Volare, Despacito, Miracles, Pamplona, What about us, Voglio ballare  con te). Per non dire del caotico, rumoroso andirivieni che, partendo  dall’area absidale della Cattedrale, si snoda lungo via delle Mura del Carmine,  fino allo slargo di piazza Marina.
 Sono remotissimi i tempi in cui i nostri giovani  la sera s’avventuravano alla volta di Trani o di Margherita di Savoia, i più  temerari fino a Bisceglie, alle Divinae  follie. Oggi sono i nostri vicini che s’affollano sulle nostre contrade,  come gli andriesi che, fin dal primo mattino, anziché quelle salinare, occupano  in massa i nostri lidi che - negli ampi spazi interclusi fra strada e battigia  - potrebbero slargarsi in spiagge non dissimili dai litorali romagnoli.
 Il centro storicoAl di là delle apparenze, di ciò che si consuma  nei frenetici intrattenimenti di una festosa movida, la crescente animazione del  centro storico, frastornato da un chiassoso tramestio, stimola i nostri sensi,  in modo che vista, udito, memoria, frivolo chiacchiericcio, si mescolano in una  sorta di indistinto e ininterrotto flusso sensoriale. Un’estate consumata  all’insegna di una mutevole campionatura di eventi: la 29a rassegna cinematografica allestita nella Piazza  d’armi del Castello; la riapertura dell’Antiquarium a Canne, il due agosto,  gran battage pubblicitario ma scarse possibilità di imminenti ritorni  turistici; una molteplicità di concerti musicali in cartellone; “Danza e sport  sotto le stelle” nell’Anfiteatro del Castello; “La Stradina dei Poeti” in vico  Stretto alla sua 11a edizione; “Revolution Barletta”, l’arte fotografica  con intrattenimenti aperti a parentesi enogastronomiche; happening legati alla Disfida di Barletta con una stravagante  opzione simbolica per Consalvo da Cordova (l’anno prossimo, chissà,  riscopriremo il duca d’Armagnac!). E ancora tanta musica: Barletta Piano  Festival, Musica in periferia, Musicarte all’insegna del richiamo storico della  figura di Isabella d’Aragona, la gran signora del nostro Rinascimento,  autentica (ignorata) protagonista del celebre Certame.
 La Pinacoteca De NittisUn richiamo classico irresistibile, per i turisti  tradizionali di mezz’età con macchina fotografica a tracolla, paglietta  parasole e bermuda, la Pinacoteca De Nittis, che sarebbe meglio valorizzata se  il nostro personaggio fosse un tantino enfatizzato in un contesto biografico  delimitato dalle coordinate spazio-tempo: a Parigi a metà del fervoroso  Ottocento, nella favolosa stagione dell’Impressionismo francese, lungo la  fluida memoria della Senna alla ricerca di un modello al quale è improbabile  risalire, perché il nostro Peppino lui stesso era un caposcuola d’inimitabile  grandezza ispirativa, stroncato nel fiore degli anni, en pleine jeunesse, al culmine della sua creatività artistica. Le  sue tele, nella nostra sontuosa collezione, preservate dalla dispersione dalla  previdente, generosa donazione di Leontine, costituiscono oggi altrettante  testimonianze di uno snodo nell’opera complessiva dell’Impressionismo europeo,  al quale gli anni (e la critica) finiranno finalmente per assimilarlo. Per  lungo tempo ingenerosamente ripudiato dai francesi perché considerato italiano,  dagli italiani perché naturalizzato francese. Un lento recupero che le nostre  risorse divulgative potrebbero più speditamente veicolare per il mondo, se solo  riconducessimo la sua arte a una cifra stilistica particolarmente intensa,  quale potrebbe essere la raffinata e originale tematica della “cocotterie  parisienne”.
 Eventi artistici e culturaliLa città è luogo di produzione commerciale e  artigianale ma al tempo stesso di promozione di eventi artistici e culturali,  in un coacervo indistinto di contraddizioni che alternano il déjà vu al piacere  della corroborante novità, come nel Festival internazionale di fotografia “Revolution  Barletta”, shooting di nudo e workshop, o nelle Tre giornate di Porta  Marina in contesti fotografici, stampe d’epoca e d’arte medievale-barocco-rinascimentale  con la finalità di coinvolgere l’interesse dello spettatore attraverso reportages,  “istantanee senza l’accordo di testi fuorvianti rispetto alla immediatezza  dello scatto, dove tutto potrebbe essere e comunque non è mai definitivo, ma  l’attimo privilegiato appare come un tempo vuoto, una pausa, un preludio”.
