|   Intitolata  a Sabino Castellano la piazzuola antistante l’Antiquarium di Canne           Era da molto tempo che se ne parlava, della possibilità di ricordare la  figura del prof. Sabino Castellano con una intitolazione, in quel di Canne,  soprattutto in questo periodo che l’antica cittadella occupa i nostri pensieri  nella progressiva condizione di abbandono in cui versa ormai da molti anni. E oggi, finalmente, il suo nome inciso sulla targhetta metallica della  segnaletica toponomastica di Canne, sulla piazziuola antistante l’Antiquarium. Può sembrare poca cosa, e  invece rappresenta il sia pur tardivo riconoscimento della città ad uno dei  personaggi più rappresentativi del Novecento al quale la città deve molto.  Vorrà pur dire qualcosa il ricordo, per lo sprovveduto turista, che almeno  saprà che, quasi un secolo prima, questo giovane appassionato studioso di  archeologia aveva fatto riscoprire uno dei siti storici più importanti della  nostra storia, la battaglia di Canne, una delle più memorabili battaglie  dell’antichità.E finalmente, nell’ultimo incontro della Commissione della Toponomastica  su sollecitazione del sindaco Pasquale Cascella, è stata adottata la tanto  attesa decisione, quella di dedicargli non una qualsiasi via cittadina dove si  sarebbe probabilmente smarrito il suo ricordo in un anonimo percorso, ma una  targa proprio a Canne, a ridosso della Collina, sulla piazzuola antistante l’Antiquarium, dalla quale chissà quante  volte Castellano s’inoltrò lungo il ripido sentiero che conduceva a Canne  Fontanella, dove ancora oggi ristanno le tracce abbandonate alla malinconica  usura del tempo, quelle degli scavi gervasiani.
 La prima campagna di scavi venne promossa nel 1930 dalla Provincia di  Bari, della quale era stato investito il direttore del Museo archeologico  provinciale, dott. Michele Gervasio. Si protrarrà per dieci anni, prima di  cominciare a dare i suoi primi risultati (lo scoprimento di un sepolcreto che  inizialmente si suppose fosse annibalico), campagna bruscamente interrotta  dallo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Un grande clamore accolse questo  fausto evento, tanto atteso anche nelle alte sfere di un regime alla ricerca di  remote tracce di un glorioso passato che legittimassero l’aspirazione del Duce  alla restaurazione di un Impero!
 E il riscoprimento di quel sepolcreto, così a lungo vanamente cercato,  alimentava quelle epiche ambizioni. Pochi, allora, si ricordarono che dietro  quelle scoperte c’era la perseverante volontà di un giovane laureando che poco  più che ventenne, dieci anni prima, s’era adoperato per il disvelamento  dell’antica cittadella, per oltre  un  secolo del tutto dimenticata, nascosta da una fitta boscaglia difficilmente  accessibile. Sabino Castellano, sull’esito di quelle ricerche, ci scrisse la  sua tesi di laurea che, discussa il 4 maggio 1922 all’Università di Roma, sotto  il titolo Della topografia della  battaglia di Canne, venne dalla Commissione d’esame, presieduta dallo  storico Ettore Pais, ritenuta meritevole di essere trasmessa alla Regia  Accademia dei Lìncei che la selezionò fra innumerevoli altri lavori,  autorizzandone la pubblicazione (Atti della Regia Accademia, vol. XXXI, fasc.  5).
 Ma l’impegno di Sabino Castellano per Canne non si fermò qui. Segretario  dell’“Associazione Amici della Storia e dell’Arte Barlettana” e al tempo stesso  vice presidente della GIAC (Gioventù Italiana di Azione Cattolica), convinse i  presidenti delle due associazioni ad aiutarlo nell’opera di scavo dell’antico  sito cannense. In particolare indusse il presidente Vito Lattanzio, direttore  del locale Ospedale, a riutilizzare alcuni infermieri dell’Ospedale per  continuare i suoi scavi su Canne.
 E fu nel corso di questi lavori che affiorò il decumano, la strada  principale della cittadella, il miliario LXXV della via Traiana e un mosaico.  Poi l’impresa, divenuta troppo impegnativa, ed esposta ad una crescente  notorietà, venne affidata alla Provincia di Bari che la delegò al Museo Archeologico  Provinciale. Frattanto il Comune ne acquistò la proprietà.
 Sabino Castellano di quella esperienza scrisse una bella monografia, Gli Scavi di Canne (Torino 1932), lo  stesso anno nel quale, in occasione del bicentenario della dedicazione della Madonna  dello Sterpeto alla Città, dette alle stampe un suggestivo ricordo di quei  giorni lontani, quando la famiglia si  raccoglieva attorno ad un braciere, mentre fuori ululava il vento e rabbiosa la  pioggia batteva sui vetri. Ricordi di una straordinaria vivacità evocativa.
 Sabino Castellano, docente di Lettere e Storia, trasferito prima a Lecce,  poi a Rimini, infine a Genova come preside, lo ritroveremo ancora una volta  sulla nostra strada, nel 1948, quando, collaboratore del ministro della  Pubblica Istruzione Guido Gonella, rispose positivamente all’arciprete di S.  Maria, mons. Salvatore Santeramo, circa l’istanza di un sovvenzionamento per la  riparazione del campanile della Cattedrale.
 Renato  Russo(2 novembre 2015)
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