|   Quarant’anni fa il “Curci” restaurato             Il 18  dicembre 1977 si rialzava finalmente il sipario del restaurato Teatro Comunale  “Curci”, restituito al suo antico splendore e inaugurato dal presidente del  Consiglio. L’on. Giulio Andreotti, giunto da Roma in treno alle otto del  mattino, accolto dal sindaco Armando Messina e da una folta delegazione di  amministratori ed estimatori, si recò prima nella Basilica di S. Domenico,  appena restaurata, per assistere a una messa officiata dall’arcivescovo mons.  Giuseppe Carata, celebrata dopo il saluto del parroco mons. don Franco Damato.  Quindi raggiunse la Pinacoteca comunale dove il prof. Antonio Paolillo, presidente  della Commissione di Vigilanza, dopo avergli brevemente tratteggiato la personalità  di Giuseppe De Nittis, ne commentò i quadri esposti più famosi. E di qui,  seguito da un lungo corteo, si diresse al Teatro “Curci” per la cerimonia  inaugurativa. Qui,  ad accoglierlo, il ministro Vito Lattanzio e l’on. Giuseppe Divagno, i senatori  Vito De Rosa, Pietro Mezzapesa e Attilio Busseti, il presidente della Regione Nicola  Rotolo, il presidente della provincia Vito Mastroleo e i consiglieri regionali Peppino  Colasanto e Giuseppe Zingrillo.
 Ad  aprire la cerimonia, dall’ampio palcoscenico del teatro, il sindaco Messina che  nella sua esposizione sottolineò l’importanza dell’inaugurazione del Teatro  restaurato, ma anche dei successi della città nel comparto economico  specialmente in quello calzaturiero e dell’abbigliamento, con riflessi in quello  edilizio affermando inoltre che l’immobile era stato recuperato non solo a  beneficio di Barletta, ma anche delle città del territorio circostante.
 Il dott.  Ruggiero Dimiccoli, presidente dell'Azienda di Soggiorno e Turismo alla quale  il Teatro era stato affidato quattro anni prima perché fosse restaurato, dal  canto suo vantò il ruolo preminente raggiunto da Barletta in campo artistico e  culturale in una molteplicità di realizzazioni come il restauro del  Castello  e della Cattedrale.
 Il  presidente Andreotti, dopo aver sottolineato l’incidenza  del ruolo della Cassa del Mezzogiorno sulla crescita del Sud come nel recupero  di opere di così elevato prestigio sociale, rispondendo alle sollecitazioni di  Messina e Dimiccoli, tenne a puntualizzare come il caso Barletta dimostrava che  in realtà non esiste progresso economico senza crescita culturale e che il teatro  di Barletta per la città e per il circostante hinterland fosse un insostituibile presidio di cultura, oltre a  rappresentare una notevole attrattiva.  Andreotti  concluse il suo intervento affermando che la città poteva essere orgogliosa di  come, assistita da una coordinata classe dirigente, locale e regionale, potesse  ormai aspirare a svolgere il ruolo di città capoluogo del Comprensorio del Nord  Barese.
 A  concludere la mattinata una interessante rievocazione biografica della figura del  barlettano Giuseppe Curci (1808–1877), illustrata dalla prof.ssa Anna Cassandro  Sernia che ricordò come il famoso compositore barlettano non ebbe in vita  fortuna pari ai suoi meriti artistici.
 Una  storica giornata che testimoniava ciò che Barletta rappresentava non solo per  le sue risorse economiche, ma anche per la sua vivacità culturale, per il suo  passato glorioso ed esaltante, per i suoi monumenti, le sue chiese, il suo  castello, ma anche per aver dato i natali a personaggi di alta levatura  artistica come Curci e De Nittis.
 La  ricostruzione del primo teatro: Germano  Romeo Scelza 100 anni prima
 Ma a  quando risaliva la costruzione dello storico teatro ora restaurato? E come si  era ridotto in quelle condizioni?  Il 29  gennaio del 1868 il sindaco Germano Romeo Scelza (1839-1915) stipulava un  capitolato di appalto per la ricostruzione del teatro “S. Ferdinando” con i  vecchi proprietari (famiglie Bonelli, Pappalettere, Cafiero, Elefante, Esperti,  Pandolfelli, e altre). Il nuovo teatro sorgeva sullo stesso sedime occupato dal  vecchio “S. Ferdinando” nello stesso perimetro adiacente a Porta Maria Teresa  (l’antica Porta Reale). Alle iniziali 27.750 lire, l’anno dopo ne vennero  aggiunte altre 29mila per la facciata.
 Il 7 aprile  del 1872 – in meno di cinque anni dall’inizio dei lavori – avvenne la solenne  inaugurazione del nuovo Teatro con la rappresentazione del “Macbeth”,  melodramma in quattro atti musicato da Giuseppe Verdi su libretto di F. M.  Piave, preceduta da una composizione del maestro Giuseppe Curci, l’Italia redenta. Allo stesso maestro  Curci, nello stesso anno, dopo la sua scomparsa (1877), sarà poi intitolato il  teatro. Nel 1890 il maestro Pietro Mascagni vi diresse la sua “Cavalleria  Rusticana” che ebbe tre repliche, tutte applauditissime.
 Dopo  50 anni il degrado Negli  ultimi dieci anni dell’Ottocento e dagli inizi del Novecento sino all’inizio  della seconda Guerra Mondiale, il teatro continuò ad ospitare opere liriche e  teatrali, di prosa classica e moderna. Poi iniziò un periodo oscuro di declino  e di degrado. Al termine della guerra, dannosamente occupato per un anno dagli  alleati, non avendo il Comune le risorse per il suo restauro,  il teatro fu preso in gestione da don Lello  Cafiero, il quale lo racconciò alla men peggio come racconta mons. Santeramo  nel numero speciale del “Buon Senso” del 17 novembre 1945. Don Lello lo gestì  per tre lustri, dalla fine della guerra fino alla fine degli anni Cinquanta, alternando  dignitose rappresentazioni di prosa a spettacoli di teatro leggero, (memorabile  lo “Zibaldone studentesco” andato in scena nella primavera del 1951). Ma  all’attività teatrale, per ragioni di budget,  fini con l’associare il cinematografo e fu l’inizio della fine  del teatro perché andò incontro ad un rapido  decadimento.
