|   A Francesco Di Cataldo intitolata
            la Casa Circondariale di “S. Vittore”           Anche Barletta pagò un tributo di sangue, negli anni di  piombo che insanguinarono l’Italia, durante i quali gruppi armati eversivi  contro l’ordine costituito, pretendevano di cambiare il Paese con l’uso delle  armi e dell’assassinio politico. Sotto i colpi delle skorpios dei brigatisti  caddero giudici, avvocati, sindacalisti, giornalisti, numerosi militari e fra  questi Francesco Di Cataldo, maresciallo maggiore del Corpo degli Agenti di  Custodia in servizio presso la Casa Circondariale di S. Vittore, a Milano. Venti  giorni dopo sarebbe stato assassinato Aldo Moro.A distanza di quarant’anni, oggi mercoledì 25 ottobre 2017,  nel corso di una solenne cerimonia, su proposta del Ministro della Giustizia,  la Casa Circondariale “S. Vittore” di Milano viene intitolata al maresciallo  Francesco Di Cataldo, vittima, il 20 aprile 1978, del barbaro assassinio delle  Brigate Rosse. Alla cerimonia - che ha inteso commemorare un fedele servitore  dello Stato, oltre ai figli Alberto e Paola, presenti il Sottosegretario alla  Giustizia Cosimo Maria Ferri, il capo del Dipartimento dell’Amministrazione  Penitenziaria Santi Consolo, il Provveditore Regionale dell’Amministrazione  Penitenziaria della Lombardia Luigi Pagano, il Direttore della Casa  Circondariale di Milano Gloria Manzelli e il Comandante di Reparto della  Polizia Penitenziaria Commissario Manuela Federico. Per la delegazione di Barletta,  presente il sindaco Pasquale Cascella e il consigliere comunale Sabino Di Cataldo,  nipote del maresciallo.
 *   *   * Francesco Di Cataldo, nato il 20 settembre del 1926,  barlettano di nascita, milanese d’adozione, era il quarto di sei fratelli:  Ruggiero, Raffaele, Michele, Filippo e Luigi. Emigrato a Milano nel 1947, qui  era diventato guardia giurata, e dieci anni dopo aveva sposato Maria Violante,  figlia di emigrati, dalla quale avrà due figli, Alberto e Paola, che all’epoca  dell’assassinio avevano 19 e 15 anni, entrambi studenti. Ricorda il fratello  Luigi che Francesco, fatto oggetto in quei giorni di numerose intimidazioni,  era consapevole del rischio che correva e che l’ultima volta ch’era stato a  Barletta - venti giorni prima dell’assassinio - i fratelli gli avevano  consigliato di mettersi in pensione, avendo raggiunto i 31 anni di servizio.Il maresciallo Di Cataldo, che a San Vittore svolgeva  l’ufficio di vice comandante degli Agenti di Custodia, nonché le funzioni di  tecnico-radiologo presso il Centro Clinico, era stato preso di mira dalle BR  che lo avevano bollato come un “agente della controrivoluzione carceraria” e  quindi come un simbolo da eliminare perché ritenuto esecutore - in prima linea  - di quell’inasprimento del regime carcerario introdotto l’anno prima (luglio  1977) con l’apertura delle carceri di massima sicurezza affidate al controllo  del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa.
 La mattina del 20 aprile 1978 il maresciallo Di Cataldo  usciva di casa per andare a lavoro, diretto alla fermata più vicina  dell’autobus, quando, su via Ponte Nuovo, fu affrontato da due terroristi che  gli esplosero contro sette colpi di arma da fuoco, due dei quali lo colpirono  alla nuca, uccidendolo all’istante. L’agguato fu subito rivendicato dalle BR, colonna  “Walter Alasia”. I funerali, imponenti, con una grande partecipazione di  popolo, e delle massime autorità civili e militari, partirono dal carcere di S.  Vittore e si conclusero nel cimitero di Lambrate.
 Enorme fu l’impressione in tutto il Paese, ma particolarmente  a Barletta dove il maresciallo Di Cataldo aveva cinque fratelli e tanti amici  ed estimatori. Massiccia fu l’adesione alla giornata di lutto cittadino,  indetto dall’Amministrazione Comunale che dispose la bandiera a mezz’asta ed  abbrunata sugli edifici pubblici; compatta la mobilitazione dei sindacati e del  Comitato antifascista per ribadire la lotta contro gli eversori, nell’imminente  celebrazione del 25 aprile. In serata, in Consiglio Comunale, il sindaco  Messina riassunse, in un nobile discorso, i sentimenti di cordoglio della città  e dell’unanime condanna dell’opinione pubblica verso il vile attentato. Il  Comune, tre anni dopo, con delibera di C.C. n. 13 del 19 febbraio 1981, gli  intitolava una strada.
 Il 16 giugno del 2004 l’allora Presidente  della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, in occasione della Festa del Corpo di  Polizia Penitenziaria, su proposta del Ministro dell’Interno on. Giuseppe  Pisanu, conferì la “Medaglia d’Oro al merito civile alla memoria”, al  maresciallo maggiore Francesco Di Cataldo rappresentandolo, nella motivazione,  come“vittima innocente della  malvagità umana e fulgido esempio di elette virtù e di altissimo senso del  dovere portato fino all’estremo sacrificio”; il 20 aprile del 2013 il sindaco  di Milano Giuliano Pisapia si fece promotore dell’intitolazione del parco non  lontano dal luogo del mortale agguato, tra via Ponte Nuovo e via Tremelloni, e  Barletta una strada, una traversa di via Regina Margherita.
 Oggi riteniamo che questa intitolazione rappresenti una delle  più fulgide pagine di cui può andar fiera la città di Barletta, esaltando -  nella città di Milano - il ricordo di un suo generoso figlio, vittima di una  delle più esecrabili uccisioni che insanguinarono il Paese nella cruenta guerra  che lo oppose alle Brigate Rosse, un assassinio consumato fra il rapimento e  l’uccisione di Aldo Moro, fra il 16 marzo e il 9 maggio del 1978.
 Renato  Russo(25 ottobre 2017)
 
  
              
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