|   Peppino Del Re tipografo 
            40 anni al servizio della  cultura Un personaggio del Novecento  che non merita di essere dimenticato Nel  giorno di Natale del 1991 cessava di vivere Giuseppe Del Re, confidenzialmente  “Peppino”, per 40 anni tipografo, benemerito della cultura, che alla stampa di  libri, giornali, brochures e monografie storiche sulla città aveva dedicato  tanta parte della sua vita di stampatore, anche a costo – su quei lavori poco  redditizi – di rimetterci, lasciandocene in eredità, presso la nostra Biblioteca  Comunale, un ricco patrimonio. Testimone di quella lontana, generosa, esperienza, a distanza di 24 anni, Russo ne rievoca la  nobile figura che alimentò, con la sua abnegazione, la ricchezza culturale di  una generazione.           Nel 1933 nacque la Tipografia Rizzi e Del Re,  una società formata da due tipografi cognati (Tommaso Del Re e Naniello Rizzi,  avevano infatti sposato le rispettive sorelle). Essi avevano lavorato per la  stamperia Papeo, su corso Garibaldi di fronte al Teatro Dilillo, nei locali che  saranno in seguito occupati dalla merceria Dell’Aquila. In un primo momento  Rizzi e Del Re presero in fitto i locali accanto a Palazzo dell’Arco (vicino al  Comune) per accedervi bisognava scendere qualche gradino. Era scomodo e il  locale era piccolo. Così, appena ebbero l’opportunità, si trasferirono nei  locali a fianco della Galleria del Teatro Curci. Il proto, fra i due, era  Tommasino Del Re che si affiancò nel lavoro il giovane figliolo Giuseppe (Peppino)  che alternava lo studio di ragioniere all’apprendimento del processo di stampa  (allora si usavano ancora i caratteri mobili).A quel tempo di tipografie a Barletta ce  n’erano solo tre: la tipografia Dellisanti su via Nazareth nei locali della  Curia arcivescovile, la tipografia Francesconi su corso Garibaldi (in seguito  si trasferirà su via G. De Nittis), la tipografia Papeo di fronte al Politeama  Dilillo (si trasferirà in una stradina nei pressi della Stazione). La prima  tipografia, delle tre, era quella di Dellisanti nata nel 1880, cioè da quando  Valdemaro Vecchi aveva lasciato Barletta per trasferirsi a Trani, affidando la  sua officina tipografica al suo proto, Gennaro Dellisanti.
 La tipografia Rizzi-Del Re, nel corso della  sua ultracinquantennale attività (cesserà infatti nel 1987), oltre a moduli per  uffici, stampò un gran numero di testi di carattere storico, a partire dal  1933, quando editò La chiesa di S. Maria della Vittoria nel XXV  anniversario della sua erezione canonica a parrocchia,  di mons. Ruggero Dicuonzo. Pubblicò numerosi testi per Michele Cassandro,  Salvatore Santeramo, Oronzo Pedico, don Franco Damato, don Peppuccio Damato,  Anna Cassandro e Antonio Paolillo. La tipografia aveva iniziato l’attività con  la monografia su una chiesa, cesserà le pubblicazioni con la stampa di uno  studio su un’altra chiesa, un volume sui restauri di San Domenico, scritto da  don Franco Damato.
 Le riviste. Rizzi e Del Re, nel corso della loro lunga attività tipografica, stamparono  anche numerose riviste. La prima, nel 1933, “La Rinascita”, numero unico di attualità,  arte, varietà e sport diretto da Raffaele Cafiero, un animatore  culturale del suo tempo. Nel 1934 “Tira e Molla”, numero unico a cura del NUF  (Nucleo Universitario Fascista); nel 1986, sempre a cura del NUF, firmato dal  dott. Alessio Di Napoli, “ancora un numero unico”, t’ho preso!” poi più nulla  fino al 1944 quando Carlo Romanelli riprese la pubblicazione del “Buon Senso”,  del quale era stato già direttore dai tempi della fondazione della rivista. Dal  1946 iniziò la pubblicazione del “Corriere di Barletta” diretto da Manlio Livio  Cassandro e nel 1948 Nicola Ugo Gallo fondò il settimanale, “La Gazzetta della  Provincia”, che durerà solo quattro numeri. Dal 1960 ebbe inizio la stampa del  periodico dell’AVIS “Sangue e Vita” fondato da Ruggero Lattanzio e diretto da  Oronzo Pedico, che durerà fino al 1969. Nell’aprile del 1961 uscirà un numero  unico della FUCI, “Nuova Eco”, diretto da Renato Russo. Nel 1964 andò in  edicola “Il Risveglio”, organo di stampa del circolo “Carlo Cafiero”, diretto  da Franco Borgia, ma non ebbe seguito. E poi ancora nel 1966 e nel 1968 due  testate dirette entrambe da Pompilio