 Dopo  quindici anni di gestione privata, il “Curci” aveva cominciato a evidenziare le  crepe irreparabili del tempo ma soprattutto di un uso improprio, per giungere  così alla  chiusura per inagibilità. Tranne  sporadiche voci di appassionati delusi, il provvedimento di chiusura cadde nell’indifferenza  generale.
 Un  tristissimo epilogo - nel ricordo di Vittorio Palumbieri – fu l’ultima  rappresentazione teatrale. In una gelida serata di fine anni Cinquanta, non più  di dieci spettatori erano presenti in platea per seguire la rappresentazione di  “Assassinio nella Cattedrale” la tragedia in versi di Thomas Stearns Eliot, magistralmente  interpretata da Salvo Randone per la regia di Orazio Costa e le musiche del  maestro Roman Vlad. Quella serata, promossa dall’editorialista della Gazzetta,  Giuseppe Giacovazzo, costituì l’ultimo sussulto di orgoglio per lo storico  teatro, ma al tempo stesso il viatico che preludeva alla sua definitiva  chiusura per inagibilità che avvenne nel 1961. Seguì una lunga stagione di  abbandono.
 Finalmente  la svoltaTre  lunghi lustri fino alla svolta, la presa di posizione del presidente dell’A.A.S.T.  Dimiccoli che, dopo l’edificazione del nuovo palazzo di città (1964) percepì l’insana  volontà di alcuni politici di abbattere il vecchio, cadente teatro non per  riedificarlo, ma per realizzarci su “temporeamente” un’ampio parcheggio a  servizio del nuovo Comune. E qualcuno ricordava l’esempio della vicina Trani  dove il bellissimo teatro era stato demolito nel 1957, su un sedime che oggi  porta il suo nome.
 A  fronte di queste intenzioni demolitrici, Dimiccoli e Palumbieri insorsero e si  resero promotori dell’istanza che il teatro venisse dato in concessione  all’Azienda con la finalità  di tentare  il recupero di un immobile che per lungo tempo aveva rappresentato l’orgoglio  della città. Dopo un lungo tergiversare l’istanza venne finalmente accolta dal  Comune nel marzo 1969.
 Il  presidente Dimiccoli sensibilizzò l’avv. Biagio Cappacchione, già presidente  dell’Azienda, perchè investisse del problema un autorevole esponente del  Governo, l’on. Giuseppe Divagno presidente della CASMEZ (Cassa per il Mezzogiorno).  Il che accadeva nell’ottobre  del 1969.
 L’iniziativa  intanto incoraggiata dal sovrintendente ai BB.CC. Renato Chiurazzi era sostenuta dal direttore della  Gazzetta del Mezzogiorno Oronzo Valentini nonché dal suo capo cronista Michele  Cristallo che periodicamente sensibilizzavano l’opinione pubblica con una  insistente campagna di stampa.
 Gli  indispensabili adempimenti preliminari, rallentati dalle pastoie burocratiche, all’inizio  frenarono gli slanci operativi del presidente Dimiccoli che ebbe però il merito  di non arrendersi, e vide finalmente premiata la sua encomiabile ostinazione.
 Infatti,  due anni dopo, il tanto sospirato accoglimento dell’istanza di finanziamento fu  annunciato a Barletta dall’on. Divagno nel corso del famoso convegno “Canne  2190 anni dopo” presso il Circolo Unione   (16-17 ottobre 1971). A partire da quella data, seguiranno sei anni di una  frenetica attivazione per i passaggi successivi. Il 10 maggio 1973 l’immobile  veniva consegnato dal Comune all’Azienda, ente concessionario che lo trasferì al  sovrintendente Riccardo Mola il quale a sua volta affidò i lavori all’impresa  Nicola Cingoli ditta aggiudicataria dell’appalto, π che per la direzione dei  lavori ristrutturativi si valse dell’opera dell’ing. Duilio Maglio il quale,  con scrupolo e competenza, portò diligentemente in porto quella esperienza  tecnico-artistica che consacrerà in un bel libro, “Il teatro comunale Curci di Barletta, storia e restauro” (Ed.  Rotas-Barletta 2008). I lavori furono completati a metà novembre del 1977 e il  Teatro sarà restituito alla città la mattina del 18 dicembre del 1977, proprio  quarant’anni fa.
 
 Renato  Russo
 (17 dicembre 2017)
 
            
    
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      | 18  dicembre 1977, inaugurazione del Teatro Curci, appena restaurato: da sinistra  il presidente della Provincia di Bari Mastroleo, il sottosegretario Divagno, il  sen. Rosa, il sindaco Messina, il ministro Lattanzio, il presidente del  consiglio Giulio Andreotti. | Il presidente del Consiglio Andreotti, il  ministro Lattanzio e il sindaco Messina diretti verso il Teatro Curci.   |  
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      | Il presidente Andreotti al microfono. Da  sinistra Ruggiero Dimiccoli, Nicola Rotolo, Vito Lattanzio e Armando Messina.    | Una foto  d’assieme dell’esterno del Teatro nel giorno della inaugurazione. |  
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      | Copertina del libro di Duilio Maglio “Il Teatro  comunale Curci di Barletta”. |  << vai all'indice del canale  |