|   Cinquant’anni fa la nascita del GIP  “De Gasperi”:una proposta alternativa alla rivolta  del ’68
 Il GIP “De Gasperi” nacque nella seconda  meta del Novecento del quale rappresentò il gruppo politico più significativo. Tutto  nacque dalla protesta studentesca che esplose nei primi mesi del ’68, assunta a  culmine della contestazione giovanile. Il primo marzo, a Valle Giulia, si  svolse una vera e propria battaglia fra circa 4mila studenti intenzionati a  occupare la facoltà di Architettura e la polizia schierata in assetto  antisommossa. Analoghi scontri si verificarono nel corso del mese di marzo.L’eco degli scontri, caratterizzati da  episodi di violenza, pervase tutto il Paese. L’on. Aldo Moro, presidente del  Consiglio dei Ministri, prese la decisione di non fare intervenire la polizia  negli Atenei, mentre si moltiplicarono le agitazioni in molte città, a Padova,  Venezia, Firenze, Bologna, Palermo, anche a Lecce e a Bari. Facilmente  immaginabile come si ripercuotesse in periferia questo fermento fra le forze  giovanili di sinistra e quelle che facevano capo al mondo cattolico.
 A Barletta, come risposta alla  contestazione giovanile più oltranzista, dalla esperienza della FUCI  (Federazione Universitaria Cattolica Italiana) nacque il GIP “De Gasperi” (Gruppo  di Impegno Politico). Avrebbe espresso, nel corso della sua ultraventennale  esistenza, ben sei sindaci appartenenti al ceppo originario, e quattro per  sostegno esterno.
 Analoghe esperienze, nell’opposta area  social comunista, non sortirono alcun effetto durevole, se si eccettua qualche  tentativo del movimento culturale della sinistra social-comunista, che abortì  sul nascere perché apparvero insuperabili i contrasti fra i gruppi  intellettualmente radicali e i pragmatici che avevano la consapevolezza che per  agire sul sociale bisognava confrontarsi non solo sul piano della protesta, ma  anche della proposta, affrontando i problemi reali attraverso le tradizionali  strutture partitiche.
 Inizialmente il GIP “De Gasperi”, di  ispirazione morotea, svolse un ruolo di fiancheggiamento critico della D.C., verso  la quale eravamo solo simpatizzanti, il cui principale obiettivo era quello di  non perdere il contatto con la realtà sociale e con la base. Superato però il  momento della tensione sociale sessantottina, subentrò un periodo di  riflessione e poi di rilancio operativo della nostra presenza nel mondo  politico cittadino, culminato con la diretta partecipazione alle elezioni per  il rinnovo del Consiglio Comunale del 1970, nelle quali venne eletto, nelle  liste della D.C., consigliere comunale il giovane Nicola Larosa, mentre la  presenza del Gruppo nel Partito venne assicurata inizialmente da Ugo Villani e  successivamente da Raffaele Fiore.
   Dalla protesta alla propostaQuella del GIP “De Gasperi”, fin dal suo  sorgere, fu una presenza diversa da quella dei tradizionali movimenti  giovanili, cioè una presenza che voleva passare da un atteggiamento meramente  protestatario, ad una visione propositiva della vita politica, uscire dal  chiuso della vita sezionale per calarsi nella realtà sociale, per cercare di  colmare il distacco fra iscritti e partito, tra cittadini e classe dirigente,  facendoci interpreti dei problemi della collettività.
 Il GIP “De Gasperi” non costituiva - nelle  nostre intenzioni - né intendeva costituire una corrente di Partito accanto ad  altre correnti: la sua partecipazione intendeva collocarsi al di fuori di  qualsiasi posizione personalistica, sforzandosi di interpretare invece una  testimonianza diretta ai principi della D.C. verso i suoi ideali, i suoi  programmi, le sue scelte, i suoi impegni morali e politici e verso il Paese.
 Di qui l’adesione alla corrente di  pensiero dell’on. Aldo Moro e i numerosi incontri formativi con l’on. Renato  dell’Andro. Ma al tempo stesso quello del GIP non voleva essere soltanto un  impegno intellettuale e quindi astratto e inconcludente, ma un impegno che saldasse  i principi etico-culturali partecipativi, con l’accettazione di una realtà  quotidiana così irta di complesse vicende e di difficili compromessi.