De Santis, “L’Ofanto” (la seconda serie  sarà diretta da Vittorio Grimaldi) e “La Gazzetta di Barletta”. E ancora da  ottobre 1969 a dicembre 1973 “Il Buon Senso” diretto da Gaetano Salvemini e  Renato Russo; da gennaio 1974 “Il Buon Senso” diretto da Renato Russo e poi da  aprile dello stesso anno “Il Fieramosca” diretto dallo stesso Russo (nel 2013  festeggia i 40 anni di pubblicazioni). Nel 1977 andò in edicola “La Voce di  Barletta”, periodico di informazione del Comprensorio Nord Barese, diretto da  Pasquale Cascella, e quando Pasquale si trasferì a Roma, da Maria Dambra, Da  ultimo “In Comunione”, dal 1987, mensile dell’Arcidiocesi diretto inizialmente  da Stefano Paciolla e oggi da Riccardo Losappio, stampato dalla Rotas. Esce  tuttora. U ragiunier. Peppino Del Re - per tutti u ragiunier - di media statura, sempre in movimento, sempre con una  sigaretta in bocca che stemperava il suo  nervosismo, concedeva poco alle chiacchiere ed entrava subito in argomento,  cioè nel merito del lavoro che dovevi affidargli. Stampava ogni tipo di lavoro,  ma preferiva i libri e le riviste, anche se era consapevole che ci si guadagnava  poco.Con lui noi della FUCI abbiamo realizzato un  numero speciale, “Nuova Eco”, nell’aprile del 1961, l’anno del Centenario  dell’Unità d’Italia. Lui aveva 34 anni, io ne avevo 20. Chiamai alla  collaborazione, fra gli altri mons. Salvatore Santeramo, lo storico Oronzo  Pedico, il medievista Ele Iorio e i giovanissimi studenti Raffaele Fiore, Mario  Ferrara e Ruggiero Mascolo. Costo della rivista 200 lire, di cui la metà  sostenute dalla ditta Cardone che sponsorizzò l’intera copertina, fronte-retro  (ispirata da un quadro di Mondrian). La scelta della formula, tabloid, una vera rivoluzione, per quei tempi, quando i periodici si stampavano su  grandi fogli che, aperti, erano delle vere lenzuolate.
 In quella, come in altre occasioni, “il  ragioniere” come lo chiamavamo rispettosamente (ma in dialetto era tutta  un’altra cosa), anche se apparentemente pareva contrariato, in realtà seguiva  con attenzione il lavoro, gli articoli che ci pervenivano e su quelli di  opinione talvolta ci metteva (discretamente) anche del suo… ma non più di  tanto, perché per il resto era molto riservato.
 Ricordo un particolare che mi è restato  impresso. Quando collaboravamo con lui in tipografia, capitava sovente di  chiedergli un pezzo di carta per scriverci su qualcosa, foglietti che lui ci centellinava  con parsimonia, come cosa preziosa, e non tollerava che un pezzo di carta si  gettasse se non fosse stato utilizzato ben bene, di fronte e di retro, di sopra  e di sotto…
 Apparentemente freddo e compassato, in  realtà, con noi giovanotti della FUCI, era paziente e comprensivo, e con me in  particolare, che spesso all’ultimo momento portavo correzioni ai testi,  brontolava, ma poi s’arrendeva alla mia educata ma irremovibile testardaggine.
 Di riviste, insieme,  ricordo di averne stampate diverse: dopo quel primo numero di “Nuova Eco” del  ’61, riprendemmo col “Buon Senso”, quando dal novembre ’69 al giugno ’73 ne  curai la pubblicazione come organo di stampa della Democrazia Cristiana. 25  dicembre 1973, un numero del tutto speciale perché lo finimmo di stampare nella  notte di Natale, e alla fine, quando il prodotto fu bello e allestito, lo  festeggiammo gustando una fetta di panettone bagnato dal brindisi di una  bottiglia di spumante. A quella mitica impresa tutti parteciparono, compresi  gli stampatori, anzi innanzitutto loro…
 Dopo lo strappo col Partito (quando ci  chiesero che gli articoli passassero dalla censura della Direzione), iniziammo  col “Fieramosca”, da aprile del 1974 ad agosto del 1979.
 A metà degli anni Settanta il rag. Del Re  diventò presidente dell’ACAI, l’associazione degli artigiani, e anche in  quell’impegno portò il suo stile di lavoro, serio, efficiente, finalizzato, ma  sempre discreto e produttivo.
 Peppino Del Re cessò di vivere il 25 dicembre  del 1991. Era nato il giorno dell’Epifania del 1927, se ne andava il giorno di  Natale del sessantaquattresimo compleanno. Qualche giorno dopo, di anni ne  avrebbe computi 65. Non aveva toccato neppure l’età della pensione.
 Renato  Russo(12 dicembre 2015)
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