 La città oggetto di ricerca nella storia e nella  cultura, come nell’arte e nella letteratura, oltre che come topos artistico come locus genii della nostra promozione turistica. La  città evocata da intrattenimenti musicali attraverso un articolato repertorio,  da “Piano festival” a Palazzo della Marra a cura dell’associazione Amici della  Musica “M. Giuliani”; a “Musica in periferia” con clarinetto ed Ensemble di archi a cura di Soundiff  Diffrazioni Sonore, a “Musicarte” allestita dall’associazione Cultura e Musica  “G. Curci”. La città musicale nell’agglomerato urbano senza circoscritte  delimitazioni di generi, eppure contestualizzata in evocative scenografie, riti  e liturgie sonore evocate tramite sonorizzazioni urbane.
 Suoni integrati da colori, immagini, emozioni,  frammenti assimilati dalla sensibilità di chi ascolta. Contestualizzata con la rumorosità  dell’agglomerato urbano, sull’onda strumentale di una sonorità futurista che  già Russolo, nel 1913, aveva ribattezzato, nel suo Manifesto, come “L’arte dei  rumori”, una sorta di musica elettroacustica tipica della città contemporanea:  risucchi d’acqua nei tubi metallici, le saracinesche dei negozi, lo stridore  delle seghe, i clacson delle auto, lo scricchiare delle carrucole dei cantieri,  il frastuono dei treni. Sia pure nella ristrettezza delle rarefatte occasioni  culturali, la Biblioteca dei ragazzi registra il successo del progetto  “Periferia in gioco” che attiva un laboratorio di alfabetizzazione al Parco  dell’Umanità, mentre a fine mese la presentazione di “Clara”, una splendida fiaba  ingentilita dal volo di cento palloncini, ci riempie di orgoglio e di speranza,  per il tutto esaurito dell’atrio interno dell’avìto Palazzo della Marra.
 La città al crepuscolo della sua stagione estivaLa città al crepuscolo della sua stagione estiva,  il centro storico stordito da un ininterrotto brusio, la movida chiassosa lungo  l’acciottolato di via Duomo, fra Cattedrale e Castello, e oltre, sulla intensa  viabilità del litorale di Levante fra suoni e colori. La città che brilla,  attrae con le sue luci e il suo indistinto tramestio, il suo vociare che  stordisce senza concedere pause, mentre sulla battigia, sul far della sera, uno  spettatore solitario è attratto dal lontano luccichio delle oscillanti lucerne  delle paranze, e più oltre, sul limitare dell’orizzonte garganico, le remote  luci di Monte Sant’Angelo ammiccano in diafane trasparenze.
 Il muro periferico, sullo sbocco del sottovia  Alvisi, è la tela naturale sulla quale Borgiàc colora i suoi variopinti “murales” creando miscugli cromatici in  cui materializza la sua corporeità urbana in imprevedibili fantasiose  ispirazioni narrative.
 Il paesaggio sonoro della città, di notte, si  acquieta, cala il sipario sul proscenio della rappresentazione e la rumorosità  divagativa serale si spegne fino all’alba, quando la città si rianima e avviene  il passaggio di consegne con chi riprende quotidianamente le consuete attività  giornaliere, i riti del risveglio urbano: il rintocco delle campane, il ciclo  lavorativo nelle fabbriche e l’accensione delle macchine, l’attesa degli  autobus ai crocicchi delle strade, le turbolenze delle auto, lo sferragliare  delle saracinesche. D’estate la città è il luogo  per eccellenza dell’evasione e dello svago, luogo nel quale la magia della  messa in scena diviene una necessità per spezzare i meccanismi della routine di una monotona quotidianità.  Nella contestualizzazione dei ritmi e degli eventi estivi, la città stessa può  essere letta come un grande scenografico happening teatrale. Non dalle singole rappresentazioni, ma dalla relazione che si crea  tra attori e pubblico, fra gestori e avventori, nasce quella inesprimibile  atmosfera che connota ogni intrattenimento, un grande spettacolo corale a cielo  aperto sotto le stelle, sul quale la prima pioggia di settembre ha fatto calare  il sipario, dandoci appuntamento alla prossima stagione estiva.
 Renato  Russo
 (15 settembre 2017)
   
            
              
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