 E perché le nostre idee fossero conosciute  dall’opinione pubblica, iniziammo una proficua collaborazione con il giornale  “Il Buon Senso” (organo di stampa della D.C.), dal quale poi ci distaccammo per  riprendere un’antica testata del giornalismo barlettano, “Il Fieramosca”, a  maggiore garanzia di una informazione più libera, mentre per l’informazione  interna, più specificatamente politica, demmo vita al bollettino “Insieme”, diretto  da Pasquale Vinella, un ciclostilato che dibattesse le problematiche di partito.  Direttore del “Fieramosca”, inizialmente Vittorio Grimaldi (Grivitt), poi il  giovane Gennaro Dibenedetto, da ultimo Franco Dipinto.
 Quanto agli impegni più propriamente  politici, nel GIP maturò la partecipazione di autorevoli giovani amici come Nicola  Larosa (capogruppo in Consiglio Comunale, poi più volte assessore e da ultimo  sindaco), Ugo Villani (primo esponente nella Direzione del Partito poi  progressivamente sempre più preso dai suoi impegni universitari) e Raffaele  Fiore (delegato del GIP nel Comitato Cittadino, lui pure sindaco a metà degli  anni Novanta). E inoltre Rino Cilli, Vittorio e Amedeo Dibitonto, Angela  Paolillo, Matteo Rizzi, inizialmente anche Luigi Di Cuonzo; e poco dopo una  nuova schiera di giovani e giovanissimi: Raffaele Grimaldi (Delegato Comunale  del M.G.), Nino e Pasquale Vinella (caporedattore del Fieramosca il primo, presidente  della Circoscrizione S. Maria il secondo), Angela Di Gaeta e Gigi Pannarale. E  ancora: Carmine Cristallo, Angelo Maffione, Michele Doronzo, Tonino Diella,  Tonino Riglietti, Giuseppe Rossi, Bartolo Tatò e più in là, negli anni Ottanta,  Nino Lavecchia, Anna Chiumeo, Gennaro Dibenedetto, Franco Di Ciollo, Tonino  Napoletano, Antonio Oliveto, Franco Piazzolla, Pino Schirone, Sandro Attolico e  molti altri. Un profondo studio su quella esperienza lo realizzerà anni dopo  Nicoletta Cafagna nella sua tesi di laurea sulla Storia dei movimenti cattolici a Barletta (1984).
 Il GIP De Gasperi cercò anche di  rivitalizzare il Movimento Giovanile e perché i giovani si potessero avvicinare  al mondo delle idee più facilmente attraverso quello dello sport, contribuì a  rilanciare la “Polisportiva Libertas” (sotto la presidenza di Matteo Bonadies,  uno staff di primordine: Lello Dibenedetto, Vito Di Blasio, Ione Gentile, Gerardo  Larosa, Benito Riefolo, Gaetano Rizzi, Ruggiero Rizzi, Luca Vitobello).
 È bene anche citare il Centro Studi (un  vero e proprio Centro di programmazione) con l’intento di raggruppare settorialmente  quei professionisti, i quali senza voler fare politica attiva, tuttavia  intendevano ciascuno nell’ambito del proprio settore professionale offrire agli  uomini politici, (soprattutto agli amministratori) un contributo di idee e di  proposte. Particolarmente attivi i settori della urbanistica e pianificazione  territoriale, quello sanitario e quello scolastico. Una speciale menzione  merita l’ing. Sebastiano Lavecchia, coordinatore per anni del settore  urbanistico e assetto del territorio, che lo porteranno a diventare prima  assessore ai lavori pubblici e poi sindaco.
 Nel campo più propriamente politico la nostra  più concreta e responsabile presenza sarà evidenziata dalla segreteria Russo  alla sezione Centro (in seguito a quella politica del Partito). Numerosi gli  amministratori che verranno dalle fila del GIP, tra cui spiccano sei sindaci:  Russo (’84), Larosa (’88), Grimaldi (’92), Lavecchia e Chiumeo (’93), Fiore  (’95), senza dire di quelli che dall’appoggio determinante del GIP furono  investiti della carica di primo cittadino.
 Il maggior merito del GIP De Gasperi per  vent’anni è stato quello di aver offerto a tutti la possibilità di inserirsi in  politica attraverso un comune progetto collettivo. Ma forse lo sbaglio più  grande fu quello di una più diretta partecipazione alla contesa politica  elettorale, e infatti con gli ultimi sindaci siamo alle battute finali dell’esistenza  del Gruppo. Le ultime sindacature, infatti, specialmente quella di Fiore,  matureranno avulse dall’appartenenza al progetto politico originario, di  rinnovamento generazionale e culturale, che aveva esaurito la sua spinta  locale, confluendo i suoi esponenti più rappresentativi nel grande alveo di una  generalizzata, indistinta stagione politica che si caratterizzerà per una  competizione diretta alla conquista della poltrona più prestigiosa del Palazzo,  quella di sindaco della città.
 Renato Russo                      |