|   Sabino Loffredo e il suo tempoUn grande affresco della Barletta postunitaria nella seconda metà  dell’Ottocento
 Una  storia che comincia dopo la  Terza Guerra di Indipendenza Quando, all’inizio dell’anno, ho intrapreso  la scrittura della biografia di Sabino Loffredo, avara com’è la sua esistenza  di notizie, non immaginavo che queste ricerche avrebbero fatto rivivere uno dei  periodi più interessanti della nostra storia moderna, cioè la seconda metà  dell’Ottocento a partire dalla primavera del 1867, quando venne eletto sindaco  di Barletta Germano Romeo Scelza. Appena un anno prima, nell’estate del 1866,  s’era conclusa la Terza Guerra di Indipendenza nella quale Barletta era stata  segnata da almeno tre importanti episodi: il 25 giugno la città era stata scelta  da Garibaldi come luogo del concentramento del Sud, delle Camicie Rosse che, su  invito del sindaco Nicola Parrilli, si erano dati convegno su piazza Stazione,  un rilevante numero di dodicimila unità (altrettanti s’erano raccolti a Como  per il Nord Italia). Formata in quella circostanza la “Brigata Barletta”,  costituita da due Reggimenti al comando di Menotti Garibaldi, il decimo in  particolare - comandato dal luogotenente Marcone - il 21 luglio si sarebbe  distinto nella battaglia di Bezzecca, come a compensare la disfatta navale di  Lissa, del giorno prima (attenuata dal conferimento della Medaglia d’Oro al  Valor Militare al nostro cannoniere Francesco Conteduca).
 Sotto questo incoraggiante viatico iniziava la nuova stagione  amministrativa della città, dominata dalla forte personalità del nuovo sindaco,  il giovanissimo Germano  Romeo Scelza (aveva appena 28 anni) che avrebbe impresso alla città una vigorosa spinta  verso una operosa crescita in campo socio-economico ma soprattutto culturale,  assumendo una serie di importanti iniziative: innanzitutto la destinazione  dell’ex convento S. Domenico a Palazzo dell’Arte e della Cultura, poi la nascita della prima biblioteca comunale  nata dai fondi conventuali da lunghi anni depositati presso il Real Monte di  Pietà.
 Quindi, sotto la spinta del vicesindaco nonché assessore alle  finanze Francesco Saverio  Vista, nel 1889 fu  istituita una Commissione  di storia patria allo scopo di raccogliere documenti per la riscrittura aggiornata di una Storia della città di  Barletta dalle origini ai tempi presenti (l’ultima, di Francesco Paolo De Leon, risaliva al 1769, cioè 100  anni prima).
 La Commissione era costituita da diciannove componenti, tra i  quali spiccava il nome di Sabino  Loffredo, magistrato  accreditato presso il Tribunale di Napoli, già appassionato raccoglitore di  documenti di storia locale.
 Nel contempo, agli inizi di quello stesso  anno (1869), chiamato dal sindaco Scelza su proposta del direttore didattico  Giuseppe Onesti, da Alessandria giungeva a Barletta il giovane tipografo Valdemaro Vecchi lui pure ventottenne come il  sindaco, da questi ingaggiato sì per stampare modulistica, ma soprattutto  documenti  sulle attività del Comune, che  allora aveva sede in via della Regia Corte (oggi in via Municipio, nei locali occupati  dall’assessorato alla Polizia Municipale). Per convincerlo il sindaco gli  accordò in comodato gratuito l’uso di palazzo S. Domenico dove s’adoperò subito  con Giacinto Esperti incaricato della formazione della prima biblioteca  cittadina, e s’industriò pure di ottenere non solo la stampa ordinaria, ma  anche saggi storici sulla città. Inoltre, dopo aver tenuto a battesimo, nel  1870, il primo giornale cittadino, “Il Fieramosca”, promosso dal libraio  poligrafo Benedetto Paolillo, l’anno dopo fondò la rivista quindicinale “Il  Circondario di Barletta”, organo di stampa della sottoprefettura che anche  allora amministrava dieci città, anche se non le stesse di oggi.
 Una fervida stagione  culturale Scelza, Vista, Vecchi, Cafiero, Esperti, Paolillo, Loffredo, e  tanti altri, animatori di una fervida stagione culturale. La Commissione di Storia Patria, frattanto, da 19 membri era salita a 30 e il  commissario prefettizio di Barletta, il senatore altamurano Ottavio Serena, nel  1871 propose alla Provincia di Bari di dar vita - sull’esempio di Barletta - ad  una Deputazione di Storia Patria, formula copiata dall’analoga deputazione sorta già presso altre province italiane.Si delineava così, come in un grande  affresco, la vita socio-culturale di Barletta di quegli anni, animata dal  fervore delle iniziative amministrative promosse dal sindaco Scelza, sostenute  dall’assessore alle Finanze Francesco Saverio Vista, documentate dalla  professionale attività tipografica del Vecchi, gratificata dagli studi storici  di Sabino Loffredo.
