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 Barletta: citazioni  letterariein un testo di Ruggiero  Mascolo
 Era da anni  che Ruggiero Mascolo, l’ex direttore della Biblioteca Comunale “S. Loffredo” di  Barletta, non scriveva un testo sulla nostra storia. Quest’anno ha dato alle  stampe, nella collana “Piccolo scaffale”, per i tipi della Rotas, una  monografia Barletta nella letteratura  italiana, conbrevi riferimenti  letterari. Queste citazioni, “pillole di curiosità fra campanilistiche e  letterarie”, come le ha definite l’autore, sono estratti da opere di illustri  scrittori, nelle quali compare il nome della città di Barletta. Di questi brani  Mascolo aveva preso nota, nel corso dei vent’anni della sua quotidiana  frequentazione in biblioteca. Anche se non ha pretese di completezza, la  rassegna è tuttavia di un estremo interesse perché svela, nel corso dei secoli,  rilevanti testimonianze, senza cadere nella facile tentazione di un approccio  campanilistico alla storia locale.È come un  viaggio a ritroso nei secoli, nel corso dei quali incontriamo nomi notevoli del  nostro panorama letterario, da Villani a Boccaccio, da Machiavelli a  Guicciardini, da Giannone a Muratori, sino a Bacchelli e Nigro. E numerosi  altri.
 La trama dei  racconti delinea, nel tempo, la tessitura dell’arazzo di una città che fiorisce  fra pandette e rogiti commerciali, nella quale, nell’estemporaneità della  costruzione di solenni cattedrali e di monumentali palazzi, cresce e prospera,  tuttavia, soprattutto nella frenesia di una operosità mercantile.
 Perché  Barletta, nel racconto dei nostri letterati più noti, è soprattutto una città  economicamente operosa, tutta dedita ad una fertile agricoltura, ad un fiorente  e industrioso artigianato ma soprattutto ai commerci alimentati da un  antichissimo porto.
 Ritroviamo in  queste brevi attestazioni, in epoche diverse, come una vivace documentazione,  che nel cono di luce della grande storia, illumina - attraverso la cronaca  dell’autore - la presenza della città nel tempo, dal richiamo alla statua “di  metallo” in Giovanni Villani, alla curiosa citazione iniziale del toponimo in  una delle più note novelle di Boccaccio; dalla menzione della presenza del Gran  Consalvo a Barletta in Machiavelli, al saccheggio della città ricordata dal  Guicciardini; per non dire del Giannone che si rifugiò, presso una casina salinara,  in fuga dai gendarmi napoletani per la sua sconfessata Istoria; e del Muratori che evoca le passeggiate notturne di  Manfredi che spesso la notte usciva per  Barletta cantando strambotti e stornelli; ma su tutti ci piace ricordare  Massimo d’Azeglio e la sua Disfida di  Barletta e il suo famoso incipit del romanzo: Al cadere d’una bella giornata d’aprile dell’anno 1503 la campana di  San Domenico di Barletta sonava gli ultimi tocchi dell’avemaria. Sulla piazza  vicina in riva al mare, luogo di ritrovo degli abitanti tranquilli che, nelle  terricciuole dei climi meridionali specialmente, sogliono sulla sera essere  insieme a barattar parole al sereno per riposarsi dalle faccende del giorno,  stavano col fine medesimo dispersi in vari gruppi molti soldati spagnoli ed  italiani, alcuni passeggiando, altri fermi, o seduti, od appoggiati alle barche  tirate a secco delle quali era ingombra la spiaggia; e com’è costume delle  soldatesche d’ogni età e d’ogni nazione, il loro contegno era tale che pareva  dire: il mondo è nostro.
 Conclude il  repertorio delle citazioni il breve cenno che fa Nigro a Barletta nel romanzo I fuochi del Basento (“Campiello” 1987),  quando evoca “una città piena di sole e sul mare, dove, con un carlino, ti  riempivano di pesci, merluzzi, triglie e polipi”.
 
 Renato Russo(17 dicembre 2012)
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