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 Centro destra, si comincia malea proposito della candidatura Damiani
 Non c’è una corretta democrazia, in una sana comunità, se, con una  efficiente maggioranza, non si confronta una solerte opposizione. Ora, non è un  mistero che l’opposizione in questi ultimi anni sia stata propositivamente  latitante a Barletta per cui, quando abbiamo letto la notizia della candidatura  di Dario Damiani, abbiamo tirato un sospiro di sollievo. Finalmente - abbiamo  pensato - qualcosa si muove sullo scacchiere politico cittadino. Non abbiamo  invece apprezzato la stizzita replica di Giovanni Alfarano alla sortita del suo  compagno di partito – che la troppa fretta rende alquanto sospetta - sia per  ragioni strategiche che di sostanza. Partiamo male… in questi casi è invece d’obbligo che un buon leader  replichi con prudenti apprezzamenti di rito, riservandosi poi magari,  successivamente, di precisare, proporre, distinguere e via dicendo… A parte  tutto, comunque, decisive potrebbero poi essere le proposte e la stessa tenuta  - a tempi lunghi - del proponente… Staremo a vedere.Strategicamente è un grave errore quello di rampognare pubblicamente un  leader della propria area politica e che Damiani sia un leader non c’è alcun  dubbio, non solo perché è consigliere comunale e assessore provinciale, ma  perché in tutti questi anni ha saputo crearsi una meritata notorietà presso l’opinione  pubblica che generalmente ne stima le qualità sia sul piano dialettico che su  quello di una equilibrata capacità di giudizio.
 L’errore di Alfarano è tanto più evidente se si rifletta alla circostanza  che mai come in questo momento - dopo la caduta di Maffei - il centro-sinistra  è in crisi, e prese di posizione improvvide come questa servono solo a fare un  insperato regalo agli avversari del centro-sinistra, annullando così l’iniziale  vantaggio che potrebbe venire dal presentarsi uniti, mentre oggi gli avversari  si presentano divisi e disorientati.
 Ma poi, anche sul piano della sostanza, una candidatura siffatta è  servita a creare movimento, vivacità di opinioni, risveglio da un lungo  torpore, perché Dario la sua l’ha proposta non solo come una candidatura di  prospettiva, ma anche di rottura con i consueti schemi, e programmatica, cioè  densa di contenuti, sul piano di progettualità dimenticate da anni.
 Ho la consapevolezza di correre il rischio di apparire ingenuo, perché  valutazioni come queste potrebbero contribuire ad infastidire chi nell’ombra,  verticisticamente, potrebbe già stare tessendo la trama di candidature  contrapposte ma concertate. Motivo di più perché una stampa scevra da  condizionamenti possa esprimere le proprie perplessità di fronte a metodiche  antiquate, mentre i tempi sono maturi perché le nuove generazioni imbastiscano  strategie più lineari, rendendosi interpreti del grave disagio vissuto dai  cittadini, specialmente in tempi così precari.
 Possibile che l’esperimento tra Bersani e Renzi non abbia insegnato  nulla, dove una consolidata direzione tradizionale non ha avuto paura di  affrontare il nuovo rappresentato da una discesa in campo di un esponente della  nuova generazione, portatore di stanze più nuove e di metodiche partecipative  più aggiornate.
 E a me pare - e lo dico da semplice comune cittadino ed elettore - che  Dario Damiani esprima questa ventata nuova, o così a me sembra dall’esterno,  fino a prova contraria di candidature alternative. La sua stessa ardita sortita  me lo conferma, perché sono convinto che se avesse seguito l’ordinario percorso  burocratico, non avrebbe avuto nessun avallo. E del resto mi pare che sia stato  onesto e propositivo quando, motivando la sua discesa in campo, ha chiarito di  offrire in questo modo la sua disponibilità. E anche coraggioso, perché si sa  quanto sia azzardato, in questi casi, esporsi per primi al giudizio di una  platea solitamente ingenerosa e prevenuta.
 Pervenendo da un dirigente di partito, da un consigliere comunale, da  un’assessore provinciale, a me pare che sia stata invece una intelligente  iniziativa, la sua, che una deplorevole reazione ha guastato, mettendola in  cattiva luce presso l’elettorato, ma più ancora presso l’intera area di  centro-destra che doveva invece - e dovrebbe ancora - rappresentare, creando -  prima ancora di partire - inopportune contrapposizioni.
 
 Renato Russo(30 novembre 2012)
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