 Studi che non avevano però ancora prodotto  alcun esito sul piano editoriale, perché le ricerche delle fonti di quella  prima Commissione costituitasi nel 1868 s’erano intanto smarrite per strada.  Finché un altro sindaco, di pari ingegno del primo, Pietro Antonio Cafiero, nel  1884 non tagliò corto sull’inerte persistenza di una ricerca che fin allora non  aveva prodotto alcun risultato concreto, e bandì un nuovo concorso per la  riscrittura della storia di Barletta, mettendo in palio 6000 lire, una bella  cifra per quei tempi.
 Contiguità fra la  Rassegna Pugliesee la Storia di Barletta  (1884-1893)
 Sabino Loffredo cominciò così a scrivere la sua storia della città  di Barletta nel 1884, lo stesso anno nel quale l’editore Valdemaro Vecchi  iniziò da Trani (dove frattanto s’era trasferito) la pubblicazione della sua  famosa rivista “Rassegna Pugliese di scienze,  lettere ed arti” (e vorrei aggiungere, anche di “storia”). Rivista di taglio  prevalentemente pugliese alla quale ben presto diedero il loro contributo i più  noti scrittori pugliesi, con qualche illustre eccezione, come il giovane  filosofo Benedetto Croce e lo storico Ludovico Pepe, napoletani, o Raffaele De  Cesare, romano.1884-1893: dieci anni nel corso dei quali,  mentre il Vecchi rinfoltiva la qualificata rete delle sue collaborazioni  regionali, Loffredo raccoglieva documenti per dar vita alla sua Storia  di Barletta. Partiti insieme nel 1884, dopo dieci anni di laborioso  lavoro, nel 1893, giungevano entrambi alla meta: mentre infatti Loffredo a  febbraio consegnava al tipografo quattro faldoni di carte autografe, il frutto  della sua decennale fatica, il Vecchi, fra gennaio e marzo, lanciava - dalle  colonne della “Rassegna” - la sua proposta della costituzione di una “Società  di Storia Patria in Puglia”.
 La  nascita della Società di Storia Patria per la Puglia Un appello che Vecchi reitererà per tutto il  1893, pubblicando, a partire dal mese di aprile, i nomi degli associati, con  tanto di numero di iscrizione. Loffredo si iscriverà a dicembre col n. 68.  Perché poi fosse riuscito al Vecchi ciò che non era riuscito ad altri  accademici più titolati di lui, ci pare ben chiaro, in quanto il tipografo  alessandrino nel suo appello aveva fatto leva sulla vasta rete dei suoi  redattori sparsi nelle numerose città di Puglia, di regola uno per città,  raccogliendo così un gran numero di qualificate adesioni. Ad Andria Orazio  Spagnoletti, a Bari Giulio Petroni, a Barletta, oltre a Loffredo, Francesco  Saverio Vista, a Bitonto Luigi Sylos, a Lecce Sigismondo Castromediano, a Ruvo  Giovanni Jatta, a Trani Giovanni Beltrani e via dicendo. Per non dire di Napoli  e Roma, da dove vennero numerose adesioni. La nascita della Società di Storia Patria, attraverso la  “Rassegna”, determinò anche ulteriori studi e approfondite ricerche. E così  come, dalla storia del Loffredo, germinò un impulso alla  pubblicazione di nuove opere di Paolillo e Vista, allo stesso modo accadde in  altri importanti centri regionali, a cominciare da Bari dove la storia della  città di Giulio Petroni innescò un gran numero di ulteriori studi.
 Sul piano regionale, poi, dagli incontri della Società di Storia Patria, e quindi dalla necessità della pubblicazione dei  relativi Atti, nel 1894 sarebbe nata la rivista “Archivio Storico Pugliese” e  nel 1897 il primo volume del Codice Diplomatico Barese (poi Pugliese).
 Prendendo spunto da queste incentivanti iniziative editoriali,  anche altri autori locali promuoveranno la ricerca e poi la stampa dei  documenti più importanti delle proprie città, come Francesco Saverio Vista (Il repertorio delle pergamene di Barletta nel 1904) e il canonico mons. Salvatore Santeramo che  raccoglierà e pubblicherà Le pergamene della Cattedrale di S. Maria a partire dal 1924.
 La  biografia del Loffredo, che si apre con una penetrante prefazione del prof.  Pasquale Corsi, termina con una ricca appendice bibliografica, l’indice dei  nomi e una dettagliata ricostruzione di tutto il nostro patrimonio  pergamenaceo, dalle origini (1092) ai giorni nostri, la restituzione alla  nostra Cattedrale di 109 pergamene ritornate da Chicago dopo un lunghissimo  esilio (2015).
 Renato  Russo(5 dicembre 2015)
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